In marcia con i rifugiati di Napoli
"Guarda un po': a me ora qui (Piazza del Gesù), veniva da pensare
a San Giuseppe Moscati. Sì. quando lui dice: Fa ascì da’ a chiesa preti e
cristiani... Sarebbe bello se ora davvero uscissero preti e cristiani, per
unirsi a questa causa, a questa richiesta di umanità e solidarietà". Curvo
sotto il peso della sua esperienza e dei suoi anni, qui davanti alla Chiesa
del Gesù, dove si è conclusa la
manifestazione dei migranti, Domenico Pizzuti,
gesuita e sociologo, non rinuncia al suo sguardo critico su quello che si muove
in città, nel mondo, e nelle periferie del mondo. S’è fatto a piedi tutto il
corteo. "Sono qui – chiarisce – a titolo personale. Che cosa mi ha
colpito? Che qui le richieste sono “libertà, fraternità, eguaglianza”,
declinate al presente: sono le tre parole della Rivoluzione francese, che
tornano a risultare assenti, delle quali si sente la mancanza. E’ come se ci
trovassimo di fronte ad una tela stracciata, come se una bandiera fosse stata
ammainata: insomma, come se Europa ed Occidente avessero perso il senso di
sé".
Se "preti e cristiani" non escono dalle chiese per unirsi
agli ultimi, a Domenico Pizzuti non sfuggono altre assenze: "Non dico il
sindaco, magari neanche un assessore: ma almeno un rappresentante del Comune
poteva esserci oggi, qui, insieme a
queste persone. Sappiamo bene che un corteo non risolve le questioni. Ma un
sostegno morale, un segno, a volte
contano" .
(Francesco
Romanetti, Il Mattino Napoli, 21 giugno 2015. pag. 34)
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