Esercizi spirituali con un occhio alla madre terra
Ho appena partecipato ad un corso di Esercizi
spirituali presso la Casa dei Padri gesuiti a
Galloro (Ariccia), che originariamente suonava (e a ragione) “Valle
d’oro”. E’ una casa che durante l’anno offre numerosi corsi
di Esercizi su spiritualità e vita quotidiana, e
spiritualità delle frontiere. Durante le camminate giornaliere nei tempi liberi dalle attività
spirituali ho avuto modo di esplorare il luogo, una sorta di Compositio loci, come suggerita da Ignazio nelle meditazioni della vita Christi, i circostanti colli albani che non conoscevo e che mi hanno
conquistato. Oltre la bellezza paesaggistica ho potuto riflettere sulle
diverse presenze abitative che esprimono una composizione sociale secondo le risorse e posizioni dei diversi gruppi
sociali nel corso del tempo.
Sul piazzale di Galloro è certo dominante il Santuario e
parrocchia della Madonna di Galloro, con la facciata ed il santuario
restaurato dal Bernini tra il 1655-1657, dove campeggia nel frontone
la scritta Alessandro VII Pontifex Maximum che ha un sapore
antico-testamentario per il Vicario di Cristo o successore di Pietro
sul colle vaticano, e sul lato destro è sita la Casa Sacro Cuore con
un degradante giardino su uno spledido panorama su Valleariccia fino
al litorale marino laziale, ed a sinistra è operante un attiva
stazione di servizio per auto e moto di grossa cilindrata con diversi
lavoranti immigrati extracomunitari. Il piazzale si configura come un
mercato non solo di servizi religiosi o spirituali, ma anche per gli
strumenti di locomozione, con diversi utenti che affluiscono alle
diverse “stazioni” secondo i loro bisogni. E’ da verificare,
non solo in questo luogo, quanto i servizi religiosi e spirituali
contribuiscano ad animare e conformare i comportamenti individuali e
collettivi dei fruitori, o non si conformino in qualche modo alle
loro attese.
Nel dolce e soleggiato clima autunnale ciò che più mi ha
colpito nelle mie passeggiate è stata la lussureggiante intensa
vetegazione di alberi, dominata dagli alti pini marittimi, che
ricopriva i colli circostanti a partire sulla destra da “Colle
Pardo” un denso concentrato di alberi che copre tutta una collina
di verde. Spesso ho esplorato le basse colline circonstanti come una
corona questa area di Galloro, dove in vie e viuzze tracciate tra
boschi per l’edificazione su per le colline spuntano numerose
ville di pregio anche se non pretenziose, che appartengono
eufemisticamente – secondo la segretaria della Casa di Esercizi -
a persone benestanti o facoltose. Ville private difese costantamente
da cani di guardia, e spesso spazi con targhe escludenti “proprietà
privata”. Certo, al di là delle concessioni edilizie, questo
panorama configura manifestamente una appropriazione e fruizione di
privata di madre terra da parte di chi può permetterselo per risorse
finanziarie ed altre. Nel contempo ho percorso un viale alberato
coperto dalle chiome di pini marittimi che conduceva all’inizio di
Genzano, e ho visto sulla destra della strada principale un
boschetto destinato ad un utilizzo pubblico del verde con un ampio
viale per passeggiate e dotazione di giochi per bambini. Proprio
all’imbocco del paese sulla sinistra un monumento era stato eretto
in occasione del trentennio della morte nel 1954 di Alcide De
Gasperi, che forse aveva lasciato una traccia in questa comunità.
San Alcide De Gasperi, forse ti abbiamo dimenticato per nani e
ballerine, veglia su questa Italia!
In un stesso contesto si rilevano appropriazione privata e/o
pubblica di madre terra che vegeta e fiorisce per tutti. Forse sia i
luoghi di culto sia di spiritualità dovrebbero guardare fuori porta,
anche alla luce della recente enciclica di papa Francesco “Laudato
sì” e delle sue dichiarazioni all’assemblea dell’ONU per non
rimanere tranquilli nei propri schemi .
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