Lettera aperta a Vincenzo De Luca sulla "questione Rom" in Campania

di Domenico Pizzuti, Alex Zanotelli

Il COMITATO CAMPANO CON I ROM, che raccoglie associazioni, gruppi, singoli, attivi da oltre un decennio per la difesa e la promozione dei diritti e delle condizioni di vita delle popolazioni Rom a Napoli e in Campania con un’azione di advocacy, ha accolto con indignazione e preoccupazione le recenti dichiarazioni del Presidente della Regione Campania in merito ai Rom responsabili dei roghi di rifiuti nella Terra dei fuochi (“Sono specializzati nell’accendere cumuli di rifiuti, hanno un master, così come lo hanno per i prelievi di cavi di rame”) e ai campi da sgomberare se questi non osservano le regole (Il Mattino, 11 settembre 2016, pp. 27 e 28).

E’ da denunciare in primo luogo il linguaggio rozzo, generalizzante, sprezzante nei confronti dei Rom (“Non mi interessa dove andranno. Non devo risolvere i problemi dell’umanità. Per me possono anche andare a vedere le stelle”), che pretende di essere un’efficace una comunicazione politica, mentre si tratta di un linguaggio roboante se non razzista di populisti e compagni. A nostro avviso queste affermazioni, secondo il loro tenore, sono da denunciare all’opinione pubblica nazionale (Discorsi d’odio, discriminazione e attacchi violenti, come raccolti nel Rapporto Annuale 2015 di Associazione 21 luglio Onlus) ed agli organismi dell’Unione europea come “contro l’umanità”, soggetti deboli e minoranze protette da normative europee e nazionali.

Il De Luca ignora, tra l’altro, che nel caso dei romeni rifugiati in Italia si tratta di cittadini comunitari con diritti e doveri. “Non c’è umanità” viene da dire, e non fa onore a rappresentanti delle istituzioni che per esempio già secondo la lezione biblica dell’Antico Testamento dovrebbero essere protettori di soggetti deboli come vedove e minori. Forse non hanno più la Bibbia sul comodino, come negli alberghi dei paesi anglosassoni!

In secondo luogo, il discorso di De Luca, come riportato da Il Mattino, esprime una non verificata generalizzazione che applica ad una intera popolazione determinati comportamenti irregolari, cioè uno “stigma”, di cui un politico responsabile dovrebbe avere contezza quando apre la bocca. Soprattutto in caso di reati da denunciare, per quel poco di legge che conosciamo, bisogna specificare chi, quando, dove (solo la Terra dei fuochi in Provincia di Caserta?), per non creare un polverone o perseguire non specificati interessi.

A nostro avviso si tratta di utilizzare gli strumenti ordinari per la denuncia e la repressione dei reati sia da parte di imprenditori illegali, che devono smaltire gli scarti di prodotti, sia da parte dei rom che si prestano a queste operazioni. Emerge una palese contraddizione o partigianeria, quando correttamente si riconosce che i Rom incendiari agiscono per conto di una “manina” occulta, di imprenditori senza scrupoli che devono smaltire gli scarti prodotti da aziende fantasma (non pagano le tasse e non esistono per lo Stato), ma gli esecutori materiali sono sempre i Rom. In questa prospettiva, i Rom sono alla fine di una catena di irregolarità, facile capro espiatorio.

Chiediamo per giustizia che la tolleranza zero invocata per i Rom sia applicata primariamente alle manine occulte degli imprenditori fantasmi, e quindi anche sui giornali si proclami: “Linea dura sugli imprenditori fantasma”. E’ da verificare, sulla base delle preoccupazioni esternate dal De Luca sulla situazione nella Terra dei fuochi, se, fino a che punto e per quali motivi non abbiano funzionato gli strumenti ordinari di controllo del territorio e della repressione dei reati senza invocare misure più efficaci secondo un deriva securitaria. LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI.  In materia di inadempienze anche istituzionali, non possiamo non rilevare che la Regione Campania in questa legislatura non ha convocato finora il Tavolo specifico per la programmazione degli interventi, previsto dalla “Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom Sinti e Camminanti” 2012-2020), per programmare finalmente il superamento degli insediamenti Rom nella Regione, e l’uscita volontaria dai campi con adeguate alternative abitative, richiesto più volte anche dal nostro Comitato. Chi si fa paladino di leggi e diritti, per non essere in cattiva fede, non può ignorare le normative delle Strategie europee e nazionali di inclusione dei Rom, il che denoterebbe una inammissibile carenza culturale o peggio il perseguimento di altri interessi.


A nostro avviso la soluzione della “Questione Rom” per ragioni di civiltà e di umanità non può essere ricondotta a sgomberi secondo misure della Magistratura come quella napoletana, che in questi ultimi mesi ci sembra particolarmente attiva in sequestri e sgomberi di aree abitate da migliaia di Rom per motivi igienico-sanitari, o all’inerzia istituzionale che non giova a nessuno. Ma ad una programmazione regionale e locale e scadenzata nel tempo di superamento nella sistemazione dei Rom in campi ghettizzanti e degradanti con una serie di misure abitative alternative ben note nella letteratura e nelle esperienze di regioni del nostro paese, per conseguire finalmente l’inclusione abitativa dei Rom anche nella nostra Regione. Certo l’obiettivo civile e sociale è lo smantellamento democratico, progressivo, partecipativo dei cosiddetti “Campi Rom”. Non aiutano le esternazioni non meditate di De Luca, Presidente di una Regione con tradizioni di accoglienza e solidarietà civile.

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