A Scampia vogliamo l'Istituto Marotta ma anche diritti e servizi
Ecco la sfida dell’avvocato Massimiliano
Marotta, per onorare la memoria del padre quasi novantenne a tre mesi dalla sua
dipartita: “Vogliamo che a Scampia nasca
una sede permanente dell’Istituto italiano degli studi filosofici, una scuola
aperta ai ragazzi, stiamo scegliendo una struttura”. Fa ben sperare per una
rigenerazione non solo urbanistica ma anche culturale del quartiere, perché non
si vuole una struttura calata dall’alto, ma realizzata in dialogo con le
risorse culturali ed i fermenti espressi dal territorio o meglio dalla società
locale.
L’iniziativa si aggiunge alla
costruzione quasi ultimata di una sede della Facoltà di Medicina
dell’Università Federico II. Al posto delle Vele, di cui è in programma
l’abbattimento a partire dalla prossima estate, si configura un autentico polo
culturale non solo per il quartiere ma per l’intera città. In memoria del padre
Gerardo Marotta, il 26 aprile si è svolto tra le altre manifestazioni commemorative
un incontro culturale di alto profilo su “Cultura, legalità, giustizia”, con la
partecipazione del presidente emerito della Corte Costituzionale Francesco
Paolo Casavola e del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Una
tematica non scontata rispetto allo stigma di illegalità se non criminalità
camorristica - le cui piazze di spaccio della droga a partire dall’inizio del
decennio sono state eliminate da un’efficace azione delle forze dell’ordine -
che ha gravato per anni sull’intera popolazione del territorio. Popolazione che
nella sua stragrande maggioranza non si riconosce in essa.
Senza cedere alla facile etichetta
di cultura elittaria che si potrebbe indebitamente ascrivere a questa
iniziativa, ci interessa qualche ulteriore riflessione dal basso senza alcuna
difesa d’ufficio dei fermenti innescati negli anni dalla creatività di
associazioni, gruppi sociali e culturali di variegata ispirazione, operanti nel
terrritorio per una animazione e crescita civile soprattutto delle giovani
generazioni. E’ indubbio il significato formativo di strutture universitarie e
post-universitarie per giovani, non solo del quartiere. Appellandoci al
significato antropologico della categoria di “cultura”, come rielaborazione
attiva delle esperienze di vita secondo codici trasmessi soprattutto da parte
degli strati popolari e medio bassi, ci interroghiamo su quale “cassette degli
attrezzi” sono proposte da simili iniziative per affrontare - singoli e
famiglie - gli eventi della vita in condizioni di precarietà e disagio sociale
diffuso.
Negli ultimi anni anni è esplosa a
Scampia la memoria ed il movimento popolare in occasione della tragica fine del
giovane sportivo napoletano Ciro Esposito, che
chiaramente ha manifestato l’esigenza - al di là dell’episodio contingente
- di riconoscimento ed identificazione nell’eroe immolato da parte di strati
popolari in cerca di riscatto ed affermazione. Esigenza non sempre colta da altri strati sociali distanti
da questa subcultura. Una specie di
consacrazione di questo movimento, per chiari motivi politici, si può
individuare nella recente delibera comunale di dedicare il Parco urbano alla
memoria di Ciro Esposito. Questo episodio evidenzia in una realtà complessa
l’esistenza di diversi strati sociali e culturali, in corrispondenza si può
ritenere di Lotti di abitazioni popolari o di condomini di civili abitazioni.
Rispetto alla tematica della
“Legalità” da osservare ma anche percepire all’intorno, secondo il pensiero
espresso anche in altre occasioni da Franco Roberti che ritiene preferibile
ricorrere alla nozione di “Giustizia”, la legalità concretamente si accredita
se si fa giustizia nel senso di garantire beni, servizi essenziali, opportunità
paritarie a tutti i cittadini. Anche a quelli delle periferie. Non si può sottacere
che contro l’astratto universalismo della legge, come rilevato nella tragedia
di Antigone immortalata da Sofocle, si afferma non solo in questa periferia
urbana l’urgenza dei vincoli familiari, il particolarismo poco illuminato del
“Tengo famiglia!”, a cui deve soccorrere la politica universalistica dei
diritti della cittadinanza.
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