La differenza tra imprenditori e speculatori
dai discorsi di Papa Francesco in visita pastorale a Genova
Una malattia dell’economia è la
progressiva trasformazione degli imprenditori in speculatori. L’imprenditore non va assolutamente confuso con lo
speculatore: sono due tipi diversi. L’imprenditore non deve confondersi con lo
speculatore: lo speculatore è una figura simile a quella che Gesù nel Vangelo
chiama “mercenario”, per contrapporlo al Buon Pastore. Lo speculatore non ama
la sua azienda, non ama i lavoratori, ma vede azienda e lavoratori solo come
mezzi per fare profitto. Usa, usa azienda e lavoratori per fare profitto.
Licenziare, chiudere, spostare l’azienda non gli crea alcun problema, perché lo
speculatore usa, strumentalizza, “mangia” persone e mezzi per i suoi obiettivi
di profitto. Quando l’economia è abitata invece da buoni imprenditori, le
imprese sono amiche della gente e anche dei poveri. Quando passa nelle mani
degli speculatori, tutto si rovina. Con lo speculatore, l’economia perde volto
e perde i volti. E’ un’economia senza volti. Un’economia astratta. Dietro le
decisioni dello speculatore non ci sono persone e quindi non si vedono le
persone da licenziare e da tagliare. Quando l’economia perde contatto con i
volti delle persone concrete, essa stessa diventa un’economia senza volto e
quindi un’economia spietata. Bisogna temere gli speculatori, non gli
imprenditori; no, non temere gli imprenditori perché ce ne sono tanti bravi!
No. Temere gli speculatori. Ma paradossalmente, qualche volte il sistema
politico sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi investe e crede
nel lavoro. Perché? Perché crea burocrazia e controlli partendo dall’ipotesi
che gli attori dell’economia siano speculatori, e così chi non lo è rimane
svantaggiato e chi lo è riesce a trovare i mezzi per eludere i controlli e
raggiungere i suoi obiettivi. Si sa che regolamenti e leggi pensati per i
disonesti finiscono per penalizzare gli onesti. E oggi ci sono tanti veri
imprenditori, imprenditori onesti che amano i loro lavoratori, che amano
l’impresa, che lavorano accanto a loro per portare avanti l’impresa, e questi
sono i più svantaggiati da queste politiche che favoriscono gli speculatori. Ma
gli imprenditori onesti e virtuosi vanno avanti, alla fine, nonostante tutto.
Mi piace citare a questo proposito una bella frase di Luigi Einaudi, economista
e presidente della Repubblica Italiana. Scriveva: “Migliaia, milioni di
individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi
possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. E’ la vocazione
naturale che li spinge, non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio
di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a
clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti costituiscono una molla di progresso
altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe
come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro
energie e investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran
lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere
con gli altri impegni”. Hanno quella mistica dell’amore…
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