Conversazioni sulla pandemia

di Domenico Pizzuti sj

In una conversazione serotina con un amico abbiamo affrontato il tema dei valori non tanto e solo nella pandemia, nell’attesa del suo superamento e di una prossima vita “normale” da riconquistare. Bisogna primariamente sottolineare in questa contingenza la fiducia nella scienza per la conoscenza e la lotta alla pandemia, e contrariamente a quello che si dice anche nella illuminata regolazione della politica con le sue prescrizioni per contenere il contagio tra le persone per la salute collettiva. 

Cioè il bene e valore primario della salute e sicurezza da difendere e preservare collettivamente e personalmente, per preservare la vita insidiata da un virus invisibile e letale che ha prodotto anche nel nostro paese decine di migliaia di morti per coronavirus come da bollettini quotidiani. Non dimenticando i riflessi psicologici sulle persone (incertezze del futuro per sé ed i propri figli, e per le attività lavorative) e sulle relazioni umane che sono state limitate o contenute per il necessario distanziamento sociale o lockdown ripetuti.

Non sembra che la religione egemone o altre religioni abbiano avuto un vero impatto sulla vita collettiva nella pandemia eccetto messaggi e gesti di papa Francesco da quel 7 marzo nella vuota e serale piazza S.Pietro per invocare la liberazione dal male insidioso del Covid-19, e la partecipazione diminuita dei fedeli ai riti religiosi che potrebbe anche aver favorito in alcuni casi una appropriazione personale e familiare della fede cristiana o di altre religioni.

Ha acquistato rilievo nel tempo e nello spazio la vita e le relazioni familiari anche con tensioni accresciute in alcuni casi per chiusure forzate e sotto il profilo scolastico per l’adozione discutibile della DAD (didattica a distanza) all’interno delle famiglie per evitare contagi possibili nelle istituzioni scolastiche. Rimangono da accertare i riflessi di questa situazione di pandemia e di limitazione sulle giovani generazioni ed il diverso peso di uomini e donne nella gestione familiare e sociale di questa condizione di pandemia. Nel contempo non bisogna dimenticare gli anziani ed i malati che hanno pagato il prezzo della diffusione letale del virus.

Forse non bisogna solo confidare nella capacità di contenimento del virus da parte dei vaccini che sono a disposizione dei cittadini, ma di riacquistare una gestione diversa e responsabile del valore primario della vita che ci è stata data da preservare ed elevare anche nell’incontro con altri.

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