La misericordia di Dio e della Chiesa - parte 2



Certo è tremendo che la chiesa annunci, viva ed amministri il mistero della Misericordia di Dio, manifestata dal Figlio del Padre secondo le Scritture. Si dovrebbe aver paura di scottarsi le mani, quando ci si erge a giudici al posto di Dio, più che scorgere la misericordia nel cuore degli uomini che si aprono a Lui.

Continuando la riflessione su “La misericordia di Dio e della Chiesa”, due considerazioni che ho rimuginato. La prima di carattere analitico sul fatto sociale Chiesa, valida anche per l’evento del giubileo straordinario convocato a Roma che ha «al suo centro la misericordia di Dio». Il riferimento è alla categoria sociologica di “campo religioso” (Bourdieu), che in questo campo comprende una divisione del “lavoro religioso” tra chi possiede la conoscenza delle cose religiose o sacre (operatori religiosi) e chi non l’ha (semplici fedeli), stabilendo una asimmetria mobile nel tempo per diffusione di conoscenze religiose e dinamiche di democratizzazione della chiesa. Prevede altresì l’autorizzazione a definire ciò che è religioso e ciò che non non lo è, ciò che  appartiene al campo ecclesiale e ciò che non gli appartiene, e per il nostro caso ciò che è peccato e ciò che non lo è, da portare al giubileo della misericordia tramite il sacramento della Riconciliazione, nell’accoglienza della manifestazione delle coscienze.

Nella dottrina e prassi cattolica classicamente si fa riferimento all’autorità – più che potere – concesso alla Chiesa tutta di aprire e chiudere le porte del Regno, meglio della misericordia perdonante. A partire da questa istituzione, poichè il pellegrinaggio giubilare comprende la confessione dei peccati presso la sede di Pietro ma non solo, si evidenzia che si tratta di un momento finale di un cammino interiore e personale di Riconciliazione della propria vita non solo personale, che accoglie la misericordia perdonante di Dio che viene invocata ed accolta. Meglio allora riferirsi a Gesù che accoglie e perdona peccatrici e peccatori che a Lui si rivolgono con fede.

In occasione di una Veglia quaresimale dedicata alla riconciliazione nella Rettoria S.Maria della Speranza a Scampia, è stato proposto l’episodio della peccatrice anonima perdonata nel corso del banchetto di un fariseo a cui era stato invitato Gesù (Luca, 7, 36-50). Riflettendo su questo testo nella celebrazione del sacramento della Riconciliazione, tre elementi mi sono venuti alla luce: l’AMORE, la peccatrice pubblica perdonata da Gesù perchè “ha molto amato” (si presuppone, Gesù), la FEDE che ottiene il perdono, il PERDONO da parte di Gesù alla peccatrice  pubblicamente  proclamato. E’ un cammino di Amore intrapreso da questa donna, manifestato dai gesti di amore nei confronti di Gesù (bagna di lacrime i piedi del Maestro, li asciuga e li cosparge di profumi), è un’espressione di fede perchè aveva percepito nel profeta Gesù di Nazareth l’amicizia di Dio che accoglie e perdona a differenza degli uomini anche religiosi che l’avevano sfruttata.

In fondo l’Amore è anche fede, affidamento all’Altro, accoglienza, accettazione dell’Altro,  abbraccio anche perdonante. La peccatrice evocata da Luca aveva già intrapreso nel suo cuore il cammino di accoglienza della misericordia divina, abbandonando il passato, incontrandosi con l’Amore degno di fede, manifestato nelle parole e nei gesti di Gesù, amico dei peccatori, scandalo dei farisei. Il perdono si consegue ed è solo frutto dell’Amore nella fede di “Dio potente e misericordioso”, è una luce di misericordia e perdono che è accolta interiormente nel profondo della coscienza, e trova conferma e sanzionamento nel gesto sacramentale che riconosce ed annunzia la misericordia perdonante in atto nelle coscienze che l’accolgono. D’altra parte il perdono e la misericordia accolta ha come frutto l’accoglienza ed il perdono degli altri per quello che sono.
La misericordia di Dio sia con noi!

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