VIAGGIO NEI CAMPI ROM DI PONTICELLI
tratta da napolitoday.it |
“Le amministrazioni comunali pensano ad abbellire il centro, ma trascurano le periferie”
Continua il viaggio
del Comitato Campano con i Rom con Padre Alex Zanotelli per una conoscenza de visu delle condizioni di vita nei campi Rom
dell’area napoletana, al fine di contribuire ad una visione e impostazione complessiva sia degli interventi
dell’Amministrazione comunale sia dei gruppi e delle associazioni operanti
sul campo. Sabato 1 giugno ci siamo
recati nell’area orientale di Napoli, quartiere Ponticelli, dove esistono tre campi e poi a Gianturco nei
due campi di via delle Brecce Sant’Erasmo.
Nell’attraversare i grandi viali che
costeggiano e attraversano il rione (60mila
abitanti), con alte torri di anche quindici piani o costruzioni marroni che sembrano scatole poste
l’una sull’altra, si ha l’impressione di attraversare il deserto anche se non
manca la Villa
comunale, torreggia l’edificio
multicolore dell’ARIN e scorgiamo la
Scuola di formazione della Polizia Municipale.
Esistono alcuni pochi collegamenti con la città dell’ANM e una linea della
Circumvesuviana poco affidabile negli ultimi mesi per il mal funzionamento dell’azienda. Si comprende l’affermazione
di F. che ci accompagnava: “Tutte le amministrazioni comunali cercano di
abbellire nil centro, ma trascurano le periferie”, a maggior ragione se si considerano le condizioni di
invisibilità e invivibilità dei campi Rom che andiamo visitando. Che sono
degli autentici “non luoghi”, se non discariche umane.
Il primo campo che abbiamo visitato in
via Wolf al di là di un muro è
molto recente (un anno o poco più), e non è segnalato in una delibera comunale del marzo scorso, mirante all’“inclusione sociale e l’esercizio dei diritti umani e
di cittadinanza dlle comunità Rom presenti nel territorio cittadino”. E’
costituito da baracche con materiali leggeri, abitato da circa 25 famiglie giovani di origine romena, assistite
da due volontari: una direttrice di scuola vicina della NEA (Napoli Europa Africa) e un volontario storico della Caritas con sua
figlia.
Non abbiamo visitato l’insediamento che costeggia invisibile la lunga via Argine, abitato da circa 20
nuclei familiari (circa 70 persone di cui 25 minori). Attraverso un viottolo di terra, discarica a
cielo aperto di vari materiali e pneumatici d'auto, raggiungiamo
l’insediamento di via Del Pozzo – Cupa Mastellone nel quartiere
Barra, abitato da circa 350 persone, 70 nuclei familiari e 120 minori, al di là di ogni sguardo. Predominano donne e bambini che con qualche
riluttanza si affollano attorno a noi. Attingono l’acqua da una fontana di un privato e in particolare è curata dai volontari la
scolarizzazione dei bambini, di cui si fa carico la stessa direttrice scolastica che personalmente con altri volontari la
mattina si reca al campo per accompagnare a scuola i bambini lungo i viottoli
contornati da rifiuti. Nel corso di un blitz della polizia alla ricerca di
autori di furti, una bambina svegliata di soprassalto si lamentò con i polizioti perchè doveva prepararsi per andare a scuola.
Il nostro viaggio continua con la
visita ai due campi di Via delle Brecce, quartiere Gianturco, di
cui abbiamo reso conto in precedenti post
(Invisibili dietro il Muro e Le repubbliche dei Rom) per una conoscenza comune delle condizioni di vita in questi due campi, invisibili perchè collocati su terreni dietro mura imbiancate ai due lati della strada. Il
primo sulla destra ci appare più affollato di baracche e baracchine di romeni e
di popolazione in movimento; è qui da circa 6-7 anni. Il secondo su un ampio
spazioè ppiù recente e ha meno nuclei familiari. Secondo dati
degli Uffici comunali nei due campi abiterebbero 350 persone e passa, circa 60 nuclei familiari con 90 minori. Le condizioni di vita sono abbastanza
comuni: per l’acqua potabile si rivolgono alla fontana di un benzinaio vicino
perchè una fontana richiesta sulla strada non è stata concessa. Per una popolazione rilevante di
bambini lo scuolabus non si è più visto, e gli stessi genitori accompagnano i figli a scuola. Si avverte una situazione di totale abbandono per l’assenza di forme di
cura e aiuto continuative sia da parte di Uffici comunali sia di associazioni del Terzo settore. Non solo si lotta per la
sopravvivenza, ma si attuano forme di autogestione (generatore di elettricità in comune).
Nel post del 6 marzo parlai di "repubbliche dei Rom" perchè non sono garantiti diritti elementari: acqua, abitazione,
scuola e lavoro... Per non parlare delle discariche che accompagnano tutti gli
insediamenti visitati.
E’ un’umanità brulicante di uomini, donne e
bambini, dimenticata, che aspira alla
vita.
P.S. “Sono così uniti”
Domenica 2 giugno
ho incontrato nella Villa Comunale di Napoli
il Card. Crescenzio Sepe, che si apprestava a celebrare la Messa per la solennità del
Corpus Domini. Salutandolo, un po'
provocatoriamente ho detto:
- "A Maronna t’accumpagn" o “La benedizione del
Signore t’accompagni"?
Dopo un’attimo di esitazione mi dice:
- Sono così uniti...
Così sia.
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