LA FEDE DAL DOVERE ALLA LIBERTA'

tratta da thefrontpage.it
Nell’omelia rivolta da papa Francesco ai parlamentari italiani che hanno partecipato alla messa mattutina del 26 marzo, più che la strigliata alla casta enfatizzata dai media si coglie un insegnamento sulle ideologie e le responsabilità delle classi dirigenti non solo politiche. A nostro avviso, questa parte del discorso ha una portata interpretativa delle stesse ideologie recenti che hanno presieduto o presiedono ai percorsi della religiosità. Papa Francesco ricorda che le classi dirigenti (politico-religiose) del tempo di Gesù si erano allontanate dal popolo, incapaci di altro se non di seguire la propria ideologia. Hanno sbagliato strada e così sono scivolate da una “teologia della fede” ad una “teologia del dovere”. Il rifiuto dell’amore del Signore li ha condotti su una strada che non era quella della “dialettica della libertà” che offriva il Signore, ma quella della “logica della necessità”, dove non c’è posto per il Signore. Nella dialettica della libertà c’è il Signore buono, che ci ama tanto. Invece, nella logica della necessità non c’è posto per Dio: si deve fare. Sono diventati – ha aggiunto Francesco – ‘comportamentali’. Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini che Gesù chiama ‘sepolcri imbiancati’”.

Queste considerazioni aiutano ad illuminare e discernere cammini di religiosità e spiritualità ispirati alla logica della necessità che nei decenni trascorsi – per responsabilità in alto e basso - hanno modellato generazioni di cristiani da parte dei “dotti del dovere” e non sono state ispirate alla dialettica della libertà. Domenica scorsa, quarta di quaresima, mentre stavo dando la pace ai fedeli si avvicina una coppia di persone di mezza età ben vestite che preoccupata mi domanda mentre stringo le mani “Padre, siamo arrivati in ritardo, ci vale la Messa?” Non essendo il momento di lunghe spiegazioni ho fatto riferimento al discernimento della loro coscienza e a che cosa vogliono dare al Signore. Non credo si siano tranquillizzate, perché alla fine mentre lasciavo la chiesa mi hanno domandato: “A che ora è la prossima messa?”. Sono rimaste attaccate alla logica della necessità, del dovere, dell’osservanza del precetto (cosa buona) e non a quella della libertà di fronte a Dio, dell’animo che eleva a Lui, al suo mistero. Anche queste persone sembrano “comportamentali”, è da augurarsi possano pacificarsi nella dialettica della libertà.

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