Eguaglianza. Una nuova visione storica di Aldo Schiavone

di Domenico Pizzuti sj



“Eguaglianza” é un'idea al cuore dell'identità dell'Occidente, raccontata dall’Autore attraverso un documentato percorso storico per arrivare ad una nuova interpretazione. La storia è, in questo libro, la chiave per proporre una nuova, idea d' eguaglianza, capace di dare un senso al nostro tempo. L’Autore avverte che "questo non è un libro politico e neppure un manifesto ideologico. E’ solo un saggio di interpretazione storica e di proposta concettuale, che vorrebbe contribuire, tenendo insieme prospettive diverse, a definire i termini di una questione cruciale del nostro presente".

Un viaggio attraverso i secoli - dalla Grecia classica a Roma imperiale, alla prima modernità dell'Occidente, alla grande stagione del capitale e del lavoro, sino ai problemi del presente - alla ricerca di una strada alternativa per pensare l'eguaglianza. La fine della grande industria e del lavoro operaio nella parte economicamente piú avanzata del mondo hanno distrutto le basi culturali, sociali ed economiche dei paradigmi moderni dell'eguaglianza, e hanno lasciato un grande vuoto che ci disorienta e mette a rischio. Come venirne fuori? Serve un cambiamento radicale nel modo di concepire noi stessi e il nostro posto nel mondo, lontano dai miti del «sociale» e del «collettivo», ma capace di interpretare la rivoluzione che stiamo vivendo.

L’idea di eguaglianza compare come un dato naturale nella Grecia del 430 avanti Cristo: da questa fondazione del concetto nell’antichità, Aldo Schiavone parte nel suo viaggio intorno allo sviluppo di un’idea costitutiva dell’Occidente in un saggio che è un percorso storico, ma anche di filosofia del diritto, di politica, ed a nostro avviso di antropologia dell’umano. E soprattutto un’analisi preoccupata della democrazia contemporanea. Un’idea che si manifesta compiutamente nell’età della modernità: gli ultimi due secoli sono un’epoca di grandi pensatori Hobbes, Locke, Kant. Hegel, Ricardo, e naturalmente Marx a cui l’Autore dedica una corposa anche se critica trattazione, cercando il nesso tra individuo, lavoro, e quell’eguaglianza che sta uscendo dai confini della filosofia e della religione per caricarsi di forza e passione politica, grazie all’illuminismo, Un’epoca grandi rivoluzioni (americana, francese, inglese), con diversi profili dell’eguaglianza: uno formale in quella americana, l’altro sostanziale in quella francese. L’idea di eguaglianza è la grande questione sociale nel cuore della cooperazione conflittuale tra capitale e lavoro.

La rivoluzione tecnologica e la globalizzazione economica-finanziaria fanno scomparire l’idea del lavoro classica, si dematerializza la nostra vita, saltano i legami sociali, il lavoro perde potere. Il populismo afferma Schiavone non è altro che il grido disperato ed impotente contro la nuova aristocrazia capitalistica economico-finanziaria globale. Poiché non è nato un pensiero alternativo, poiché il bisogno di essere eguali non è mai stato così forte, pur con l’individualità posta al centro e la perdita di senso di condivisione. L’Autore propone nuovo modo di essere eguali con un uso condiviso dei beni comuni, cioè l’ “impersonale”. Occorre ad ogni modo ripartire dal lavoro, restituendogli un senso politico nella costruzione della società, come elemento di democrazia.

E’ stato eccepito da Ernesto Galli della Loggia che l’Autore non avrebbe a sufficienza sviluppato il contributo della teologia cristiana, anche se non mancano sobri riferimenti a Tertulliano, Agostino, Tommaso D’Aquino, per il contributo all’elaborazione del concetto di “persona” (Corriere della sera, 6 gennaio 2020). Il discorso di Schiavone si conclude paradossalmente con un riferimento al testo di Matteo 5.45-46, come "allusione evangelica a un “ordine impersonale e divino dell’universo” e dunque alla possibilità che la figura di Dio e la figura dell’uomo possano ritrovarsi anche al di là di una teologia della persona concepita come senza alternative".

Non bisogna dimenticare - al di là di altre interpretazioni - che un filo sotteso al saggio è l’elaborazione nei diversi periodi storici del "modello comune ed umano ma senza eccezionalità e senza stravaganza", della comune condizione umana, tratto dall’ultimo libro dei Saggi di Montaigne.

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