Evangelizzare da remoto: criticità

di Domenico Pizzuti sj


Si sta diffondendo da parte di soggetti e operatori religiosi il ricorso alle nuove tecnologie mediatiche come risorsa comunicativa per la diffusione del discorso religioso, in una società della comunicazione, per non parlare di evangelizzazione missione della chiesa. O precisamente si tratta in questo caso di Evangelizzazione da remoto. 

E’ solo un ricorso strumentale, come risorsa offerta dalle nuove tecnologie informatiche, per il discorso religioso, o manifesta le difficoltà della comunicazione religiosa in questa epoca della post-modernità, cioè la crisi della cassetta degli attrezzi messi a disposizione degli operatori religiosi, e quindi la necessità di un nuovo linguaggio religioso per il nostro tempo. Si ha paura di guardare in faccia il mistero della fede per decrittarlo e comunicarlo in maniera adeguata, e quindi si fa ricorso acriticamente agli strumenti comunicativi a disposizione nella nostra società. con una prevalenza della forma sui contenuti.

Non solo in seguito alla pandemia, operatori religiosi fanno spesso ricorso a video ed altre risorse comunicative per la trasmissione di messe, omelie, celebrazioni di sacramenti, esercizi spirituali, commenti a festività e figure religiose, e notificazioni degli stessi orari delle celebrazioni religiose in loco. E’ il linguaggio comunicativo o meglio mediatico del nostro tempo. E quindi si usano strumentalmente in campo religioso queste modalità comunicative al di là di una riflessione sulla loro natura e dinamiche proprie dei media. 

Bisogna aver conoscenza ed avvertenza dei condizionamenti propri di questi vari strumenti mediatici utilizzati per il discorso religioso, a partire per esempio dell’ampiezza del video o simili che riportano e delimitano un evento, un leader, un discorso religioso. Durante la pandemia della primavera del 2020, in cui era precluso l’accesso alle chiese per motivi di sicurezza e prevenzione dai contagi, siamo stati colpiti dai video che intendevano supplire alla mancanza di celebrazioni della messa, o meglio dell’ Eucarestia, in chiesa, con messe private (cioè senza popolo) in streaming o di benedizioni dal tetto e così via, per la consolazione dei fedeli chiusi in casa per il lockdown. 

A nostro avviso, strabordava dai video la figura del prete maschio latino con paramenti,  celebrante o predicante senza i fedeli, il rito o il mistero della fede rimaneva per necessità sullo sfondo, per questa personalizzazione nel prete celebrante dell’evento o discorso religioso connaturata al medium. Si può ritenere che è piaciuta questa esperienza di visibilità per le necessità del momento di emergenza sanitaria, e quindi acriticamente e senza avvertenza delle stesse autorità religiosa si è continuato nel ricorso facile a questi strumenti di comunicazione, senza approfondimento della natura, peculiarità, condizionamenti di questi strumenti di comunicazione, che contribuiscono in generale ad una certa visibilità dei soggetti che come è noto non solo trasmettono la propria immagine, ma anche pensieri, affetti, eventi della vita personale.

Rimane da accertare la diffusione e utilizzazione di questi strumenti da parte delle varie categorie di persone: occasione di unirsi personalmente a queste celebrazioni o discorsi religiosi, di elevazione nella preghiera, di consolazione nelle traversie della vita, o pura fruizione delle rappresentazioni religiose dei media con immagini che scorrono secondo le modalità di informazione-divertimento di questi media.

Il solo uso di questi vari media per rappresentazioni e discorsi religiosi non rappresenta di per sé un segno di modernità per essere presenti nell'agorà mediatica, nella babele di voci. il discorso non può limitarsi alla forma che assume il discorso religioso che non tange i contenuti religiosi proposti più o meno aggiornati dai vari soggetti ed operatori religiosi. Il problema urgente riguarda la formulazione di un linguaggio religiosi per la modernità della razionalità, della scienza, della comunicazione, della soggettivazione narcisistica, per superare un uso letterale dei testi biblici. 

Il progresso degli studi teologici, biblici, morali degli ultimi cinquant'anni - per esempio con il metodo storico-critico e poi narrativo invalso negli studi biblici - ha forse sfondato in qualche modo il cielo di cielo di cristallo del pensiero cristiano, ma certo per convenienza ed inerzia culturale e pastorale non è penetrato nella base dei fedeli per modellare credenze, pratiche, rappresentazioni religiose, comportamenti sociali. E’ un compito che ci attende sul piano culturale, religioso e pastorale per l’avvenire del cristianesimo.

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