ULTIMI PRIMI O PRIMI ULTIMI

Il neonato giornale di Luca TelesePubblico” si caratterizza in maniera non usuale come “Giornale per i primi e gli ultimi”, cioè per fornire informazioni ai primi ed ai secondi in riferimento all’arena pubblica di cui in qualche modo tutti siamo attori. Beneaugurando a giornalisti e lettori, rimane il dubbio se primi ed ultimi nella scala sociale debbano interpretarsi in maniera statica, cioè cristallizzata delle posizioni sociali, o dinamica nel senso della mobilità sociale in senso ascendente ma anche discendente in vista di un’eguaglianza non livellante.
Nella domenica XXV del tempo ordinario si legge nel Vangelo di Marco (9,33-37) l’ammonimento di Gesù ai discepoli che avevano discusso tra di loro per via chi fosse il primo, in vista dei posti  da occupare nel futuro Regno messianico: "Chi vuol essere il primo sia l’ultimo di tutti ed il servo di tutti". Non mi convincono le poche parole di introduzione al vangelo del foglietto domenicale, nel senso che Gesù inviterebbe i discepoli a farsi come “bambini” e a diventare ultimi, secondo una retorica ecclesiastica ma non evangelica che mantiene i fedeli in una posizione di sottomissione religiosa e sociale. E lascia inalterate le posizioni nella stratificazione sociale.
L’azione simbolica del bambino posto in mezzo ai dodici ed accolto con attenzione ed amore serve ad illustrare la sentenza del Maestro che esprime un rovesciamento di valori e modelli sociali standardizzati, e l’ultimo ed il servo si identifica con chi è privo di diritti e prestigio. Come il bambino nella società giudaica del tempo. Oggi forse faremo riferimento alle numerose categorie di “sans papier” approdate nelle nostre società, prive di riconoscimento, diritti ed opportunità. Fuori della stratificazione sociale come i “paria” o dalit nella società indiana tradizionale.
Merita attenzione una affermazione di J.K. Rowling fortunata autrice della saga di Harry Potter: "Dei poveri si discute come di un miscuglio omogeneo, simile al porridge. Alle élite sfugge il concetto che possa trattarsi di esseri umani". (La Repubblica, 11-09-2011).
Così sia!

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