LE DONNE, MADRI DELLE CHIESE
Domenica mattina due giovani donne mi vengono a prendere per
portarmi a celebrare la Messa in una chiesetta vicino a
Scampia, per convalescenza del parroco reduce da intervento chirurgico.
Sono contente perché non è facile la domenica trovare un sacerdote per
la Messa e mi sono reso disponibile in verità perché non
impegnatissimo. Senza il sacerdote, è sottinteso, non si può celebrare
la Cena del Signore nell’Assemblea dei cristiani convocati dal Signore
Gesù. Almeno così sembra…
Queste due donzelle mi accompagnano con precisione nella celebrazione in tanti particolari, dalla proclamazione della Parola, all’apertura del tabernacolo e reposizione della pisside, agli avvisi per le attività della prossima settimana.
Vedendole venire appaiate all’altare per leggere la Parola, impressionato dalla loro conoscenza e cura “materna” della celebrazione, mi scappa “Ecco le madri della Chiesa!”, operanti in questa comunità cristiana.
Fa piacere incontrare anche nell’entroterra napoletano queste persone affezionate e preparate a partecipare alla vita della comunità dei fedeli, perché è “cosa loro”. Ribadisco all’assemblea che siamo tutti discepoli intorno alla Mensa del Signore, donne e uomini, grandi e piccini, religiosi, presbiteri, bianchi e neri, napoletani o meno. Sono contento perché questo incontro con donne partecipanti alla vita della chiesa è una conferma dell’idea già da me espressa altre volte che dal discernimento senza esclusioni di genere dei carismi presenti in una comunità cristiana, se il caso, potrebbe derivare un accesso all’altare sia di uomini, sposati o meno, sia di donne preparate, in spirito di servizio e non per pretesa. Secondo il libro sacro, il Signore ci ha creato maschi e femmine, secondo una complementarietà non solo della donna verso l’uomo.
Si può continuare il servizio alla comunità dei cristiani da uomini e donne, con ordini sacri o meno, in nome del Signore “semper maior”, sempre più grande dei pensieri e disegni umani. Abbracciante ed includente ogni creatura, e non escludente alcuno/a per ordinamenti umani gerarchici o differenze di genere.
Queste due donzelle mi accompagnano con precisione nella celebrazione in tanti particolari, dalla proclamazione della Parola, all’apertura del tabernacolo e reposizione della pisside, agli avvisi per le attività della prossima settimana.
Vedendole venire appaiate all’altare per leggere la Parola, impressionato dalla loro conoscenza e cura “materna” della celebrazione, mi scappa “Ecco le madri della Chiesa!”, operanti in questa comunità cristiana.
Fa piacere incontrare anche nell’entroterra napoletano queste persone affezionate e preparate a partecipare alla vita della comunità dei fedeli, perché è “cosa loro”. Ribadisco all’assemblea che siamo tutti discepoli intorno alla Mensa del Signore, donne e uomini, grandi e piccini, religiosi, presbiteri, bianchi e neri, napoletani o meno. Sono contento perché questo incontro con donne partecipanti alla vita della chiesa è una conferma dell’idea già da me espressa altre volte che dal discernimento senza esclusioni di genere dei carismi presenti in una comunità cristiana, se il caso, potrebbe derivare un accesso all’altare sia di uomini, sposati o meno, sia di donne preparate, in spirito di servizio e non per pretesa. Secondo il libro sacro, il Signore ci ha creato maschi e femmine, secondo una complementarietà non solo della donna verso l’uomo.
Si può continuare il servizio alla comunità dei cristiani da uomini e donne, con ordini sacri o meno, in nome del Signore “semper maior”, sempre più grande dei pensieri e disegni umani. Abbracciante ed includente ogni creatura, e non escludente alcuno/a per ordinamenti umani gerarchici o differenze di genere.
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