CATTOLICI IN POLITICA: DA CHE PARTE?
tratta da nanopress.it |
Desta qualche
perplessità la foto del fondatore della
Comunità di Sant'Egidio, Ministro Andrea
Riccardi, alla Stazione Marittima di
Napoli per l’inaugurazione della campagna elettorale della lista “Scelta Civica con
Monti per l’Italia” a fianco dell’imprenditore napoletano di successo
Luciano Cimmino, quando lo ricordiamo accompagnare il 1 luglio 2006 l’ingresso
del nuovo Arcivescovo di Napoli, Card. Crescenzio Sepe ed illustre agiografo del beato Karol Woitjla. E’ durata qualche giorno la ventilata candidatura di don Andrea Merola in
lista berlusconiana con la nomea di “prete anticamorra”.
Al di là del legittimo
esercizio dei diritti politici nell’uno e nell’altro caso, e quindi di
elettorato attivo e passivo per lo
stesso don Merola e di propaganda elettorale per il prof. Riccardi (che però
si porta addosso il merito ed il nome di
una comunità ecclesiale riconosciuta sul
piano pubblico anche a Napoli per le attività sociali a favore di immigrati,
rom, senza dimora) non convincono del tutto argomentazioni addotte a sostegno o
meno della partecipazione politica di laici e/o preti, compreso l’agone
elettorale. Al di là del riconosciuto pluralismo dei laici in politica (ad esempio
Flavio Lotti della “Tavola della Pace” è con “Rivoluzione civile” di Ingroia), e di compatibilità o meno
della partecipazione elettorale per la professione clericale o per
l’espressione diretta in politica di un movimento ecclesiale, rimane inevasa
- non per moralismo o rigorismo evangelico senza mediazioni - la domanda sostanziale: “Da che parte
stare?”.
In primo luogo,
va decodificata non tanto la partecipazione del prof. Riccardi alla
compagine ministeriale presieduta dal premier Mario Monti (per riconosciuti
meriti nella cooperazione internazionale e in attività decennali a favore di
categorie bisognose in Italia ed all’estero) quanto una scelta a favore di una particolare lista che concorre
nell’agone elettorale, senza attribuzioni
salvifiche o mitiche, con la plurievocata Agenda delle politiche da attuare per uscire dalla crisi
non solo economica e finanziaria, ma pesantemente sociale. Si tratta certo di
una scelta motivata da una valutazione
politica di come concorrere in questo momento ad uscire dalla crisi, condivisibile o meno, che
è di fatto in appoggio del liberalismo finanziario ed europeista di Monti che
non sembra al di sopra delle parti, senza usare un gergo sindacalista alla
Landini.
A nostro avviso
interessa il backstage, cosa c’è dietro le quinte, che con qualche
fondamento e linguaggio libero ed
icastico possiamo esprimere così:
“Riccardi: cavallo di Troia di associazioni e movimenti del mondo cattolico,
convenuti nel seminario di Todi, o senza
mezzi termini dell’episcopato italiano tout court?”, cioè suo fiduciario in
politica in questa congiuntura?
Tale scelta avrebbe il significato di specchietto o traino per il consenso di
comunità, movimenti ed associazioni del cosiddetto mondo cattolico moderato, che non
può certo solo riconoscersi nell’Agenda Monti e nei suoi effetti sociali - se non
si vuol parlare di “macelleria sociale” come ha detto il
neopresidente della Confindustria. Tale
ambiguità di presenza in politica con
qualche distintivo religioso implicito o
esplicito va dissipata ed evidenziata, e le scelte politiche di singoli ed
associazioni di ispirazione religiosa sono riservate a responsabili valutazioni
che non possono non tener conto della giustizia evangelica a favore dei poveri
o ultimi, o di umanismo laico o meno che accomuna tutti.
In secondo
luogo, nel caso di don Merola ed altri, la motivazione formale che impedirebbe
la partecipazione a partiti e liste elettorali, perché il sacerdote è al di
sopra delle parti, esprime un’incompatibilità legittima secondo le
regole di una particolare professione,
ma non dice da che parte stare in nome della professione cristiana clericale o
meno. Leggevamo nella recita dei Vespri di ieri sera l’effato biblico “DIO
FARA’ GIUSTIZIA PER I POVERI: LI SALVERA’ DALL’OPPRESSIONE”. Dio, come
percepito nell’esperienza religiosa dell’Antico Ttestamento, sta chiaramente da
una parte, quella dei poveri da liberare
nel tempo dalle varie forme di oppressione sociale con politiche che riconoscano
e consolidino la dignità umana dentro o fuori del proprio contesto societario,
o parrocchiale.
Così è, se vi pare. Discutiamone almeno.
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