INVISIBILI DIETRO LE MURA. IO, ANCORA TRA I ROM A NAPOLI

tratta da ilculturista.it
Martedì 29 gennaio pomeriggio, con rappresentanti della Caritas diocesana di Napoli e del Comitato Campano con i Rom ci  siamo recati in via delle Brecce-Sant’Erasmo, ex zona industriale della città, per renderci conto delle condizioni e dei bisogni di un campo rom poco visibile perché nascosto da bianche mura e non salito all’onore delle cronache per alcuno sgombero o episodio di razzismo. E' in condizione di  assoluto isolamento e abbandono, perché a detta di alcuni uomini che si sono raccolti intorno a noi, nessuna organizzazione o associazione civile/religiosa si fa presente per aiuto o assistenza di sorta nella cosiddetta “Napoli sociale”.

Il varco di entrata è annunciato da un “montone” di immondizie sulla destra e ci introduce in un mondo pullulante di esseri umani, bambini che giocano all’aperto, donne che fanno il bucato in grandi bagnarole, madri che danno da mangiare ai piccoli, uomini che vagano con neonati in braccio. Tutti stanno all’aperto, non solo per il mite pomeriggio invernale, ma perché si tratta di “baracchine” di legno messe su alla buona e accastate l’una sull’altra in uno spazio ristretto dove dormono insieme interi gruppi familiari.
E’ un luogo “crowded”, o se si vuole un "presepe vivente" non però dietro una parete di vetro in un museo napoletano, dove gira con fatica la ruota della vita di questa comunità di romeni arrivati in gran parte da Calarasi negli ultimi sette anni, e approdati qui per conoscenza di qualche parente già residente a Napoli.
Ci viene riferito che abiterebbero il campo circa duecento famiglie, e tenuto conto della prolificità è presto fatto il conto, in attesa di ulteriori accurate verifiche.

Manca l’acqua, che viene  presa in grandi bidoni di plastica a due chilometri di distanza (rappresentanti della comunità avevano chiesto alla Municipalità una fontanella da una condotta esterna, poi scoppiata, ma la richiesta non ha avuto seguito), per l’ elettricità si servono di generatori, i bagni di fortuna si contano sulle dita, e non c’è  traccia di fognature di sorta.
Il dato positivo è che i genitori portano a scuola i figli con i loro automezzi, perché un pulmino del Comune da mesi non viene più. In caso di malattie dei bambini si recano all’ospedale per l'infanzia Santobono al Vomero.
Si tratta di famiglie con anche sette e più figli; i bambini sembrano giocare abbastanza sereni e apprezzare la scuola con la refezione. Di qui file di panni multicolori ad asciugare a lato delle baracche. Sotto il tetto di una baracca una bionda quindicenne dal colorito chiaro, che risulta incinta, è impegnata a strizzar panni lavati. Se questa è vita!
Esiste nel bene e nel male una qualche organizzazione interna, perché abbiamo visto chi arrostiva carne di maiale al banco, chi vendeva felpe, altri generi alimentari e così via. Sembra anche che le famiglie paghino un pizzo a qualche connazionale per l’occupazione di suolo con la loro baracca.

In queste condizioni di isolamento e abbandono, da un primo sondaggio sui soggetti cui si rivolge la fiducia nei momenti di bisogno, in primo luogo vengono segnalati parenti e conoscenti, che verificano la nozione di “capitale sociale”, bonding, costituito da legami forti tra le persone che appartengono a una stessa comunità. "Questo genere di relazione ha un ruolo rilevante  nel miglioramento del benessere dei segmenti più poveri della popolazione, poiché promuove meccanismi di assistenza tra parenti, amici e vicini di casa" (F. Sabatini, Il concetto di capitale sociale nelle scienze sociali in Studi e Note di  Economia, 2/2004).

La Caritas diocesana di Napoli, dopo questa prima visita, intende proseguire la mappatura del campo attraverso una apposita scheda per acquisire i dati demografici, condizioni e bisogni delle famiglie cui sovvenire e progetti migratori. In questa campagna elettorale seguita con poco entusiasmo, queste situazioni che toccano l’esistenza e la condizione di cittadini comunitari interrogano le istituzioni con i loro servizi da garantire universalmente (dall’acqua - pubblica o meno - all’elettricità, alle fognature, a sistemazioni abitative civili...) e i cittadini, singoli o associati, in nome di una comune umanità e cittadinanza universale. Risuona il giudizio evangelico di straordinaria incisività: "Andate via da me, […] perchè ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere [acqua pubblica o meno]; ero forestiero e non mi avete ospitato nella vostra casa;  ero nudo e non mi avete dato dei vestiti; ero malato ed in prigione e non siete venuti da me" (Mt 25, 41-43).

Il presidente Monti e il Ministro Andrea Riccardi con il seguito di professionisti cosiddetti “cattolici”, vengano in via delle Brecce n. 119 e non si rechino solo al “Vulcano buono” o in curia. S.V.P.

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