LA CHIESA DI SCAMPIA CON PAPA FRANCESCO

tratta da panorama.it
Esponenti del clero diocesano e gesuiti di Scampia, come risulta dalle interviste  riportate ieri da Repubblica Napoli, hanno espresso un legittimo compiacimento per l'elezione da parte dei cardinali di Papa Francesco, che esplicitamente ai giornalisti oggi ha precisato questa scelta del nome del santo di Assisi nell'auspicio di una "Chiesa povera che è vicina ai poveri".

E' comprensibile questa soddisfazione per il riconoscimento di chi opera in situazioni "di frontiera" (tre dei Tredici preti di frontiera raccontati nel volume fresco di stampa di Ilaria Urbani vivono ed operano a Scampia), o meglio di diffuso "disagio sociale" in una periferia dell'area nord di Napoli, cui le diverse istituzioni non sembrano sempre amiche e vicine.
D'altra parte anche le persone che come gesuiti ci hanno fatto gli auguri per l'elezione di un "Papa gesuita" hanno espresso convinta ammirazione e approvazione per lo stile di umiltà e semplicità che ha mostrato in numerosi gesti. Un consenso che prima che ecclesiale riveste il significato di un fenomeno sociale e di un'attesa realizzata di un nuovo stile di Chiesa.

Alla pari del Papa venuto "dall'altra parte del mondo", abbiamo notato che anche operatori civili e religiosi talora manifestano il disagio di operare in quest'altro mondo, che non offre appetibili condizioni di lavoro e ricompense. In particolare esponenti dell'élite culturale locale esprimono insoddisfazione per non ricevere adeguato riconoscimento del loro ruolo e contributo. Si potrebbe osservare, rovesciando le parti, che piuttosto si dovrebbero sentire interpellate le istituzioni e gli strati sociali professionali e borghesi, che vivono in un'altro mondo della città e non si sono adoperate per restituire dignità di "città" a questa ed altre periferie cittadine.
Come fu memorabile la visita di Giovanni Paolo II a Scampia il 10 novembre 1990 con l'invito a "non arrendersi al male", ha senso il desiderio e l'attesa di un'auspicata visita di Papa Francesco per dare speranza alle popolazioni alle prese con i problemi di un'abitazione, del lavoro per adulti e giovani, della sicurezza, della socializzazione giovanile e così via. Siamo sempre stati convinti dell'esigenza sacrosanta di una presenza personale dei rappresentanti delle istituzioni civili e religiose nella vita e nelle attività dei cittadini del quartiere per mostrare istituzioni vicine e amiche.

Al di là dello stigma mediatico apposto a questo quartiere dell'area nord di Napoli e simboleggiato dalle Vele residue non abbattute, esempio da manuale di stigmatizzazione mediatica volente o nolente di un'intera popolazione, insieme all'elaborazione di una nuova icona di Scampia che è all'attenziione del laboratorio politico "Scampia felice", riteniamo che si debba anche da parte degli operatori sociali e religiosi contribuire a restituire un'immagine di "normalità" del quartiere.
E' tempo di aggiornare l'immagine di Scampia, una realtà complessa che, dopo decenni, a nostro avviso configura un caso di "ordinaria emarginazione urbana" per alcuni ritocchi all'arredo urbano e alla vivibilità collettiva. Non ignorando i gironi perniciosi del traffico della droga, efficacemente contrastato dalle forze dell'ordine nell'anno trascorso, della "discarica di rifiuti umani" rappresentato dal campo nomadi di via Cupa Perillo che insiste da circa un trentennio sul territorio, e dello skyline delle mura del carcere di Secondigliano in cui sono internati numerosi congiunti delle famiglie dei Lotti di Scampia e del campo nomadi.

In questo complesso contesto o microcosmo si svolge diversamente per risorse, opportunità e disagi collettivi la riproduzione biologica, sociale, culturale e religiosa secondo canali familistici, amicali e gruppali ed un accesso assistenziale alle istituzioni pubbliche da parte degli strati meno privilegiati della popolazione.
E' chiaro che da parte delle diverse istituzioni, organizzazioni sociali e associazioni occorre operare congiuntamente per programmi di vivibilità collettiva con una cabina di regia pubblica, dopo la lotta efficace condotta ai traffici di droga. Anche la Chiesa locale con le comunità cristiane deve continuare a dare il suo contributo in unità e convergenza di intenti e iniziative, e di partecipazione dei fedeli, secondo lo stile francescano del Papa argentino, e per la crescita di un popolo di fedeli e cittadini.
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