PAPA FRANCESCO PARLA AL CUORE DEI CRISTIANI

tratta da uccronline.it
Dopo la proclamazione della Parola di Dio tra un piccolo gruppo di donne “rosarianti” mercoledì pomeriggio nella Rettoria Santa Maria della Speranza di Scampia, una longilinea signora che mi manifesta il suo apprezzamento per i messaggi che porto, a proposito di Papa Francesco – un gesuita come il sottoscritto dice – esce così: "Le sue parole, che ci giungono attraverso le televisioni, ci affascinano – ponendo le braccie incrociate sul petto a significare la forza della risonanza nel cuore - e vogliamo andare a Roma per vederlo". Naturalmente manifesto tutto il mio apprezzamento per questi sentimenti, per questa umanità profonda che si manifesta anche se in un piccolo gruppo.

Rifletto sulle espressioni di questa signora, che rivestono molteplici significati. In primo luogo manifestano la consonanza di fedeli con i messaggi del Vescovo di Roma in un approccio immediato e trasparente con il popolo di Dio, anche se veicolati dalla Tv, che giungono al cuore. Non solo un’approvazione, o se si vuole legittimazione dal basso, ma sopratutto un comune sentire non così diffuso nei confronti degli operatori religiosi, per non dire dei rappresentanti del clero a tutti i livelli nelle chiese locali
In secondo luogo da parte della nostra partecipante incrociare spontaneamente le braccia sul seno esprime l’intensità di un sentimento provato, un sentimento “religioso” nell’incontro - anche se a distanza mediato dalla Tv - tra il Vescovo di Roma e la fedele in quel di Scampia. Questo gesto mi richiama la statua dell’Estasi di santa Teresa d’Avila, capolavoro barocco del Bernini, nel transetto a sinistra della Chiesa romana di Santa Maria della Vittoria, che raffigura la santa nel colmo dell’estasi colpita al cuore dal dardo dell’amore divino, secondo la testimonianza della sua autobiografia. Forse occorre discernere con   maggiore  attenzione i sentimenti religiosi  del popolo di Dio, e soprattutto l’azione dello Spirito nell’animo dei cristiani, al di là di tutte le nostre prediche ed esortazioni.

In terzo luogo, al cuore dell’attenzione sono i sentimenti  all’opera anche nel campo religioso, che non sono da confondere con la facile espressività o pratiche estatiche provocate in raduni e assemblee religiose e parareligiose e dalla mobilitazione collettiva da parte di predicatori e guru vari. Una delle massime espressioni umane dei sentimenti è certo nelle relazioni d’amore, quando ci batte il cuore, e quindi anche nel misterioso o misterico amor divino. In questo contesto può al contrario risultare illuminante un’analisi del sociologo americano Charles Taylor sulle condizioni all’opera nell’Occidente moderno nelle spinte incrociate alla chiusura alla trascendenza: "il cristianesimo  ufficiale è passato attraverso quel processo che potremmo definire una “escarnazione”: una transizione, cioè, da forme incarnate, “incorporate”,  di vita religiosa a forme che risiedono piuttosto nella “mente”, un processo che ha condiviso con l’"Illuminismo” e più in generale con la moderna cultura irreligiosa" (L’età secolare, Feltrinelli 2009).

Nella vita e nella pratica religiosa risulta predominante il “mentale” per l’effluvio di parole e discorsi, o il “sentimentale” di una vera esperienza religiosa a tutti i livelli sociali, senza lasciarsi deviare dallo stereotipo che i sentimenti sarebbero prerogative di donne. Ma che umani siamo, se mettiamo fuori dalla porta i sentimenti?
Ai lettori l’ardua parola.

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