AMMINISTRATIVE: DEFEZIONE E PROTESTA
tratta da napolitoday.it |
I giorni scorsi, nella splendida cornice della sagrestia
affrescata dal Vasari a S. Anna dei Lombardi, ho partecipato a un dibattito promosso dal Movimento Ecclesiale Intellettuali Cattolici sul tema
“La fede della città. Politica e bene comune”, argomento sempre intrigante
nel nostro Paese che attiene il contributo della fede cristiana vissuta
storicamente nella confessione cattolica alla vita politica per la realizzazione di un bene
comune possibile. Ho apportato alla discussione alcuni argomenti per la ricostruzione o
ricostituzione di un'etica pubblica secondo le esigenze non moderate della fede
biblica, di fronte a un pubblico di professionisti cattolici attenti ma a prima vista
non particolarmente reattivi rispetto al contributo da dare alla polis
neapolitana per la realizzazione del bene comune. Non certo disinteresse ma nemmeno entusiasmo, alla vigilia delle elezioni
amministrative in Province e Comuni, il
cui risultato ha registrato nuovamente un calo della partecipazione dei
cittadini secondo l’indicatore della partecipazione al voto.
Per un adeguata interpretazione di questi comportamenti politici dei
cittadini, a nostro avviso l’iterata diminuzione della partecipazione
politica con il voto non può essere solo
attribuita ad una protesta nei confronti delle perfomances non virtuose della
“Casta”, anch’esse iterate per non abbandonare privilegi e rendite di posizione,
continuamente denunciata dai mass media e da movimenti di protesta come il M5S. Non
si tratta di una excusatio non petita,
ma dell’esigenza di comprendere questo comportamento. Tra parentesi nel cosiddetto “voto di protesta” non bisogna solo annoverare l'astensionismo (33%) ma anche i voti dati alle liste del Movimento 5 Stelle,
che - a parte altri argomenti - fa salire a circa il 50% il voto di
protesta.
Questo
comportamento civico su un piano
interpretativo riveste diversi
significati da verificare, certo “protesta” non solo nei confronti degli
apparati governativi e dei partiti, ma della stessa rappresentanza
amministrativa (i cacicchi di D’Alema)
che sembrava avvicinare la politica ai cittadini. Ma anche “disgusto”,
“disinteresse”, “delusione” per mancato adempimento di promesse (un riferimento
può essere all’ipotizzato condono edilizio da parte dello stesso governatore
della Campania alla vigilia della tornata elettorale), che danno luogo alla più
volte richiamata in ballo “disaffezione”, facendo d’ogni erba un fascio di un
fenoneno complesso. Un’altro elemento interpretativo di questo comportamento in
esame può derivare dal ricorso alla nota
trilogia delle relazioni sociali di Hirschman: “lealtà, uscita, protesta”,
comunemente citate come “Exit” e “Voice”, due opzioni di comportamento
personale, ma anche due meccanismi di regolazione di sistemi di
relazioni. Nella non partecipazione al voto si può intravedere sia
una defezione sia una protesta, il che
dovrebbe far riflettere tutti coloro che hanno a cuore la partecipazione in un
sistema di democrazia che voglia essere
matura e non mangiare i suoi figli o meglio se stessa.
Non basta
registrare e denunciare “disaffezione” dalla politica di una democrazia malata,
ma riflettere e operare per rimotivare i cittadini all’azione collettiva e al
governo delle città. Ci sembra interessante l’invito alle comunità ecclesiali
ma non solo del Documento della CEI Per un paese solidale. Chiesa italiana e
Mezzogiorno (21 febbraio 2010) ad
adoperarsi “per far sorgere una nuova
generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e
rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile. Bisogna dunque favorire in
tutti i modi nuove forme di partecipazione e di cittadinananza attiva, aiutando
i giovani ad abbracciare la politica, intesa come servizio al bene comune ed
espressione più alta della carità sociale” (n.11).
Così sia!
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