LA BENEDIZIONE CHE ILLUMINA LA VITA (E DUE PAROLE SULLO IUS SOLI)


tratta da www.dongiorgio.it
Mentre in sagrestia mi preparo a celebrare la Messa dell’Ascensione, in una parrocchia vicino a Scampia, il mio sguardo si posa su un'icona di Cristo benedicente trasfigurato secondo lo stile bizantino. Immediatamente, in una sorta di folgorazione,  mi ritornano in  mente le parole del Vangelo di Luca che si proclama in questa festività, dove per due volte si fa riferimento al Cristo ascendente al cielo "benedicente": “Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo”.
Richiamo nell’omelia ai presenti questa immagine positiva di Cristo benedicente mentre si distacca dai discepoli per entrare nella dimensione celeste luminosa, che ci può accompagnare nel cammino della vita. Come è noto a Napoli il Cardinale Arcivescovo Crescenzio Sepe usa terminare i suoi discorsi con l’augurio “A Maronna v’accumpagna”, che trova udienza nel popolo. Mi sembra che primariamente, secondo la parola  evangelica e senza nessuno sgarbo alla Madre di Dio,  si potrebbe invitare a dire “La benedizione di Cristo t’accompagni”. Un augurio cristologico che illumina il cammino di vita e che mi auguro possa essere recepito dai cristiani negli scambi, ma sopratutto nella mente e nel cuore. Ed entrare nell’immaginario religioso credente.
Rinnovo queste riflessioni  nella Messa della domenica successiva nella nostra Rettoria, ma non mi sembra di cogliere particolari reazioni da parte delle “gentili signore” presenti. Non so se perchè i fedeli sono abituati a sorbire e assorbire tutto dall’omileta di trurno, o perchè non sono provvisti di strumenti interpretativi adeguati. Forse bisogna insistere... E’ un augurio da testimoniare e implementare.



PS. IUS SOLI. Mentre aspetto in serata  il convoglio della metro che mi riporti a Scampia, si siedono vicino a me due ragazzi, credo di origine sudamericana, di ritorno da scuola con la loro madre. Sentendoli parlare tra loro chiedo che lingua usino. Il maschietto, quasi meravigliato per questa domanda, esclama: “Italiano!”. La madre mi precisa che i suoi due figli sono nati in italia, quindi è la loro lingua. Non vogliamo dare loro la cittadinanza italiana con un'idonea legge, ma sono nati in Italia e parlano la nostra lingua.
L’obiettivo di sollecitare e sostenere una simile legge di civiltà non potrebbe essere fatto proprio da comunità cristiane, organizzazzioni e aggregazioni laicali di ispirazione cristiana o meno? Per trovare un terreno comune di impegno nella società che superi non solo le diversità ma la frammentazione se non frantumazione di gruppi e comunità. E dare una sveglia e un segno di presenza viva accanto agli immigrati  nostri fratelli.

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