LETTERA SUL CULTO MARIANO A UN GIOVANE

Caro Domenico,
da tempo nel mio percorso di fede incontro ostacoli nel rapporto con la figura di Maria. Troppo appesantita di orpelli e devozionismi "antiquati" perché un approccio "giovane" riesca ad accostarla con la purezza da pregiudizi per capirla e amarla davvero.
Come racconterebbe lei la figura di Maria a dei giovani oggi? Su cosa focalizzare l'attenzione per capirne il significato e la testimonianza di fede più autentica ed essenziale, al di là di tutto il sistema spesso "deviante" di culti mariani?
Un abbraccio
Giacomo

Non provo a rispondere direttamente a dei giovani sulla questione “mariana”, o meglio del culto mariano nella confessione cattolica. Piuttosto cerco di individuare alcune dimensioni di questa invocazione mariana, che la circoscrivono per ogni conseguente presa di posizione o revisione di essa.

Partirei dal considerare e distinguere diverse narrazioni, per giungere al cuore della questione:
narrazione cattolica ecclesiale, definita storicamente dai documenti dei concili della Chiesa,  dalle definizioni magisteriali, dalle esortazioni ecclesiastiche di varia natura e valore, e non ultimo dalle elaborazioni delle teologie;
- narrazioni mariane delle Chiese ortodosse unite e non, e delle confessioni o denominazioni protestanti, per utili confronti;
narrazioni offerte dalla liturgia cattolica nel corso dell’anno liturgico con la celebrazione di feste mariane;
narrazioni di una fede illuminata del “popolo di Dio”, da distinguere dalle narrazioni “popolari” di credenze e pratiche devozionali (recita del rosario, invocazioni alla Madre di Dio, ecc.) incentivate o meno nel corso del tempo per vari motivi dal clero e/o dai fedeli. Queste narrazioni popolari costituiscono un “immaginario religioso” per credenti o meno a cui si attinge nelle vicende della vita;
- narrazione più o meno esplicita di carattere individuale che attinge alla socializzazione religiosa ricevuta e all’ambiente circostante ed è dinamica nell’esperienza religiosa in una ricerca spirituale;
narrazioni offerte dall’arte nel tempo con chiese dedicate a Maria, statue, icone che esprimono nelle immagini le concezioni del tempo sulla Madre di Dio.

Riflettendo sulla sostanza, la figura di Maria appartiene alla “storia delle salvezza” secondo la narrazione evangelica, come donna madre di Dio secondo la definizione di uno dei primi concili della Chiesa, ed ora appartiene al “mondo celeste” per quel che significa e viene celebrata nella liturgia cattolica in diverse feste e invocata dai fedeli.
A questo punto si tratta di una progressiva presa di coscienza della figura di Maria e di una possibile conseguente invocazione, secondo una decisione personale e nella comunità dei credenti, nell’ambito della ricerca spirituale.

Last but not least, al di là del sostegno e conforto offerto nel tempo a tante e tanti che l’hanno invocata, viene da pensare che non è un cultopericoloso”, che non sovverte modelli o strutture culturali e religiose, e in secondo luogo che non può essere totalizzante ma sempre in direzione della fede nel Signore Gesù Cristo, che è la vera sfida.
Secondo un mio effato per spiegare eccessi di culto mariano, noi sappiamo chi è Maria, donna, madre, partecipe della nostra umanità, cioè è a noi nota pur essendo ora “figura celeste”. Meno   noto è Gesù Cristo, figlio di Dio e figlio dell’uomo da Maria, profeta della salvezza divina, signore del (e dal) mondo celeste. La figura di Maria costituisce un punto delicato di passaggio dal noto al non noto, cioè verso il Mistero.

Napoli, 20 giugno 2013


P.S. Che cosa ne pensano le giovani di oggi? Maria, intesa seriamente e forse dolcemente, è una figura significativa? Altrimenti siamo i soliti “maschiacci”!

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