PAPA FRANCESCO E LE DONNE NELLA CHIESA. DUE CONTRIBUTI

tratta da forum.donnamoderna.it
di Domenico Pizzuti sj

Un Papa Francesco concentrato e poco effusivo ha presieduto l'altro giorno nello splendore barocco della chiesa del Gesù a Roma la celebrazione per la festività di S.Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, cui erano presenti con il sottoscritto 283 gesuiti delle varie comunità romane. Si può pensare che fosse stanco per le fatiche della trionfale GMG di Rio de Janeiro e in considerazione del carattere rituale della celebrazione, ma certo aleggiava il ricordo del colloquio senza filtro di Francesco con i giornalisti al seguito sul volo che lo aveva riportato a Roma. Dalle risposte del Papa e dai commenti sono stati messi in rilievo la novità di atteggiamenti su numerose questioni, dai gay ai sacramenti ai divorziati risposati, all’importanza delle donne nella chiesa, che fa prevalere la considerazione della persona sulle norme e sui rappresentanti della Chiesa, e la continuazione della ricerca su numerose questioni.


Un esempio può essere la risposta di Francesco alla domanda sul  ruolo delle donne nella vita della Chiesa, in cui pur riaffermando con le parole “quella porta è chiusa” la pronuncia definitiva ad opera di Giovanni Paolo II sull’accesso delle donne all’ordinazione sacerdotale - tra l’altro praticata senza danni in confessioni protestanti come la Chiesa anglicana...  –, si riconosce che una Chiesa senza le donne è come il collegio apostolico senza Maria, che è più importante degli apostoli. E  la donna è più importante dei vescovi e preti. Questo riconoscimento dell’importanza delle donne come persone nella vita della Chiesa, a nostro avviso può significare una relativizzazione delle norme ecclesiastiche riguardanti i ruoli nella vita della Chiesa che devono rispettare e promuovere questa importanza secondo i carismi o le vocazioni che si manifestano nella comunità cristiana. Si auspica una più approfondita teologia delle donne nella Chiesa. Ci si può chiedere: secoli di culto e teologia mariana che cosa hanno significato per le donne nella vita della Chiesa? E’ una ricerca che non va solo affidata a commissioni di teologi e studiosi, deve interessare le diverse comunità cristiane di regioni e nazioni, e la sperimentazione di forme congrue e nuove di partecipazione alla celebrazione delle Messe, come già avviene sopratutto per celebrazione della Parola e la preghiera dei fedeli.

E’ certo riconosciuta, ma ancora non adeguatamente focalizzata nella stessa concezione dei praticanti, la dottrina cattolica sul sacerdozio universale dei fedeli nella stessa celebrazione eucaristica quotidiana e domenicale, distinto dal sacerdozio ministeriale. Al di là della pronuncia definitiva ricordata, si deve certo far risaltare e vivere questo sacerdozio comune dei fedeli e la stessa importanza esaltata da Papa Francesco delle donne nella vita della Chiesa di fronte a clericalismi di ritorno cioè a forme di autoritarismo maschilista clericale. Un quesito si può sollevare: a che condizioni e in quali circostanze questo sacerdozio universale dei fedeli anche per le donne può significare chiamata o vocazione riconosciuta allo stesso sacerdozio ministeriale? Non spetta al sottoscritto definirle, ma ad una vita di Chiesa aperta alla ricerca e alla partecipazione anche delle donne senza dare adito a rivendicazioni o pretese che pur avrebbero senso. Come si afferma nella teoria dell’etichettamento per la definizione della devianza e criminalità, la devianza dipende dalle norme e leggi che alcuni propongono: i bianchi per i neri, gli uomini per le donne e così via. E’ una considerazione di natura sociologica che si può proporre, perché al di là dell’autorità magisteriale riconosciuta, sono ecclesiastici coloro che definiscono le norme per l’accesso delle donne ai ruoli sacerdotali. Non si può trascurare in ogni caso un dato demografico: le donne (spesso anziane) sono la maggioranza nelle celebrazioni liturgiche nostrane, e qualcosa bisognerà pur fare!

E forse nel e dal mondo celeste lo stesso Giovanni Paolo II è più libero per aprire porte ritenute sbarrate. Così sia!

Vedi anche Figlie di un Dio minore? di Domenico Pizzuti su Adista - Segni Nuovi del 5 maggio 2012


BEATA COLPA. DA WOYTILA A FRANCESCO ASPETTANDO LE DONNE


di Giacomo D'Alessandro

La libera intervista concessa da Francesco ai giornalisti sul volo di ritorno dal Brasile ci dimostra quanto poco serva a smontare quella cortina di torbido che da anni si accumula sulla politica vaticana e sui processi decisionali nella Chiesa. E' bastato sottoporsi a ciò che ogni personaggio pubblico dovrebbe sempre affrontare: le libere domande di chi chiede conto. Ovviamente non è che un inizio. Ma l'inizio che serviva per porre una reale intenzione di trasparenza e di cambiamento sul volto della Chiesa istituzione. E' finito il decennale clericalismo miope dei temi sottaciuti, del dialogo rifiutato, delle cose non chiamate col loro nome, delle notizie non confermate, delle inchieste mortificate? O meglio, ora può finire? Lo abbandona il Vescovo di Roma dimostrando come sia più giusto, più chiaro e più efficace affrontare tutti i temi, anche spinosi, di petto e con umiltà piuttosto che con clericale rivendicazione di superiorità. Rispondere a quelle domande significa riconoscere sia la legittimità delle stesse, sia dei temi e delle questioni sollevate, sia delle opinioni e della pluralità.

E' ciò che serve alla Chiesa per essere tale: confronto trasparente e plurale (e che servirebbe a certi vescovi per essere minimamente tali). Fa piacere soprattutto per coloro che hanno sempre ritenuto, anche secondo il dettame evangelico del "sì sì, no no" e l'esortazione conciliare della Lumen Gentium, di dover partecipare alla Chiesa con spirito critico costruttivo, parlando chiaro ai pastori e aspettandosi un confronto sincero e serio. E che si sono visti spesso additati come devianti, eretici, "meno cattolici" o "cattolici a modo loro". Siamo forse all'alba di una fase che si concretizza, in cui andrà scomparendo il papato di costruzione medievale e rinascimentale per lasciare, sotto il sedimento storico, di nuovo visibile il Pietro pescatore di uomini, "sono un uomo anch'io", che come evidenziato da Francesco, nel decidere si appoggia continuamente ai suoi fratelli vescovi, che cerca come consulenti da tutte le parti del mondo, e alla propria umana personalità invece che a una presunta infallibilità per ruolo. L'unica garanzia dell'autorevolezza è direttamente proporzionale all'ascolto e alla sintesi delle diversità nell'assemblea.

A partire da queste considerazioni è ancora più significativo il peso delle parole scelte da Francesco per rispondere alla domanda sul sacerdozio femminile: "con riferimento all’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e dice: “No”. L’ha detto Giovanni Paolo II, ma con una formulazione definitiva. Quella è chiusa, quella porta, ma su questo voglio dirti una cosa. L’ho detto, ma lo ripeto. La Madonna, Maria, era più importante degli Apostoli, dei vescovi e dei diaconi e dei preti. La donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti; come, è quello che dobbiamo cercare di esplicitare meglio, perché credo che manchi una esplicitazione teologica di questo". Bergoglio si riferisce al documento OrdinatioSacerdotalis del 1994, in cui Woytila dichiara "che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa", ritenendo chiusa perciò ogni discussione interna a riguardo. Sulla stessa linea si è tenuto Ratzinger, quando da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha definito (nel 1995 e nel 1998) caratterizzate da infallibilità le parole del Papa, e quando da Papa lui stesso ha parlato "circa l’Ordinazione delle donne, in merito alla quale il beato Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato in maniera irrevocabile che la Chiesa, al riguardo, non ha avuto alcuna autorizzazione da parte del Signore". 

Secondo questo ragionamento, Gesù non ha mai autorizzato gli Apostoli neanche ad avere uno Stato proprio, degli ordini religiosi, un potere temporale, delle sacre scritture, delle cerimonie religiose, una santa inquisizione o un codice di diritto canonico, tantomeno un catechismo. Eppure la storia della Chiesa è piena di cose, buone e cattive, giuste e sbagliate, derivate dall'ispirazione cristiana ma su cui Gesù non ha dato alcuna autorizzazione esplicita. Se questo è stato accettato finora non si vede perché con le donne dovrebbe essere diverso, sapendo quanto spesso nelle prime comunità cristiane fosse importante il loro ruolo, anche come diaconesse e pastori di comunità domestiche. Non è la cosiddetta verità che cambia, ma solo il modo e le forme con cui essa viene portata tra le genti su mandato di Gesù, mandato ricevuto innanzitutto dalle donne al sepolcro vuoto.

Karol Woytila si è arrogato l'autorità di prendere un decisione pretesa come definitiva, senza passare per il collegio apostolico nè per la formula prevista per invocare l'infallibilità papale (dogma quanto mai discutibile e discusso, sul quale il catechismo stesso si contraddice quando afferma che è la totalità dei fedeli ad essere infallibile in materia di verità di fede). Le parole di Francesco fanno intendere che per lui quella del sacerdozio femminile sarebbe pure una porta, solo non praticabile, a causa della decisione di Woytila. E non viene nè utile nè efficace, questo si capisce, a Bergoglio creare una rottura di tale portata storica proprio in una fase di impegno per un rinnovamento ecclesiale che già non avrà strada facile. Le parole di Francesco hanno grande peso ancor più nel rimarcare come la donna sia più importante di preti e vescovi, dunque occorre trovare il modo di darle ministero adeguato a questa essenza, anche se la via del sacerdozio è resa inutilizzabile. Vogliamo sperare che a partire dalle donne cristiane, dai vescovi illuminati e da questo insperato Vescovo di Roma possa partire una ripresa collettiva, popolare e concreta nella pastorale, delle teologie femministe e femminili, capace di generare e restituire alle donne l'autorità e lo spazio di esistenza che meritano all'interno della Chiesa. Il Papa le pone addirittura sopra tutti i ministeri esistenti. Avanti dunque!

Parafrasando Mazzolari, "si cerca per la Chiesa una donna". Magari come prossimo Papa.

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