BERGOGLIO-SCALFARI, NOTE A MARGINE (MA NEANCHE TANTO)

tratta da formiche.net
Il dialogo instaurato in forme finora inedite tra il Vescovo di Roma Francesco e un rappresentante della cultura laica, sui grandi temi che hanno ad oggi diviso nei contenuti e nello stile il mondo credente da quello non credente, ha avuto grande risonanza. In un commento pubblicato su Repubblica (venerdì 13 settembre, p. 20) una lettrice si interroga: "si tratta di una reale apertura della Chiesa (assolutamente gradita) oppure di marketing teologico? Spero la prima ma temo la seconda". Non ho dubbi sulle reali intenzioni delle due parti di instaurare un dialogo, per cui a domanda risponde il Papa Francesco su un giornale laico. Ma per mentalità sociologica devo anche rilevare che questo dialogo assume tra gli altri il carattere di un riconoscimento e di una legittimazione reciproca tra i due attori. 

Non sfugge l’operazione compiuta in questi anni da Eugenio Scalfari, in quanto portavoce di una cultura laica, volta ad instaurare un rapporto prima con il Cardinal Martini e poi con il Vescovo di Roma Francesco su temi ultimi che lo sollecitano non solo personalmente ma anche come espressione di una cultura illuminista in un paese dalle radici e dall’immaginario cattolico. E, in una visione “relativa” dei problemi della credenza e non credenza, il tema della credenza e a maggior ragione della “Fede” anche in questo scambio - si voglia o meno - è connotato dalla teologia e cultura cattolica.

Per quanto riguarda problemi di contesto religioso nel nostro paese, non deve sfuggire la lettera del Cardinale Scola all'inaugurazione dell'anno pastorale nella diocesi milanese, lettera che non può essere considerata solo una denuncia o un approccio giudicante - a differenza di quello dialogante di Bergoglio -, ma che induce a riflettere sul fatto o "il rischio di una sorta di “ateismo anonimo”, cioè di vivere come se Dio non ci fosse"; molti battezzati vivono in una separazione tra fede e vita, come se Dio restasse al margine della vita. Su un piano analitico, analisi sociologiche a partire dal dopoguerra (da Luckmann, La religione invisibile, Bologna 1969, a Taylor, L’Età secolare, Milano 2009) hanno messo in rilievo che nel mondo e nella cultura occidentale la credenza in Dio non è più scontata come nella società tradizionale e quindi non ci si deve meravigliare se tratti di ateismo inficino la vita dei battezzati. A nostro avviso c’è di più, perché nell’esperienza religiosa di battezzati e consacrati può verificarsi nel tempo una sorta di saturazione o stanchezza che può stabilizzarsi in una ripetitività di pratiche senza vita o aprirsi ad una maggiore e faticosa consapevolezza credente. Non si può condannare alcuno senza appello, scrive il Card. Scola, "perchè il cammino della vita  si compie solo alla fine".

In questo dibattito illuminato o illuminista che accomuna credenti e non credenti anche nel nostro caso, in riferimento al piano della fenomenologia o dell’esperienza, risulta assente il richiamo alla “fatica” del credere, ai dubbi, alle incertezze, agli interrogativi che attraversano l’esperienza del credente. Alla “notte oscura” che appartiene all’esperienza mistica, ma non solo, dei tempi recenti (da Santa Teresina del Bambin Gesù a Madre Teresa di Calcutta, che talora si tenta di scartare quasi fosse meno degna di simili figure esemplari). E risulta assente anche il richiamo alle domande sui mali del mondo poste alla teodicea, a cui diversamente le grandi religioni mondiali hanno cercato di dare qualche risposta o tentativo di spiegazione.


Alle radici della carità e della fede, a partire dalla sua esperienza umana e credente del Cristo, l’apostolo Giovanni nella sua prima Lettera avverte che se "nessuno ha mai visto Dio, se ci amiamo gli uni gli altri, Dio dimora in noi" (4,12). "E chi è che vince il mondo, se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?" (5,5). A nostro avviso, nella società europea il problema della credenza riguarda non tanto un teismo e vago teismo ma propriamente la fede nel Cristo Gesù con tutte le sue conseguenze di luce e speranza per la vita personale e collettiva.

Commenti

Più letti