ESPERIENZE PASTORALI DEL MIO CAMMINO A SCAMPIA (parte 1)
L'articolo di cui pubblichiamo la prima parte è uscito sul numero 34/2013 del periodico di attualità pastorale Settimana, edito dalle Dehoniane.
Sono stato sollecitato a scrivere
alcune riflessioni su mie esperienze pastorali a Scampia da un parroco e
dirigente della Curia diocesana napoletana che stimo e con cui avevo avuto un
breve colloquio in occasione degli Esercizi Spirituali. Queste riflessioni
riguardano limitati impegni pastorali presso la Rettoria “S.Maria della
Speranza” dei Padri gesuiti di Scampia e non solo, ma presumo che abbiano una
portata più ampia in forza dell’osservazione e riflessione che sono andato
facendo in questi anni di quarta età. Si procede dal micro al macro sul piano
della riflessione riguardante esperienze - direi “religiose” più che pastorali -
con gruppi di fedeli che frequentano le nostre celebrazioni quotidiane e
domenicali.
Non sono un novello don Milani
priore di Barbiana, ma mi ha colpito l’invito di questo distinto sacerdote
napoletano poco dopo il plenum del presbiterio diocesano sulla programmazione
pastorale per il prossimo anno 2013-2014. Premetto che anche a Scampia si
manifesta una sorta di “pluralismo religioso” all’interno della stessa
confessione cattolica: una “religione popolare” diffusa evidenziata dalle numerose
icone sacre nei lotti di edilizia popolare, una religiosità cultuale e
sacramentale vissuta nelle parrocchie, ed una fede cristiana impegnata nella
società da parte di ristretti gruppi professionali, secondo gli insegnamenti
conciliari. Sarebbe da verificare se e fino a che punto queste forme religiose
ricomprendano e riproducano nell’insediamento nel quartiere Scampia precedenti
forme e diano luogo o meno a vasi comunicanti. Sopratutto se diano risposte ai
problemi delle popolazioni del quartiere.
Le celebrazioni feriali e domenicali, officiate da me come da parte dei
miei confratelli, sono state caratterizzate da un duplice movimento di
accostamento fisico ai presenti e di stimolo ad una più viva partecipazione,
cioè ad un coinvolgimento dei cristiani nella comune celebrazione eucaristica
secondo le indicazioni evangeliche. Nella breve omelia della Messa feriale
nella nostra cappellina, mi son portato progressivamente dall’altare in mezzo
ai presenti (per la maggior parte donne anziane, ed alcune religiose/i operanti
sul territorio) per condividere fraternamente riflessioni sulla parola
proclamata come ad un convivio di famiglia. Ho elaborato un mantra, che spesso
ripeto all’inizio del colloquio, intessuto di espressioni evangeliche: “SIAMO TUTTE/I SORELLE E FRATELLI, AMICHE E
AMICI DEL SIGNORE, SIAMO TUTTE/I INVITATE/I ALLA SUA MENSA, NESSUNO SI PONGA IN
MEZZO A VOI COME MAESTRO E PADRE”.
Non ho mai capito come i presenti accolgano questo mantra, comprendono certo
che mi faccio loro “prossimo” in una celebrazione comune perchè si tratta dell’invito
a partecipare alla Cena del Signore, alla Cena della Nuova Alleanza, al pane
del Corpo donato e al vino del Sangue effuso, nella donazione della vita di
Cristo sull’altare della croce. Al momento della consacrazione alcune delle
presenti si inginocchiano, ritengo secondo una concezione sacrale e sacrificale
dell’Eucarestia loro trasmessa nei decenni precedenti dal clero locale.
Per quanto riguarda la meditazione dalla Parola di Dio proclamata, ritengo
che bisogna abbandonare un atteggiamento di insegnamento quasi ci trovassimo di
fronte a persone ignoranti (asilo biblico) che hanno bisogno di essere
catechizzate. (Tra parentesi anche zelanti suore di una certa età non
dimostrano un’adeguata conoscenza biblica e teologica). Questo non impedisce un
atteggiamento fraterno e amicale, siamo tutti amici del Signore invitati alla
sua Mensa, ci salutiamo e accogliamo all’inizio e alla fine delle celebrazioni
eucaristiche. La mia denominazione delle fedeli costanti è le “care signore” e
per le persone consacrate/i “sorelle e fratelli”, nonostante reali differenze
culturali e sociali. Per incentivare il senso della partecipazione comune alla
Mensa del Signore, per la distribuzione della Comunione mi rivolgo talvolta a
qualche donna o suora ministre straordinarie (o ordinarie) dell’Eucarestia, con
la scusante che essendo anziano mi stanco... Con piccoli gesti creativi si può nell’attuale
architettura liturgica incentivare la partecipazione delle stesse donne alle
celebrazioni religiose, ma soprattutto avere a cuore la crescita della consapevolezza di fede cristiana
con gli immancabili risvolti nella vita quotidiana.
(continua...)
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