LA RELIGIONE DELL’IMMIGRATO DELLA PORTA ACCANTO

tratta da cesnur.org


Aprire gli occhi sul cambiamento religioso che l’Italia sta sperimentando per effetto dei flussi migratori degli ultimi decenni nel nostro paese è lo scopo di un documentato lavoro a cura del sociologo padovano delle religioni Vincenzo Pace, Le religioni nell’Italia che cambia. Mappe e bussole (Carocci, Roma 2013), che ha al suo attivo il precedente studio Vecchi e nuovi dei. La geografia dell’Italia che cambia (Paoline, Milano 2011). In un mondo interconnesso come il nostro, le religioni si muovono con il movimento delle persone: “Con gli individui, infatti, emigrano i loro usi, costumi e anche i loro dèi, le credenze e i riti” (p. 140). L’arrivo ed il radicamento di individui con le loro famiglie ha prodotto un effetto  inatteso: da paese a maggioranza cattolica l’Italia sta diventando una società caratterizzata da un’inedita ed elevata diversità religiosa. La geografia socio-religiosa dell’Italia sta cambiando e per leggere tale diversità occorre dotarsi di una nuova mappa e di una bussola adeguata. Le mappe servono per viaggiare e per imparare a conoscere e riconoscere i luoghi di culto delle nuove religioni, insieme alle bussole diventa più facile orientarsi e comprendere la nuova cartina delle religioni.


I dati manifestano che, a differenza di altri paesi europei, le nazionalità approdate nel nostro paese risultano circa 190 e questi immigrati con le loro famiglie portano ed intendono esercitare le proprie fedi e pratiche religiose. A parte le stime quantitative più o meno adeguate  dell’appartenenza religiosa delle varie nazionalità di immigrati, molto più difficile è rispondere alla domanda in che cosa credono quelli che formalmente classifichiamo di volta in volta come musulmani, buddhisti, hindi, sikh, pentecostali e così via. L’impresa ambiziosa ma non facile del gruppo di ricerca interuniversitario, coordinato da Enzo Pace, si proponeva di predisporre una carta  aggiornata  e attendibile dei luoghi di culto delle principali fedi religiose in Italia. I risultati sono raccolti nel volume in esame. Una nota metodologica finale rende conto delle difficoltà e dei criteri seguiti per l’identificazione e la mappatura dei “luoghi di culto” delle diverse fedi. Si pensi alle chiese neo-pentecostali africane caratterizzate da proliferazione, mobilità e vulnerabilità o all’affiliazione delle chiese ortodosse ai diversi patriarcati. Risulta una rete stesa sul territorio, ma ancora invisibile, essendo molti di questi luoghi di culto ospitati in ex capannoni industriali riadattati, in chiese cattoliche affidate alle comunità ortodosse, in  garage e appartamenti privati, in sale affittate in hotel o palestre, patronati e così via. 

I contributi del volume presentano lo sviluppo storico, i tratti distintivi, le articolazioni interne delle principali fedi religiose presenti in Italia, attraverso la fotografia della mappatura dei loro luoghi di culto. Una fotografia che per le caratteristiche del suo soggetto non può che  essere “provvisoria” ed “aperta”. Su queste basi sono state create e riportate nel volume mappe geografiche per la rappresentazione visiva della dislocazione e della densità della presenza dei luoghi di culto e di preghiera nel territorio con l’utilizzo di TargetMap, un software online per  la creazione di mappe geografiche.  Il volume non è diviso in parti, ma una prima serie di studi riguarda la mappatura a livello nazionale dei principali culti, dalle chiese ortodosse, a quelli dei sikh, dei musulmani, alle esperienze religiose, parareligiose e spirituali di origine orientale, alle chiese neo-pentecostali e carismatiche africane, ai protestanti, evangelici, Testimoni e santi, all'ebraismo nostrano. Una seconda serie di contributi riguarda  studi di caso in alcune città e località particolarmente significative per presenze religiose: Torino, Bologna, Roma,  Castevolturno, Palermo, Mazara del Vallo, i tamil in Emilia-Romagna e Sicilia, e le trasformazioni in atto delle  giovani generazioni come pentecostali italo-ghanesi, e sikh italo-indiani. Insieme alla mappatura dei luoghi di culto in Italia delle diverse fedi religiose praticate, nei vari contributi sono stati esplorati alcuni aspetti della leadership comunitaria, organizzativi interni ed associativi per il riconoscimento nella società italiana ai fini dell’esercizio del culto ma non solo, attività pastorali che contraddistinguono la vita delle diverse comunità. Non mancano riferimenti essenziali ai  contenuti delle diverse fedi religiose e alle loro diversificazioni interne che si riproducono nel nostro paese, come per esempio per il pluralismo interno ai sikh:  che dà luogo ad eterogeneità organizzative e strutturali  fra i luoghi di culto sikh in Italia.

I risultati della ricerca dimostrano l’esistenza di un nesso tra caratteristiche del radicamento territoriale e quelle del radicamento religioso in modo non proporzionale.  Così la presenza islamica in Italia è diffusa su tutto il territorio nazionale, prevalentemente sulla base della diversa rilevanza economica delle singole città e regioni. Una distribuzione che tende a ricalcare la geografia del mercato del lavoro (emigrazione economica). Inoltre dopo due decenni e più di emigrazione in Italia di nazionalità musulmane, si evidenzia la natura pluridimensionale del fatto religioso musulmano, al di là dell’ enfasi attribuita comunemente all’appartenenza,  in riferimento all’esito socioculturale del processo di migrazione musulmana in Europa, un'esemplificazione della costituzione di identità plurima. Il fenomeno evidenzia la diversificazione, pluralizzazione religiosa (pluralità delle fedi), ma talora anche all’interno delle stesse fedi: si pensi al  pentecostalismo cattolico o meno nelle chiese di riferimento.  La presenza delle chiese pentecostali e carismatiche è parte di un processo di pluralizzazione religiosa nel quale la cristianità si presenta nelle sue diverse tradizioni culturali. D’altra parte, i processi di inclusione ed esclusione non riguardano il riconoscimento istituzionale nelle Intese con lo Stato italiano ma anche sociale da parte delle popolazioni italiane. E talora l’estraneità dei culti si manifesta rispetto alla realtà socio-culturale circostante come per alcune chiese pentecostali e carismatiche italiane  in riferimento all’aspetto non solo linguistico delle celebrazioni. E nelle diverse fedi rispetto alle diversificazioni interne.

Maria Immacolata Macioti, in riferimento alle difficoltà  di riconoscimento istituzionale e non dei diversi culti e di tendenze razziste che affiorano, osserva: “noi studiosi delle religioni dovremmo affrontare meglio queste tematiche, cercare di comprendere più in profondità credenze religiose, riti, simboli: basti pensare al velo islamico, non necessariamente segno di oppressione della donna ma anche espressione di modernità  o di ipermodernità. Che può assumere molteplici significati. In particolare credo  varrebbe la pena di studiare meglio l’Islam in Italia, in Europa: che non è la riproduzione semplicistica di una credenza diffusa nei paesi arabi o altrove” (pp. 173-174). Diversificazione, pluralità religiosa certo delle fedi in Italia, in cui i luoghi di culto costituiscono delle nicchie non interagenti non solo tra di loro, ma anche con l’ambiente socio-culturale e religioso italiano, per ora  con una distinzione e distanza reciproca. 

A parte i problemi di rilevazione ed analisi sociologica di questo fenomeno, altri sono i problemi che si pongono nella convivenza con le altre religioni su un territorio, non solo sotto il profilo sociale ma nell’incontro con religioni altre cioè con credenti e praticanti altre fedi religiose. Non basta assicurare la “libertà religiosa” e quindi l’esercizio conveniente dei vari culti quanto a luoghi e possibilità di edificare luoghi di culto secondo lo stile proprio di un culto, e fare appello alla “tolleranza religiosa” verso altre forme religiose, la partecipazione a momenti festivi particolari di un culto non come qualcosa di esotico o esoterico, non bastano incontri per azioni comuni su temi interessanti le diverse parti, il “dialogo religioso” riguardanti la comprensione delle varie dottrine (miti e riti), ma ad una persona religiosa interessa qualcosa di più. Cioè entrare nel “fuoco” delle varie fedi religiose per cogliere il “divino” a cui i vari culti cercano di elevarsi e in cui si manifesta. Si richiede empatia, ma anche una più approfondita conoscenza dei miti e dei riti dei vari culti per evitare semplificazioni e incomprensioni reciproche. Si tratta delle religioni degli immigrati della porta accanto o in casa propria per i servizi alle persone. Si vuole convivere pacificamente con i praticanti altri culti religiosi, non solo in una distinzione e distanza reciproca, per praticare un’accoglienza ma “cogliere” il religioso nell’altro che dovrebbe condurre alla scoperta del  Mistero che l’abita. 

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