PAPA FRANCESCO A NAPOLI TRA ENTUSIASMO ED INERZIA
Molto entusiasmo ha
suscitato l’annuncio della visita pastorale
di papa Francesco a Napoli da parte del card. Sepe. Discorrendo con uno stimato
sacerdote napoletano sull'effetto di Francesco negli incontri con le folle ho udito un’inaspettato ma sintomatico ragionamento: “E’
vero, ma questa focalizzazione eccessiva sulla persona del papa non è secondo
lo stile di Gesù, che invece ha confermato i suoi discepoli e li ha inviati in missione”. Forse è effetto di una
concentrazione sulla sua persona da parte dei media, soggiungo, anche per uno stile di Francesco che rompe
con una precedente tradizione per l’abbraccio con la gente e lo stile semplice
di comunicazione. Non a caso alcuni giornali e settimanali statunitensi lo
hanno convintamente dichiarato uomo dell’anno 2013. Non è peccato bucare i
media per parole e gesti intenzionali diffusi nella ricerca di qualcuno che dia fiducia
e speranza in un'epoca di crisi di vere leadership.
Si può pensare che l’osservazione
richiamata nasconda sofferenza per un oscuramento degli operatori religiosi locali di fronte ai
riflettori dei media sui messaggi e i gesti del Vescovo di Roma, Papa della cattolicità venuto dalla fine del
mondo con il suo stile pastorale maturato nell’esercizio episcopale a Buenos Aires. Il problema a nostro avviso risiede nella sintonia o meno con
l’insegnamento e gli atteggiamenti di papa Francesco, e in una responsabile assunzione di tali
insegnamenti da parte dei fedeli. Si ha
l’impressione che talvolta queste parole e gesti siano divulgati più da fonti laiche che in ambiti religiosi. Gioca certo un'inerzia
diffusa perché non sono in primo piano gli operatori religiosi ed è preferibile continuare nelle pratiche
pastorali acquisite. L’invito al cambiamento di mentalità e delle pratiche che Bergoglio porta nella Chiesa non può essere solo frutto di una
conformità esteriore, cioè di un certo
Bergoglismo, ma di un convinto ed intimo cambiamento. E’ una sfida alle varie comunità religiose anche
del nostro territorio, ed una responsabilità se non si entra in sintonia con il suo stile, comunque la si pensi. Una volta si diceva che era richiesta totale obbedienza al papa Vicario
di Cristo, oggi si usa il nome di
Francesco.
Nel corso dell'annunciata visita
pastorale a Napoli, è
stato invitato in modo particolare a dare un contributo alla
formazione dei sacerdoti napoletani, parlando al presbiterio diocesano della
sua esperienza pastorale nella diocesi argentina di cui era vescovo. Di essa, ha confidato all’Arcivescovo di Napoli, potrebbe parlare “per giorno e notte” perché laggiù molto intensa è la vita notturna. Questa visita va
certo preparata - come avvenne in occasione della storica
visita di Giovanni Paolo II nel novembre 1990 - per un incontro che sia un dialogo non solo con
credenti, ma con realtà e ceti periferici dalle carceri ai campi Rom, con i giovani e le famiglie in difficoltà che sempre più bussano alle porte
delle chiese e chiedono almeno
un ascolto.
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