VISITA A UN CAMPO ROM. QUANDO I MORTI STANNO MEGLIO DEI VIVI
Nell’ambito del monitoraggio sulle
condizioni di vita dei Rom nei campi
spontanei napoletani, alcuni rappresentanti del Comitato campano con
i Rom insieme a padre Alex Zanotelli si sono recati il 23 gennaio scorso al campo di via del Riposo – alle spalle del Cimitero di Poggioreale – su una collinetta di rifiuti. Sì, di rifiuti. Una vera e propria discarica abitata, contornata all’ingresso e sulla destra da ammassi di ogni genere. Una bandiera tricolore saluta
dietro alla prima costruzione. In fondo, le misere baracche
sono letteralmente sistemate su strati compressi di rifiuti, riservate agli
ultimi arrivi dalla Romania.
Il campo è abitato da circa
400 romeni di cui 200 bambini provenienti da Calarasi e altre località del
paese, esiste da circa dieci anni ma negli ultimi mesi è cresciuto grazie a nuovi arrivi. Parliamo con giovani madri decentemente
vestite, con i piccoli infagottati in braccio, di cui ci assicurano avere ogni cura. Colpisce la serie di baracche l’una sull’altra costruite
con materiali di risulta, rifugi di fortuna o cuccette, dove a stento c’è
spazio per un lettone quadrato, una cucinetta e la stufa per riscaldare.
Le donne imbacuccate si affaccendano nei lavori di casa e stendono i
panni, mentre gli uomini formano crocicchi per conversare.
Manca l’elettricità, l’acqua viene presa con
grosse bottiglie di plastica da una fontana del vicino cimitero, pochissimi sono i bambini che frequentano
la scuola perché non è assicurato dal Comune il servizio di scuolabus. In una recente visita dell’Assessore alle politiche sociali Roberta Gaeta, che
rimase letteralmente scioccata per simili condizioni di non vita, alle donne promise di interessarsi per la fornitura di
acqua, l’installazione di bagni chimici e di un pulmino per accompagnare i bambini a scuola il prossimo anno. Rimane come punto
interrogativo non solo il modo in cui per traffici vari questi rom si riforniscono dei mezzi
di sussistenza, ma come sia stata possibile la permanenza per anni in simili condizioni, frutto - come
asseriscono alcune teorie per la
devianza - di un calcolo di costi e benefici rispetto alle condizioni originarie nel loro paese.
Per dirla con Bauman, siamo di fronte ad
un'autentica discarica di rifiuti umani ai margini della comunità cittadina,
che sopravvivono in una città lontana e inospitale anche per una difficoltà (non solo finanziaria) ad assicurare loro la prima accoglienza da parte dell’amministrazione comunale,
secondo la “Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti" (in Attuazione Comunicazione Commissione Europea n. 173/2011, predisposta
dall’UNAR Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali nel 2012). E’
stato chiesto dal Comitato al Sindaco
Luigi De Magistris di rendersi conto di
persona in una visita con noi delle condizioni di invivibilità di queste
sistemazioni spontanee delle comunità
Rom nell’area napoletana, in vista di efficaci risposte. Ma cittadini,
associazioni e comunità cristiane non possono tirarsene fuori, devono favorire
processi di inclusione sociale. In un Angelus Papa Francesco ha
detto alle famiglie raccolte in piazza: “Ogni famiglia abbia una casa”. Quando prossimamente verrà
in visita nella nostra città, troverà famiglie di napoletani e
di Rom senza casa?
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