LA CHIESA ALLA PROVA DEI SONDAGGI

tratta da retroonline.it
Sono stati pubblicati nei giorni scorsi i risultati di alcuni sondaggi su comportamenti, ruoli e attese - non solo nei confronti della Chiesa cattolica - riguardanti l’ambito familiare. In primo luogo, il sondaggio condotto per la Univision, principale tv in lingua spagnola degli Stati Uniti, dalla società di consulenza Bendixen & Armandi, in 12 paesi rappresentanti Africa, Asia, Europa (Francia, Spagna, Polonia e Italia), America Latina e Nord America, riportato da Repubblica. In secondo luogo, alcuni primi risultati del questionario mondiale sulla pastorale familiare promosso dal Vaticano per il prossimo sinodo dei Vescovi (5-19 ottobre) relativi ad alcuni paesi europei, e divulgati da SIR, l’agenzia della CEI.

Al di là dei commenti che hanno accolto i risultati, a seconda delle diverse aspettative, cautela si impone rispetto alla rappresentatività di sondaggi a livelli così ampi, sopratutto per il questionario vaticano le cui risposte sono state raccolte e sintetizzate con metodi differenti dalle chiese particolari: dove on-line, dove da parte di riviste (come in Italia Il Regno) e così via. I sondaggi di mercato o di indagine raccolgono opinioni da campioni rappresentativi degli intervistati, nel migliore dei casi, e quindi hanno valore meramente conoscitivo degli orientamenti dell’universo di riferimento, e non normativo come sembra talvolta emergere da alcune  interpretazioni. Possono servire per le strategie e le policies di agenzie sociali, culturali o religiose, come nel caso di quello vaticano sui problemi moderni posti alla pastorale familiare.

A proposito di quest’ultimo sondaggio, non sono stati ancora divulgati risultati per l’Italia, dove la compilazione non è stata omogeneamente sollecitata e realizzata nelle varie realtà ecclesiali, e non solo per il tempo ristretto. Così è avvenuto per quanto riguarda la diocesi di Napoli. La funzione del sondaggio è far venire allo scoperto opinioni, atteggiamenti, comportamenti riguardanti il vissuto familiare dei cattolici e la pastorale nei confronti della famiglia rispetto ad atteggiamenti e pratiche  non sempre condivise. Non sembra che in questi ultimi decenni il laicato cattolico sopratutto in Italia abbia contribuito ad un libero e proficuo dibattito su questi temi, per conservare la legittimazione ecclesiale e non disturbare il manovratore.


Risalta la questione di fondo: i diretti interessati per il vissuto familiare sono i christifideles laici, secondo coscienza e scienza, come si diceva una volta; e qual è il ruolo del magistero e dei pastori della Chiesa che non hanno certo un'esperienza diretta dell’amore umano e delle sue tante componenti (emozioni, sentimenti, donazione reciproca...)? Esse non si possono ignorare, anche se la Chiesa si propone come esperta in umanità. Il cambiamento dei comportamenti e vissuti sessuali e familiari negli scorsi decenni è avvenuto “sottocoperta” con una certa disattenzione ed ambiguità da parte delle stesse istanze ecclesiali, ma anche senza un'acculturazione alla luce di criteri orientativi da approfondire e condividere. In tal modo si è verificata quella discrepanza da molti commentatori rilevata tra insegnamento morale della Chiesa sui temi della famiglia e visione che ne hanno i cattolici nelle varie realtà culturali ed ecclesiali, anche se espressione prevalentemente della cultura occidentale. Non si tratta solo di discrepanza tra norme dell’insegnamento morale della Chiesa e visioni dei cattolici, ma di profondi mutamenti che fanno perno sulla esaltazione della soggettività, sul  primato della coscienza, sulla gestione della propria sessualità orientata alla felicità dei coniugi, sulla fragilità dell’istituto matrimoniale e convivenze di varia natura, sull’accoglienza e comprensione da parte della Chiesa di cosiddetti “irregolari”.

Al di là di richieste e attese di apertura o meno del servizio presbiterale a uomini sposati e donne e cosi via, di normative più o meno aperte per l’accesso ai sacramenti di divorziati e risposati, avvertiamo il bisogno di  ricondurre la tematica familiare ai “mondi vitali” nel senso di emozioni, sentimenti, intimità, comunicazione, comunione, fusione tra i coniugi, e sottolineare secondo l’ispirazione biblica il significato dell’amore umano e della sessualità, nel suo spessore teologale, espressione, incarnazione e testimonianza del divino. Una prospettiva interessante è quella che avvicina sessualità ed eucarestia, secondo testimonianze dei primi risultati dei questionari arrivati alla rivista Il Regno. "Per la Bibbia l’amore umano, anche in chiave sessuale, diventa il luogo reale dell’incarnazione di Dio nella nostra umanità. Non è un caso che l’atto eucaristico supremo di Gesù si esprima con la stessa frase che un marito ed una moglie vivono nell’atto di amore “Questo è il mio corpo dato per te”. Mentre nella tradizione teologica abbiamo fatto di tutto per “spiritualizzare” l’amore di Dio, ampliando di molto la distanza tra questo e l’amore umano" (M.E.Gandolfi, Sinodo sulla famiglia in ascolto. Prime riflessioni dai questionari arrivati in redazione, Il Regno – attualità, 2, gennaio 2014).

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