IO VALGO, IO SONO. DEDICATO ALLE DONNE


La mia presenza a Scampia, caratterizzata nella "quarta età" - dopo il periodo di insegnamento e ricerca - da un maggior contatto con la gente, mi ha riconciliato con il mondo femminile che tra l’altro, osservava una giornalista, appare preminente per le strade e le piazze del quartiere. Ogni mattina recandomi alla Chiesa incontro le madri dei vicini Lotti N e P che con i loro colorati zainetti accompagnano i figli a scuola, e madri  rom che scendono dal vicino campo di via Cupa Perillo. Davanti alla Posta stazionano i primi del mese parecchie anziane in attesa della pensione.

Senza indebite generalizzazioni posso dedurre da questi incontri quotidiani che appare preminente la figura della donna madre e madre di famiglia, che certo non è un disonore ma fa riflettere su una condizione femminile “familista” che trova icona nella figura di Maria Madre di Dio, oggetto di grande devozione. Ricorrono alla Chiesa (in gran parte dal Lotto P) donne in cerca di lavoro, data l’occupazione precaria dei mariti quando non sono in carcere. Una presenza femminile si ritrova tra le insegnanti degli istituti scolastici vicini, nella Ludoteca Il giardino dai mille colori animata dall’intraprendente suor Edoarda, in diverse associazioni che operano per l’animazione sociale e culturale di bambini e ragazzi. Senza dimenticare le catechiste della Rettoria S. Maria della Speranza.
A partire da questo microcosmo di incontri giornalieri (resta però inesplorato il backstage della vita nelle famiglie, con le diverse dinamiche tra i coniugi, genitori e figli, e le relazioni con il mondo sociale circostante), si possono formulare alcune osservazioni di carattere più generale. 

1. La condizione della donna è stratificata innanzitutto in riferimento all’abitare in Lotti di edilizia popolare o in Parchi privati, secondo le condizioni economiche e sociali (senza trascurare le condizioni di sopravvivenza delle donne Rom dei vicini campi, fuori dalla stratificazione sociale), il che denota diverse opportunità di vita o “comunità di destino” (cfr Weber) per i diversi strati sociali. 
2. Non è una scoperta: donna si diventa secondo i diversi percorsi di socializzazione espliciti o impliciti nella famiglia e nei gruppi sociali di appartenenza, basti osservare la crescita delle adolescenti modellate dagli orientamenti ricevuti in famiglia - ma non solo - che riguardano il modo di essere e di comportarsi "da donne". 
3. Anche la popolazione di Scampia non è al di fuori dei grandi processi consumistici e mediatici, si osservi per esempio il totale adeguamento delle donne negli ultimi anni ai canoni della moda del vestire (naturalmente low cost secondo le possibilità economiche), e l’uso generalizzato dei cellulari per comunicare o sentire musica.



Non avendo ricette per promuovere la condizioni femminile senza ricorrere a slogan o termini in voga, si può ricorrere alla distinzione utilizzata nella recente ricerca dello storico dell’economia Emanuele Felice (Perchè il Sud è rimasto indietro, Il Mulino, Napoli 2014) tra una modernizzazione passiva del Mezzogiorno, di carattere esogeno, ed una modernizzazione attiva attribuita a forze endogene del territorio. Si può parlare di  una emancipazione passiva delle donne dovuta ad interventi e forze esterne pur necessari – cioè al corredo di opportunità e servizi sociali da mettere a disposizione delle famiglie – ed una  emancipazione attiva derivante dal potenziamento delle proprie potenzialità e capacità, per dinamiche di empowerment e autostima. Soccorre in proposito un’espressione che campeggia nel salone di CasArcobaleno (animata dalla cooperativa Occhi Aperti e gestita dai Fratelli delle Scuole Cristiane di Scampia per i ragazzi del quartiere: IO VALGO!  Richiama le donne non solo ad un'autostima, ma ad un'intima consapevolezza della propria consistenza e dignità (“Io sono”, secondo il linguaggio biblico), della missione nella famiglia, nella società e nella stessa Chiesa. Emancipazione attiva da vivere cooperativamente nei rapporti tra coniugi e nella più ampia famiglia, anche con qualche manifestazione in più di tenerezza oltre al sostanziale rispetto dell’Altra o dell’Altro.

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