LA LAVATRICE

tratta da comefaretutto.com
Ogni volta che si va alla Ludoteca dai mille colori di suor Edoarda a Scampia si scopre un colore nuovo. Questa volta ho trovato una tettoia sul lato destro con una lavatrice messa a disposizione di alcune famiglie Rom. Incontro Ilena che ogni giovedì mattina da Giugliano porta in macchina indumenti da lavare di quattro o cinque famiglie legate da parentela. Segue tutte le istruzioni della lavatrice e alla fine raccoglie in buste gli indumenti lavati per asciugarli al campo, lasciando tutto come prima. L’iniziativa è dovuta all’interessamento di fra’ Stefano dei fratelli maristi che gestiscono un noto istituto scolastico, sensibile alle condizioni delle famiglie Rom della zona. L’uso della lavatrice viene incentivato con un piccolo rimborso.
Ilena è una donna minuta, ha 29 anni ed è arrivata in Italia quando ne aveva due per sfuggire agli orrori della guerra a Serajevo. Ha sei figli, cinque nati a Giugliano e uno a Foggia. Vive in un campo abitato da venticinque, trenta famiglie Rom, sprovvisto di acqua e luce. Ha cura di mandare i figli a scuola con l’accompagnamento scolastico, e nella scorsa estate ha accompagnato per un mese i figli alla Ludoteca per farli giocare con altri bambini. E’ preoccupata perché il campo è minacciato di sgombero senza predisposizione di alternative, pur avendo subito già tre sgomberi, e le famiglie con donne e numerosi bambini non sanno dove andare. Al di là dell’interessamento di due religiosi (fra Stefano e fratel Raffaele) e naturalmente di suor Edoarda, a suo dire le famiglie del campo non sono visitate da volontari di alcun genere. Percepisce un’ostilità della popolazione circostante che considera tutti i Rom “brutti e cattivi”. “Ma buoni e cattivi - osserva con sapienza popolare - si trovano ugualmente tra Rom e gagè”.
Prima di andare ha cura di dirmi: “Anche noi abbiamo fede. Crediamo in Gesù”. Mette in macchina le buste con gli indumenti lavati e parte per ritornare al campo. Una donna coraggiosa che in una breve conversazione mi ha donato squarci di una storia sofferta e forte, a cui c’è poca attenzione nelle case e nelle chiese circostanti. Intanto vado al campo di calcio per salutare una decina di bimbi da uno a tre anni che giocano con suor Iuliana e altre volontarie. 

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