RELIGIOUSLY CORRECT, TUTTI A MESSA. E POI?


Dopo Letta e Renzi a Messa durante la sfida per la premierhip, anche la coppia Alessandra Mussolini - Mauro Floriani è stata vista domenica scorsa a Messa con i figli nella chiesa di Sant’Ippolito a Roma, dopo la tempesta per l’indagine sulla frequentazione delle baby squillo dei Parioli da parte del Floriani. Un atto “religiosamente corretto”, da parte di cattolici, l’osservanza del precetto domenicale, ma anche la dimostrazione di una famiglia che nonostante tutto manifesta di restare unita. Forse bisognerebbe leggere il recente volume di Massimo Recalcati, Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa. La Alessandra ha dichiarato che non caccia il padre dei suoi figli, ma certo non è più come prima. Vorremmo solo osservare che l’eventuale perdono non può essere a buon mercato, non solo nella vita familiare, per una poco onorevole trasgressione anche penalmente sanzionata.

Interessa primariamente in questa ed altre simili vicende la pratica dell’osservanza del precetto festivo da parte di fedeli cattolici in riferimento ai comportamenti in altri settori della vita. La Chiesa è aperta a tutti, santi e peccatori, e non si chiede all’entrata il certificato di battesimo. All’inizio della celebrazione è previsto un momento penitenziale che spesso per il celebrante e i partecipanti è solo rituale. Per non citare il pubblicano del Vangelo che – a differenza del fariseo - in fondo al tempio riconosce le proprie colpe e si batte il petto, ricordo un mio confratello anziano che angustiato a causa della malattia non sentendosi in pace per diversi giorni coerentemente si astenne dalla celabrazione della Messa. Dobbiamo metterci in fondo alla chiesa e batterci il petto? Non lo so, certo non voler “apparare” (come si dice a Napoli) cioè aggiustare le cose con la partecipazione alla Messa domenicale senza alcun ripensamento (per non dire pentimento), e questo riguarda tutti. Chi è senza peccato scagli la prima pietra!


In secondo luogo, la partecipazione alla Messa festiva, indicatore di appartenenza alla comunità cattolica, sembra irrilevante per la condotta dei fedeli fuori della chiesa nei vari ambiti della vita personale, professionale e sociale, quasi esaurisse i doveri religiosi e gli altri domini della vita avessero regole proprie che non hanno a che fare con la morale. A nostro avviso, abbandonato opportunamente il moralisno di un tempo, sembra prevalere in discorsi religiosi all’interno delle comunità cristiane un’atmosfera soft, accomodante che non scende nelle pieghe dei vari comportamenti forse per non disturbare. Senza voler ricorrere a facili imputazioni di peccato, sembrano sfumare le distinzioni di bene e di male nei vari ambiti dei comportamenti personali e sociali. Fa riflettere nel nostro paese la diffusione della corruzione pubblica da parte di amministratori e politici, imprenditori, che dovrebbero agire per il bene comune. Su un piano più generale riteniamo che la cristianità occidentale nei paesi europei e nord-atlantici si sia accomodata alla situazione di relativo benessere e di autonomia morale frutto di giuste conquiste.


La Messa domenicale, in terzo luogo, per molti risulta l’unico momento per un ascolto della Parola di Dio e della relativa omelia più o meno vivifivicante. Il quesito che ne deriva riguarda le sedi e le iniziative non esclusivamente sacramentali od occasionali per un più profondo e maturo discernimento dei comportamenti privati e pubblici, senza ricorrere ai vari intrattenimenti pomeridiani dei canali televisivi sull’ultimo flirt o delitto. Ci piace far riferimento, senza disconoscimento per le varie iniziative formative dispiegate, ad una sorta di SUNDAY SCHOOL (biblica, teologica, morale) per adulti che innalzi il livello di conoscenza culturale nell’ambito religioso, che allo stato attuale sembra una priorità per le nostre comunità di fedeli. 

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