UN SEMINARIO SU FRANCESCO, RIFORMATORE DELLA CHIESA
Un anno dopo l’elezione
dell’arcivescovo di Buenos Aires Jorge
Mario Bergoglio a Vescovo di Roma e papa
della Chiesa cattolica col nome insolito ma programmatico di Francesco, il portale Mondocattoliconapoli promuove il seminario di studio “Papa Francesco un anno dopo. Venti di cambiamento nella chiesa. Quali
messaggi per Napoli”, con la
partecipazione di Lucio Pirillo, Sergio Tanzarella, Vittorio Liberti, Domenico Pizzuti, per riflettere in maniera non agiografica su questo papa che con le sue parole
e gesti ha saputo suscitare
nel corso di un anno di pontificato l’entusiasmo e la simpatia di credenti e non credenti, ma anche resistenze sottili e silenzi che non significano assensi. Nella
nostra città per esempio non ci consta
che iniziative simili in questa occasione siano state promosse da strutture e gruppi
cattolici.
Durante l'anno sono stati effettuati da
parrocchie e movimenti i pellegrinaggi per gli
incontri dei fedeli con il papa a Piazza
San Pietro, ed i suoi effati diffusi dai media passano con approvazione di bocca in
bocca. Si può pensare di trovarci di
fronte ad una sacra (ma non solo) rappresentazione nell’abbraccio del colonnato
di S.Pietro in cui Papa Francesco, attore principale, parla e incontra fedeli ed ammiratori
illuminati dalla sua parola e confortati dalle sue carezze. Non è solo un effetto mediatico che entra
nelle case e forse meno nelle chiese, ma l’affermazione ed il riconoscimento di
un’autentica leadership a livello
mondiale, consacrata da prestigiose
riviste internazionali "uomo dell’anno" e persino da un settimanale nuovo di zecca (Il mio Papa) targato Mondadori.
Questo suo
presentarsi con semplicità e parole che vanno al cuore dei problemi, nel rigetto di ogni fondamentalismo “poichè la verità su cui fondiamo l’esistenza deve aprirsi al dialogo”, papa Francesco attraverso i media si propone come un risolutore o una risposta alla crisi delle
popolazioni e delle società che
coinvolge valori, attese e speranze. Una
persona cui dare fiducia che può portare riconciliazione nella misericordia alle condizioni e relazioni umane.
Sulla scena napoletana, con
l’entusiasmo si coglie una “distanza” rispetto a quanto visto, udito, celebrato in piazza S.Pietro, nel senso di piena sintonia o
meno con lo stile di papa Bergoglio, perché a casa propria continuano i vecchi vizi, cioè routine religiose, anche per non
attivazione di percorsi innovativi in campo religioso (strategie di
conservazione o inerzia), cioè di cambiamento di atteggiamenti e comportamenti nella linea dell’insegnamento di papa
Francesco. Al di là dell’ammirazione e di
citazioni dei discorsi di papa Francesco, da parte del clero locale si manifestano
talora espressioni dubbiose quasi che
Francesco concentrasse eccessivamente l’attenzione sulla sua persona: un sacerdote mi ha espresso “invidia”, un altro si interrogava sulla
possibilità che finisca questa corrente
di simpatia e di pellegrinaggi per tornare naturalmente al consueto dominio del sacro e dalla figura
clericale; più meditatamente un altro ancora caratterizzava papa Francesco come un
“Cattolico evangelico” perché si può essere cattolici e non evangelici, e forse
evangelici e non cattolici.
Come titolava una prestigiosa
rivista internazionale su papa Francesco come uomo dell’anno, si manifestano
con il suo apparire e operare venti di cambiamento nella Chiesa e non solo
sulla scena dei media o di piazza S.Pietro. Quale cambiamento? E’ il cambiamento di un uomo solo supportato da
milioni di followers? Non solo di stile comunicativo o di approccio empatico ai problemi delle varie condizioni umane: belle
parole e gesti esemplari del Vescovo di
Roma e del mondo, di un buon pastore con l’odore delle pecore. Non si tratta di
buonismo a buon mercato per l’abbraccio di bambini e malati, perché è in
questione l’immagine e le strutture del Vaticano, appannate da scandali, corruzioni, ricerca di
prestigio del potere, pompa esteriore e
lusso. Si dovrebbero riscrivere Le cinque piaghe della santa Chiesa. Trattato
dedicato al Clero cattolicodi Antonio Rosmini (1849) messo all’Indice, abbondantemente messe in luce dai media
moderni.
Non è solo questione di riacquistare la fiducia o il consenso dei credenti, o l'attenzione da parte del
mondo laico, ma di un cambiamento di approccio per il superamento di rigidità
morali dominanti ma anche disattese, di
riforma delle strutture economiche vaticane (vedi IOR) e dei costumi di prelati a servizio della
missione della Chiesa, a partire da se
stesso. La posta in gioco è costituita da questioni strutturali e spirituali di
riforma della Chiesa, è hard e non tanto soft di sorrisi e abbracci.
Sotto questo profilo, papa
Francesco gesuita proveniente dalla “fine del mondo” si può caratterizzare come
autentico “riformatore” della Chiesa non solo a Roma.
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