BRICIOLE DI PASQUA

tratta da designerblog.it
Venerdì Santo, dopo la lettura della Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni, come celebrante ho proposto - alla Renzi - due veloci riflessioni. La prima riprendendo dal Vangelo del sabato prima l’interrogativo dei pellegrini giudei accorsi a Gerusalemme per purificarsi per la Pasqua, che stando nel tempio dicevano fra di loro: “Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?”. Viene oggi alle celebrazioni pasquali - ho chiosato - alle nostre feste liturgiche o negli incontri della vita quotidiana, nelle nostre interiorità. Si tratta dell’appello di fede e alla fede della Pasqua cristiana, del mistero da accogliere nelle celebrazioni e nella vita. Come complemento ho riflettuto sul senso della purificazione, perché sia i giudei accorsi a Gerusalemme sia quelli che avevano catturato Gesù, nel Pretorio non vollero entrare “per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua”, mentre lo portavano ai vari tribunali per la condanna. Impressiona un sistema religioso e sociale di purificazione – rituale si direbbe – che non solo non si apre ad una manifestazione irrituale del divino secondo canoni sacrali, ma condanna a morte l’“Ecce HOMO”. Quale purificazione, quale riconciliazione, al di là della confessione una volta all’anno, non scrollandoci di dosso ciò che ci contamina nel profondo per rinascere alla luce e speranza della Pasqua?

La domenica di Pasqua non mi ha trovato particolarmente ispirato, e ho proposto una riflessione emersa in un colloquio con confratello di fronte alla grande diversità che si manifesta nella vita religiosa e cristiana. Come punti di riferimento rimangono la propria (retta) coscienza e lo stile evangelico di papa Francesco. Rispetto all’appello alla coscienza, sono stato messo in questione: una sincera signora mi ha fatto presente che era rimasta sconcertata perché non volendo io imporre in un colloquio ciò che si deve fare o non fare avevo detto: “non so che dire”, per richiamare ad interrogare la propria coscienza. Forse bisogna più chiaramente e fraternamente offrire criteri di discernimento, al di là del facile appello all’insegnamento ecclesiastico, di ciò che bisogna fare o meno. E’ in questione non tanto la libertà di coscienza, ma una coscienza libera di cristiani illuminati da aiutare, non impancandoci a maestri ma facendoci compagni di strada. Per la Pasqua di Francesco e il significato delle sue parole e dei suoi gesti, coglie nel segno un commento del laico Huffington Post, secondo il quale “Non si capisce la Pasqua di Francesco, la più sociale e impegnata degli ultimi anni, senza questo bisogno fisico, da risurrezione dei corpi, che la tormenta, e senza lo slancio visionario, da risurrezione del mondo, che la proietta verso il prossimo appuntamento con la storia: Gerusalemme”.

Deo gratias!

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