EFFERVESCENZA COLLETTIVA PER CIRO ESPOSITO
tratta da lettera43.it |
Per assenza da
Scampia a causa di un Incontro europeo sul volontariato e la cittadinanza attiva
non ho potuto essere presente all'imponente partecipazione popolare ai funerali
di Ciro Esposito, vittima di una violenza assurda, anche se mi sono giunti gli
echi non solo da parte dei media. Al di là delle cronache e dei commenti d’occasione
per questa emersione di Scampia a livello nazionale a causa di una triste
vicenda che ha stroncato la vita di un giovane tifoso, ma che ha anche messo in
mostra la dignità con cui la madre e la fidanzata hanno affrontato la
sofferenza e la lunga agonia del loro caro (e la partecipazione corale di gran
parte della popolazione del quartiere), ho apprezzato tra l’altro il bianco
vestito con cui la madre ha presenziato all’estremo saluto secondo il rito
evangelico, come è costume in altre culture, e la sua sensibilità religiosa
invocante silenzio e preghiera nella celebrazione del pubblico funerale.
Oltre la partecipazione emotiva
all’evento avverto l’esigenza di qualche ulteriore elemento interpretativo per
comprendere uno dei più significativi momenti di mobilitazione e partecipazione
collettiva del quartiere, se non si vuole richiamare nel novembre 1990 la
visita di Giovanni Paolo II cui è stata intitolata la Piazza dei grandi eventi.
La domanda che affiora riguarda le motivazioni ed il significato di questa
straordinaria mobilitazione collettiva di carattere popolare intorno
all’aggressione, ferimento, sofferenza e morte di un figlio del quartiere. E’
troppo facile fare ricorso alla figura della Grande Madre, se si vuole della
Madre addolorata al letto del figlio per 53 giorni, all’alternarsi di speranze
e delusioni per il combattimento per la vita di Ciro, all’identificazione con
il giovane tifoso ingiustamente colpito, al sentimento di una ferita mortale
che non è solo quella inferta al figlio di Scampia. Ritorna alla mente un inno
medievale che si recita il giorno di Pasqua nella Messa: “Morte e vita si sono affrontati in un prodigioso duello. Il Signore
della vita era morto, ma ora vivo, trionfa”. Uno dei tanti lenzuoli con
messaggi apposti ai cancelli dei condomini recita: Hai combattutto per 50 giorni contro la morte, spesso ci hai lusingato
che stavi bene, poi ti sei aggravato, sorridendo ci hai lasciato. Buon viaggio!
Volendo più
specificamente riferirci ad una nota categoria sociologica possiamo evocare
quella durkheimiana di “effervescenza collettiva” riguardante fenomeni sociali di
carattere fortemente espressivo e coinvolgente, che dà luogo anche ad un nome
nuovo alle cose come alla Piazza Giovanni Paolo II ribattezzata da qualcuno
“Piazza Ciro Esposito”. Questa espressività si è manifestata nei numerosi teli
bianchi apposti dall’inizio a muri e cancelli, per esprimere partecipazione e
condivisione alla sofferta vicenda Ciro e della sua famiglia ed invocante
giustizia. Da questa mobilitazione come effervescenza collettiva deriva anche la
diffusa esaltazione in striscioni di
Ciro come “eroe” accompagnata dalla riproduzione del suo volto giovanile, o
come angelo azzurro come recita
poeticamente in dialetto la scritta di un’altro lenzuolo: Insieme agli angeli sei andato in paradiso. Forse ci manchi, ma fai più
bello il cielo. Ciao Angelo azzurro.
Alla luce di
questa mobilitazione collettiva che si ritrova nei suoi martiri, eroi e santi,
si può comprendere come nascano più o meno spontaneamente richieste di
riconoscimento di eroi e santi, come avvenne in occasione del funerale di
Giovanni Paolo II in piazza San Pietro non solo spontaneamente. Non si possono
liquidare illuministicamente questi fenomeni come “popolari”, senza coglierne
il significato socio-antropologico non solo per la vita di un quartiere, ma per
l’intera società che da un’altra parte celebra l’imprenditore di una produzione
di qualità.
Dai più
disincantati ma non solo è sollevato l’interrogativo se tutte le forme di
questa mobilitazione e partecipazione collettiva popolare siano puramente
spontanee o organizzate. In maniera più spontanea, da singoli gruppi di tifosi
o di abitanti di condomini e Lotti sono partite nella prima fase della malattia
di Ciro le espressioni di partecipazione e condivisione con scritte su lenzuoli
e striscioni. Più organizzata da parte di tifoserie la partecipazione al
funerale che è stato seguito con i colori azzurri. Non deve sfuggire una poco
degna strumentalizzazione politica per scopi di consenso in primo luogo da
parte del Presidente della Municipalità, avv. Pisani, anche per la sua
qualifica di avvocato di Maradona, e dello stesso sindaco De Magistris con
dichiarazioni fuori luogo nel tono al funerale, con la disponibilità
dell’Auditorium della Municipalità per la veglia funebre e della Piazza
Giovanni Paolo II per i solenni funerali. Meno manifesta l’incidenza di
interessi sportivi se non altro per un’esaltazione del calcio nei suoi eroi che
appassiona, aggrega e conferisce identificazione a tanti napoletani ma non
solo.
Onore a Ciro
Esposito e alla sua nobile famiglia in una grande prova.
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