NELLE FORESTE DEL LUPO. ESPERIENZA DI CUSTODIA DEL CREATO
a cura di Giacomo D'Alessandro
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi – 18/30 agosto 2014 – Scorci e racconti da un turno di volontariato ambientale
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi – 18/30 agosto 2014 – Scorci e racconti da un turno di volontariato ambientale
Lettera a Giuseppe Festa
Caro Giuseppe,
sulle tue orme – come un anno fa intrapresi le montagne d’Abruzzo – eccomi giunto, un anno dopo, nel cuore delle Foreste Casentinesi. Qui regna il silenzio degli abeti bianchi, coltivati per secoli dai monaci camaldolesi. Qui la luce si ferma e si frammenta nel fitto strato di chiome e rami. Qui grandi giganti contorti e sventrati dai secoli si ergono, vivi nonostante tutto, forti grandi castagni…
Dieci volontari di ogni età e provenienza si ritrovano qui per due settimane, a fare vita e sentiero insieme, a cimentarsi di fronte al “selvaggio”, a rispondere a una qualche voglia interiore che nessuno sa bene descrivere agli altri.
Siamo qui a curare, a mantenere, a proteggere. Ma cosa siamo venuti a proteggere? Un sentiero che forse mai più percorreremo, un lupo che quasi sicuramente non vedremo, un luogo la cui immensità e memoria, il cui messaggio, è troppo grande da abbracciare. Siamo qui – questa è la verità – a vivere noi stessi, a godere l’essenza di questo mondo, ciò che per diritto tutti dovrebbero godere “naturalmente”, nella loro quotidianità. Facciamo atto di fede – scommessa folle – che è qui (in questo nulla sconfinato e brulicante di vita, di decomposizione e rinascita) il passato il presente e il futuro dell’uomo che vogliamo, che riteniamo autentico. Da qui si riparte, sempre.
Impotenti, e bramanti l’impotenza, di fronte alla natura che regna, che si nasconde e si svela a suo piacimento. Lo credo sempre con maggior convinzione, non c’è atto sociale, culturale, spirituale, comunitario senza passare per quel “faccia a faccia” della creatura sola dentro al creato, con le essenze che si toccano, si compenetrano, si risentono “universo”, “unica direzione”.
Risuonano i tuoi versi, caro Giuseppe. Il tuo Vecchio Grigio che scruta dall’alto il declino della civiltà (“o cosiddetta tale”). E che torna. Torna in sé. “Dura roccia in mezzo a un mare verde di erica, qui sdraiato aspetto il sole, che mi scalderà le ossa…”
Camaldoli. In visita a un eremo millenario
Il portale raffigura elementi di morte e di speranza. L’amore vince anche il male, la morte. Segni di risurrezione. Segni di vita povera. Il tempo del monaco è scandito dalla preghiera, diverso dal tempo dell’uomo e del mondo. […]Il passero solitario si regge sulle virtù e sta sul portale, visto da entrambi i lati. Una cella di 1000 anni fa. Il legno, la stuoia, i caminetti… Una capanna, capanna nella foresta. Una cappella e uno studiolo. Fino al 1970 gli eremiti erano davvero isolati, autosufficienti, mangiavano ciò che riuscivano a coltivare. Erano vegani, rispettavano ogni forma di vita. Sostenuti dalla nobiltà locale, divennero un’élite culturale di studiosi. […] molti di loro oggi predicano ritiri (anche di Yoga) o insegnano teologia all’Università. Cosa doveva essere questo luogo di monaci e forestieri, e cosa sarebbero oggi questi luoghi vivi di famiglie. Imparare a essere eremiti oggi. Eremiti di relazione. Di silenzio attivo. Di pensiero e buonumore.
Casa Santicchio. A riaprire un tratto storico della Via Romea
Tra le chiesette antiche della Valle del Santo. Incombe su di noi la Verna. Giuseppe al telefono mi ha detto che è uno dei luoghi più straordinari che abbia visto.
Aprire un sentiero è sempre un lavoro duro. Il caldo, i graffi su braccia e gambe che iniziano a bruciare, il sudore a colare, le braccia stanche, il rischio di farsi male con gli attrezzi appuntiti, l’avanzata lentissima… Rovi, spine, punte, tutto in faccia. Esausto. Il corpo stanco, tremolante, forte… La foresta è a perdita d’occhio. Uno dei luoghi più straordinari. La Verna incombe. La Verna.
Fatica, pensieri. Sono qui. “Tutto ciò che hai fatto nella tua vita ti ha portato a essere qui ora”, recita una targhetta nel casale. E’ così. Sono fiero e contento di essere qui ora. In smarrimento anche, in lontananza, in distacco, in ricerca interiore. Certo. Per questo viaggio. Per circondarmi di bellezze e stimoli, non di sicurezze e comodità. […] sono circondato a distanza di persone che mi vogliono bene e che mi aspettano. Sono qui anche grazie a loro. Sono qui per loro. Mi riaffido, cosa che faccio troppo di rado. Non mancherà lo Spirito di vita a chi cammina nella via della speranza e della fiducia. In questo credo. “…per fallire meglio” “Per quanto scura sia la notte, splende già l’aurora”. In questo rinnovo la mia fiducia.
Lupi. A Badia Prataglia, ad ascoltare uno studioso parlare del lupo
Un nuovo branco nasce quando un lupo/lupa decide di lasciare il suo branco, o viene allontanato, non si sa per quali dinamiche. La vita va avanti “dalla sconfitta”, dalla solitudine. E dal “cammino”. La natura mi insegna il Vangelo.
Amici. A ripulire il vecchio Mulino sul sentiero Moggiona-Lierna
Mi sta venendo voglia di chiamare gli amici più cari – ho già cominciato. E’ quella voglia che emerge dal “vuoto”, dal “silenzio” che sono venuto anche quest’anno a cercare sui monti e nei boschi. Dal “fare vuoto attorno a sé”, dal desertificare, succede che emergono, spontaneamente, pensiero e voglie evidentemente importanti. A me soprattutto capita che si rinfreschi, rilanci o nasca da zero il desiderio di “fare delle cose” insieme a questo o quell’amico. Condividere delle creazioni. Rimettere insieme dei pezzi o degli spunti già esistenti, dare forma, “produrre”.
Emilio. Sul Monte Falco
Chissà come sta Emilio Gabrielli. Questo simpatico e per me importanteeditore che ho incontrato con la sua libreria mobile a Camaldoli, lo abbiamo soccorso ieri io e mio fratello che stava male, e lo abbiamo aiutato a sbaraccare tutta la libreria. Spero che qualcuno lo abbia aiutato stamattina a caricare e ripartire. […] che passione incredibile un 77enne che dorme nel suo pulmino nel suo tour di vendita…
Volontari. Questo è il nostro 12 giorno da volontari del parco. Abbiamo fatto svariate esperienze, dalla pulizia dei sentieri allo sfoltimento e recupero di percorsi, da incontri formativi sul lupo ad attività sul campo come tracking o wolf howling. Dalla manutenzione del casale alla creazione di zone per anfibi. Sono riuscito anche quest’anno a portare a casa la mia intervista, nientemeno che al Direttore del Parco, Giorgio Boscagli, uno dei massimi esperti del Lupo e dell’Orso.
Ritorno. Partiti di buon mattino dal casale di Montanino, che per due settimane ci ha ospitati […]. E’ stato un tempo di “parco”, di poche persone, grandi foreste silenziose, monasteri e paesini, discorsi e racconti di lupi, cervi, daini e cinghiali; di cartine, sentieri, rifugi, direzioni. E’ stato un tempo di ritmi naturali, di stelle e versi notturni, di solitudine in compagnia. Di lavoro, sì, di servizio gratuito a questo mondo naturale e armonioso che così tanto ha da svelare. E’ stato un tempo di invisibilità. Ma non di insignificanza. Invisibile il lupo che siamo qui a proteggere. Ma che emozione saperne e sentirne la presenza viva attorno a sé…
Chi siamo noi di fronte alla vastità multiforme della natura? La domanda ritorna, la domanda resta, la domanda si arricchisce.
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