Il patto delle catacombe, più attuale che mai

tratta da amoroma.it
di fratel Enrico delle Scuole Cristiane

Domenica pomeriggio un piccolo gruppo di Fratelli, ma rappresentativo: Spagna, Colombia, Giappone, Messico e Usa, è andato alla Catacombe di Santa Domitilla a celebrare un anniversario: il 16 novembre 1965, pochi giorni prima della fine del Concilio Vaticano II, veniva firmato da 40 vescovi, fra cui l’arcivescovo di Nazaret, Hakim, il vescovo di Tournai, Himmer, Massimo IV, patriarca melkita di Antiochia, Hélder Câmara, arcivescovo di Recife (Brasile), e Manuel Larraín, vescovo di Talca (Cile), il "Patto delle Catacombe - per una Chiesa Serva e Povera".
Il "Patto" fu poi consegnato al papa dal card. Lercaro e successivamente firmato da altri 500 vescovi, i firmatari si impegnavano a mettere i poveri al centro del loro operato pastorale ed episcopale e a condurre essi stessi una vita nella maggiore povertà possibile.
É stata la vita consacrata a convocarci per ricordare e celebrare il "Patto": abbiamo pellegrinato per le Catacombe a lume di candela cantando "Vieni Signore Gesù", abbiamo chiesto al Signore di farci strumenti della sua pace; abbiamo ascoltato la parola del Concilio, Lumen Gentium 8. Ci siamo poi divisi in piccoli gruppi per dialogare con il testo del "Patto" per poi condividerne riflessioni e impegni; tutte e tutti hanno apprezzato il testo e hanno sottolineato la sua contemporaneità, ma anche al necessità di arricchirlo con un
linguaggio inclusivo, sottolineando la dimensione della salvaguardia del creato e della Madre Terra, l'importanza di conoscere e combattere le cause della miseria e le strutture mondiali che la generano etc..
Eravamo più di cento religiose e religiosi, pochissimi gli italiani, nel gruppo di lingua italiana eravamo in tre, ed
abbiamo pregato, contemplato, ringraziato e anche chiesto perdono. É stato un bel momento di Vita e di preparazione all'anno della vita consacrata che inizierà il 30 novembre.

Alcuni estratti del Patto delle Catacombe:

Patto delle Catacombe (Domitilla) | Una Chiesa Serva e Povera

Noi, vescovi riuniti nel Concilio Vaticano II, illuminati sulle mancanze della nostra vita di povertà secondo il Vangelo; sollecitati vicendevolmente ad un’iniziativa nella quale ognuno di noi vorrebbe evitare la singolarità e la presunzione; in unione con tutti i nostri Fratelli nell’Episcopato [...]:

Cercheremo di vivere come vive ordinariamente la nostra popolazione per quanto riguarda l’abitazione, l’alimentazione, i mezzi di locomozione e tutto il resto che da qui discende. Cfr. Mt 5,3; 6,33s; 8,20.

Rinunciamo per sempre all’apparenza e alla realtà della ricchezza, specialmente negli abiti (stoffe ricche, colori sgargianti), nelle insegne di materia preziosa (questi segni devono essere effettivamente evangelici). Cf. Mc 6,9; Mt 10,9s; At 3,6. Né oro né argento.

Non possederemo a nostro nome beni immobili, né mobili, né conto in banca, ecc.; e, se fosse necessario averne il possesso, metteremo tutto a nome della diocesi o di opere sociali o caritative. Cf. Mt 6,19-21; Lc 12,33-34.

Rifiutiamo di essere chiamati, oralmente o per scritto, con nomi e titoli che significano grandezza e potere (Eminenza, Eccellenza, Monsignore…). Preferiamo essere chiamati con il nome evangelico di Padre. Cf. Mt 20,25-28; 23,6-11; Jo 13,12-15.

Nel nostro comportamento, nelle nostre relazioni sociali, eviteremo quello che può sembrare un conferimento di privilegi, priorità, o anche di una qualsiasi preferenza, ai ricchi e ai potenti (es. banchetti offerti o accettati, nei servizi religiosi). Cf. Lc 13,12-14; 1Cor 9,14-19.

Consci delle esigenze della giustizia e della carità, e delle loro mutue relazioni, cercheremo di trasformare le opere di “beneficenza” in opere sociali fondate sulla carità e sulla giustizia, che tengano conto di tutti e di tutte le esigenze, come un umile servizio agli organismi pubblici competenti. Cf. Mt 25,31-46; Lc 13,12-14 e 33-34.

Opereremo in modo che i responsabili del nostro governo e dei nostri servizi pubblici decidano e attuino leggi, strutture e istituzioni sociali necessarie alla giustizia, all’uguaglianza e allo sviluppo armonico e totale dell’uomo tutto in tutti gli uomini, e, da qui, all’avvento di un altro ordine sociale, nuovo, degno dei figli dell’uomo e dei figli di Dio. Cf. At. 2,44s; 4,32-35; 5,4; 2Cor 8 e 9 interi; 1Tim 5, 16.

Commenti

  1. chi sono i firmatari di questo nobile gesto è possibile saperlo?

    Grazie! Una religiosa

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