LA MESSA PIU' GRANDE DELLA STORIA. MA NON CONTANO I NUMERI
La chiesa cattolica
nel bene e nel male negli ultimi decenni del secolo scorso e all’inizio del
ventunesimo è entrata nel circuito dei media con la precisazione specialmente
nel nostro paese che ospita la città del Vaticano ed i suoi abitanti. Non c’è
solo Tv2000 e la Radio
vaticana, ma lo spazio che i nostri media, specialmente i canali televisivi,
danno ai viaggi e messaggi papali e meno alla vita della chiesa cattolica
italiana, come ai vari leader politici al vertice di popoli e nazioni, cioè
alle posizioni apicali. Non solo a scopo di informazione di un popolo in gran
parte cattolico per iscrizione battesimale, ma per i messaggi religiosi e
morali che controbilanciano i buchi neri della vita pubblica e privata del
nostro paese. Si potrebbe pensare anche per l’autorità morale di chi siede sul
soglio di Pietro, per il possesso di una riconosciuta leadership secondo
caratteristiche personali, e per la capacità di proporre orientamenti per la
vita privata e pubblica. Al di là degli entusiasmi generati in grandi eventi
religiosi su piazza S. Pietro o meno, resta da verificare quanto effettivamente
questi orientamenti modellino la vita dei partecipanti una volta finita la Messa : Ite Missa est...si
diceva una volta.
E’ chiaro che
questi eventi religiosi non solo cattolici hanno una finalità di rinsaldare e
celebrare pubblicamente una identità ed appartenenza religiosa, il popolo
presente a questi eventi è certo attore insieme al celebrante ma al di là di
canti e preghiere e di qualche testimonianza non è chiamato ad esprimersi come
in tante Messe nostrane. Ci si aspetta la dritta da qualcun altro, per poi
continuare a vivere secondo modelli interiorizzati nella socializzazione anche
religiosa, o per i giovani dai modelli proposti dai media o dal gruppo dei
pari, data la percezione di poca significanza di una tradizione religiosa. Il
problema di fondo non è un insegnamento ex cathedra più o meno illuminato, ma
una più approfondita conoscenza anche culturale del credo cristiano e
sopratutto la formazione di un’opinione pubblica nella chiesa anche italiana
pena l’irrilevanza. Una libertà di espressione su problemi nodali come
sollecitata per esempio da papa Francesco ai cardinali in occasione del Sinodo
sulla famiglia in vaticano. Come affermava il cardinal Martini si auspicano
“cristiani pensanti”.
Un ultima
osservazione sulla comunicazione di eventi religiosi non può ignorare altre
grandi religioni del pianeta che mobilitano in determinate occasioni milioni di
fedeli, come l’Islam per il pellegrinaggio alla Mecca, o l’induismo in
determinate festività, che a noi sembrano folkloristiche ma rappresentano
tentativi di elevarsi al divino.
Sul piano
valutativo della cosiddetta Messa più grande della storia non possiamo non
rilevare che la Cena
del Signore, l’alleanza questa sì di Cristo con tutta l’umanità, non può essere
ridotta a termini quantitativi secondo centinaia, migliaia, milioni di
partecipanti o meno. La Cena
pasquale è stata un convivio con gli apostoli, invito ad una memoria di comunione
all’evento della Pasqua di croce e resurrezione, una memoria sovversiva di
tutti gli accomodamenti e delle ferite alla fraternità umana.
Ci sembra in
conclusione che l’aspetto “plateale” non si addica alla celebrazione della Cena
del Signore anche se non si può evitare in determinate occasioni l’occhio della
televisione.
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