Senza acqua nè luce. Presepe rom
tratta da noleggiobarchecapri.it |
In questo tempo natalizio agitato
da strumentali sollevazioni della “questione ROM” anche nell’area napoletana, dove
note sono le condizioni di degrado e di illegalità nei campi Rom, per
conoscenza ed impegno diretto pro ROM da circa due decenni, ritengo opportuno
mettere alcuni puntini sulle i, cioè
proporre alcuni elementi oggettivanti per un’adeguazione alla verità delle
situazioni e condizioni di vita delle popolazioni Rom, in diverse ondate stabilitesi
in aree marginali e ghettizzanti che non onorano questa città.
Il distacco della fornitura di
acqua e allacciamenti abusivi all’energia elettrica per gli abitanti del campo
Rom di Cupa Perillo, in seguito a discutibili e fuori tempo provvedimenti della
Magistratura - con tutte le conseguenze per la pulizia di donne e bambini e il
riscaldamento delle abitazioni - ha suscitato allarmate reazioni di
rappresentanti delle istituzioni, associazioni e cittadini per la negazione di
elementari condizioni di sopravvivenza che vanno presto ripristinate.
1. Occorre
richiamare che questa che appare oggi una emergenza - per agitazioni di
alcuni Presidenti di Municipalità ma non solo che ha avuto una sponda in alcuni
in organi di stampa - era stata dichiarata con un’ordinanza n. 3678 del
Presidente del Consiglio dei Ministri il 30 maggio 2008, “Disposizioni urgenti di protezioni
civile per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti
di comunità rom nel territorio” delle regioni Lombardia, Lazio e
Campania, e aveva dato luogo ad un censimento che almeno numericamente non
si rileva tale almeno a Napoli (2784 censiti dalla Prefettura di Napoli).
Successivamente questa ordinanza è stata impugnata da alcune associazioni,
e la Magistratura
interessata ha dichiarato inesistenti le condizioni che avevano dato luogo
all’ordinanza con l’effetto di fermare ulteriori interventi non
cantierizzati. L’ignoranza non è ammissibile da rappresentanti
istituzionali, altrimenti si distorce per scopi ambigui la verità dei
contesti sociali e giuridici. Naturalmente esiste una emergenza umanitaria
per le condizioni di invivibilità e segregazione di campi rom autorizzati
o meno, senza dimenticare le diversità temporali di insediamento di gruppi
Rom sul territorio, a partire da quello spontaneo di Cupa Perillo che data
almeno da 25 anni.
2. In tema
di legalità sostanziale per interventi nei campi Rom, la cornice normativa
anche per l’Italia è la “Strategia Nazionale d’inclusione dei Rom, Sinti e
Camminanti 2012-2020. Attuazione Comunicazione Commissione Europea n.
173/2011” (UNAR 2012), che prevede
nell’ambito della Strategia i seguenti 4 assi di intervento: Asse 1. Istruzione: “Aumentare la
quantità e la qualità delle opportunità educative ed il numero di studenti RSC iscritti nelle scuole
di ogni ordine e grado, favorendone la frequenza e il successo scolastico e la piena istruzione”.
Asse 2. Lavoro: “Promuovere la
formazione professionale e l’accesso al lavoro per donne e uomini RSC”.
Asse 3. Salute: “Migliorare
l’accesso ai servizi sociali e sanitari disponibili sui territori e
implementando la prevenzione medico-sanitaria, con particolare riferimento alle
fasce più vulnerabili della popolazione di origine Rom e Sinti”.
Asse 4. Abitazione: “Aumentare
l’accesso ad un ampio ventaglio di soluzioni abitative per RSC, in un ottica
partecipata di superamento definitivo di logiche emergenziali e di grandi
insediamenti monoetnici e nel rispetto delle opportunità locali, dell’unità
familiare e di una strategia fondata sull’equa dislocazione” (Strategia, p.51)
Spetta alle diverse amministrazioni
locali in cui si riscontrano questi insediamenti dare attuazione a questi
interventi con comunicazione e trasparenza ai cittadini, operando avverso impulsi
particolaristici, populistici e razzisti che si manifestano nella società nella
ricerca di capri espiatori delle crisi
economiche e di facili consensi.
E’ noto che per quanto riguarda
il campo di Cupa Perillo è in fase di avanzamento e di attuazione un progetto
del Comune di Napoli che prevede la costruzione di case ed attrezzature per
circa 400 persone nel corso del 2015, approvato dal Consiglio Comunale. Alloggi
dove vivere per periodi delimitati per poi trovare altre sistemazioni secondo
strategie che il Comune e la città metropolitana dovranno elaborare. Rimane
l’obiettivo di superamento o uscita dai campi con pluralità di soluzioni
abitative.
3. Nel
discorso ai rappresentanti dei Movimenti popolari in data 28 ottobre 2014 papa
Francesco secondo lo spirito del Vangelo
affermava: “Questo
nostro incontro risponde a un anelito molto concreto, qualcosa che qualsiasi
padre, qualsiasi madre, vuole per i propri figli; un anelito che dovrebbe essere
alla portata di tutti, ma che oggi vediamo con tristezza sempre più lontano
dalla maggioranza della gente: terra, casa e lavoro. Terra, casa e
lavoro, quello per cui voi lottate, sono diritti sacri. Esigere ciò non è
affatto strano, è la dottrina sociale della Chiesa”. Non si può non notare la corrispondenza con gli
obiettivi di intervento della Strategia di intervento sopra riportati per la
minoranza Rom ma non solo, per cui anche nel nostro territorio si sono
mobilitati gruppi, associazioni Comitati, singoli cittadini. Le dichiarazioni
di papa Francesco interrogano in particolare le Comunità cristiane territoriali
che, al di là di interventi caritativi e da parte di singoli e religiosi, sono
rimaste piuttosto assenti.
4. Un aspetto distintivo del quartiere Scampia ma non solo
è la presenza e l’azione di gruppi ed associazioni, di diversa ispirazione, che
da anni operano per l’integrazione sociale e culturale delle famiglie Rom di
vicini campi con progetti anche originali. Hanno sviluppato una riflessione e
pubblicazioni su vari aspetti della questione ROM. E’ avvertita l’esigenza di
una convergenza di sforzi anche per opporsi a derive populistiche e strumentali,
ma sopratutto per una civile convivenza.
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