Lettera da Calcutta (di Sergio Sala sj)

di Sergio Sala sj

tratta da motherteresa.org
Carissimi,
questo è l’ultimo messaggio dall’Asia, più precisamente da Calcutta, e corrisponde all’ultima interessantissima esperienza di volontariato in una delle opere delle Missionarie della carità, meglio conosciute come suore di Madre Teresa. Si tratta di un’esperienza affrontabile da tutti e consigliabile ad ognuno. Le suore hanno organizzato le cose in modo tale da mettere tutti in grado di dare una mano, da chi può dedicare solo un paio di giorni prima di continuare il viaggio a chi passa alcuni mesi a Calcutta, nella speranza che qualcuno si innamori della causa a tal punto da dedicarci la vita intera. Chi è alle prime armi può limitarsi a lavare i piatti o i panni, ma con l’aumentare dell’esperienza ci si può immergere nella realtà della povertà di strada, interagendo con gli ospiti, intervenendo in qualche emergenza, via via fino ad affrontare le situazioni più delicate.
Le suore orientano sul luogo dove operare (lasciando ampia facoltà di scelta a chi va per la prima volta): portatori di handicap, senza fissa dimora, ragazzi di strada, lebbrosi, malati terminali... In quasi tutte le case c’è una sezione maschile ed una femminile. Il servizio va dalle 8.00 alle 17.00 con tre ore di pausa pranzo. Per chi è interessato pure alla proposta religiosa, la giornata inizia due ore prima con la santa messa e finisce due ore dopo con l’adorazione eucaristica. Lo scorso ottobre scrivevo come a Kandy l’adorazione avesse come sottofondo il suono di rane e cicale; a Calcutta l’adorazione ha come sottofondo il caos dei clacson e del traffico della città. Pare che Madre Teresa si sia opposta a soluzioni più silenziose, un altro modo di stare vicini alla gente che vive in mezzo al frastuono e alla polvere.
Tornando ai requisiti per iscriversi come volontari, non occorre nemmeno conoscere una delle lingue veicolari (inglese, indi, bengali), perché è un ambiente internazionale in cui trovi facilmente uno che parli italiano e che ti faccia da mediatore. Infine ci sono volontari di ogni età: dai bambini accompagnati dai genitori, ai giovani in cerca di orientamenti per il proprio futuro, agli adulti che decidono di passare in questo modo le loro vacanze, ai pensionati che preferiscono svernare a Calcutta piuttosto che in riviera. In quest’ultima categoria ho conosciuto un infermiere francese con esperienza da vendere, il quale ha anticipato di qualche anno la pensione sapendo che poteva continuare ad operare come volontario un po’ in India e un po’ in Francia. Nella settimana in cui ho prestato servizio a Kaligat (il centro di accoglienza è proprio adiacente al tempio della dea Kali), sono deceduti due ospiti e ne sono entrati tre. Quando Madre Teresa ha iniziato, il turnover era molto maggiore, ma i medicinali e la dedizione delle sorelle e dei fratelli rimettono in sesto anche qualcuno che viene dato come spacciato. Molto altro ci sarebbe da dire, ma la cosa migliore è mettere in cantiere un periodo di servizio, a Calcutta o ovunque si trovino le Missionarie della carità.

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