Le donne al sepolcro. Emozioni e affetti sulla via della fede


Nel vangelo di Giovani della domenica di Pasqua è stato letto il racconto della visita di buon mattino di Maria Maddalena al sepolcro, quella dei due discepoli Simon Pietro e Giovanni (Gv 20,1-9), e successivamente è narrata l’apparizione di Gesù alla Maddalena. Secondo i commentatori l’intento dell’evangelista è delineare l’itinenario di Maria Maddalena (e non solo) dal pianto alla gioia nell’apparizione del Risorto, dall’incomprensione alla fede nel Gesù Signore. Riflettendo su questo testo per proporlo ai fedeli, mi è venuto alla luce un tratto molto umano di questo episodio che è spesso trascurato, e riguarda la componente delle emozioni non solo femminili. Maria che di buon mattino si reca al sepolcro manifesta preocupazione per il corpo di Gesù che è stato sepolto, affettività ed emotività che la porta a rendersi conto del corpo sepolto anche per rendergli i dovuti onori. 

Un'amica di Scampia recentemente in una conversazione sulla figura femminile mi faceva presente che le donne nel bene e nel male sono connotatate dal “trasporto” verso gli altri. Anche Maria Maddalena per “trasporto” si reca al sepolcro perchè “ci tiene” a Gesù,  trovando la pietra rimossa - con occhi non ancora illuminati - piangente corre dai due discepoli ritenendo che qualcuno abbia portato via il “mio Signore e non so dove l’abbiano messo”. Ritornata al sepolcro, con calde lacrime si affaccia per guardare dentro al sepolcro; non la consola la parola dei due angeli seduti  là dove giaceva il corpo di Gesù, e in un primo momento non riconosce Gesù che le parla: “Perchè piangi? Chi cerchi?”. Non lo riconosce semplicemente vedendolo. E’necessaria una parola del Signore perchè si faccia luce, provoca il riconoscimento chiamandola per nome: “Maria”. 

La risposta di Maria non è ancora un pieno riconoscimento, è un tentativo di ristabilire l’esperienza precedente, quella terrestre dell’incarnazione. Maria è invitata ad uscire dalla propria tristezza, a non rinchiudersi nel tentativo di far ritornare il passato. Di aprirsi ai fratelli e comprendere la necessità di rapporti nuovi con Cristo. Gesù è risorto, è vivente, glorioso, nella condizione di Signore. Non è più il Gesù terrestre, ma il Signore celeste. Maria annuncia ai discepoli: “Ho veduto il Signore”. La nostra invocazione, la nostra preghiera è appunto al Signore celeste dopo l’incarnazione terrestre. Rimane certo il mistero.
In questa esperienza, in questo itinerario di fede di Maria Madalena, più volte sono citate le sue lacrime sincere, le sue corse al sepolcro e dai discepoli, il suo tentativo di trattenere Gesù che ormai è entrato in una condizione nuova, spirituale, gloriosa, è attivo nella comunità. Anche in Matteo 28,9-10 nell’apparizione di Gesù alle donne nei pressi del sepolcro è riportato il gesto delle donne di affetto e adorazione: si prostrano e abbracciano i piedi di Gesù, e l’appellativo di “fratelli” con il quale Gesù indica i discepoli. Questa trama di incontri e manifestazioni di Gesù alle donne è intessuta di emozioni, sentimenti, affetti verso il Maestro e Signore. Ignazio di Loyola nelle meditazioni sulla vita terrena e gloriosa di Gesù, suggerisce più volte di facilitare “mozioni degli affetti” adeguate ai diversi episodi meditati.

Domenica delle Palme nella nostra Rettoria “S. Maria della Speranza” di Scampia, nella processione con i rami di olivo mi sono fatto accompagnare all’altare da due donne partecipanti sottobraccio, per non restare solo in coda alla processione. Un’altra partecipante, apprezzando il gesto, mi sussura: “Anche il contatto fisico è importante”. In questa luce, al di là delle polemiche, si può comprendere il gesto fuori programma delle suore di clausura nel duomo di Napoli il 21 marzo che, come le donne al sepolcro, per affetto e rispetto sono  corse ad abbracciare all’altare papa Francesco, che non sembra averle respinte. Sia lodato papa Francesco!

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