Il "mal ton" di Renzi
Non è una
“bella natura” quella di Renzi, ha chiosato Bersani dopo l’annuncio della
fiducia da parte del Consiglio dei Ministri per l’approvazione celere
dell’Italicum. Non è certo principalmente questione di “bon o mal ton” da
parte di Renzi nelle relazioni politiche, che pure ha il suo peso, ma di
esercizio del potere da una posizione dominante rispetto alla minoranza del suo
partito, secondo la categoria del “potere personale” che è invalsa nella vita politica. E di un modo di concepire i rapporti tra Premier, governo
e Parlamento, che di fatto dà la guida al Primo Ministro e abolisce una Camera
per poter più efficacemente governare.
Fondatamente è
stato rilevato che nella diatriba interna al PD sono in questione diverse
“culture politiche” di cui per la minoranza Pd si individuano le radici
storiche, mentre per Renzi ed i suoi affiliati sfuggono i connotati
(partito della nazione, pigliatutto) anche se non manca un disegno politico. Da
parte mia sento più vicina la cultura del “cattolicesimo democratico” del
Presidente della Repubblica, che il 1 maggio non si esibisce all’inaugurazione
dell’Expo 2015 di Milano, ma riceve le rappresentanze degli “uomini del
lavoro” secondo l’affermazione della “Laborem exercens”. Il cambiamento non va
programmato con leggi e norme dall’alto, ma parte dalle donne e
dagli uomini del lavoro in cammino, cui si deve rispetto e onore; e primazia
sul “capitale” finanziario in movimento nel globo.
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