Il Vangelo delle donne a Scampia
Mercoledì 27 maggio alle ore
18.45 presso il Centro di formazione “Alberto Hurtado” di Scampia è stato presentato
in anteprima il volume I Vangeli. Tradotti
e commentati da quattro bibliste, a cura di Rosanna Virgili, Ancora, Milano
2015. Le autrici sono quattro giovani donne bibliste, docenti in Facoltà teologiche
italiane: Rosalba Manes, Annalisa Guida, Rosanna Virgili, Marida Nicolacci. E’
la prima traduzione e commento del testo evangelico in italiano nel nostro
paese condotta interamente da bibliste.
La scelta della location di Scampia per la presentazione
dell’opera, secondo la biblista napoletana Annalisa Guida, assume il
significato di “una periferia che parla alle periferie”, una traduzione del
Vangelo che in un linguaggio popolare torna a farsi interprete del linguaggio
popolare, cioè capace di farsi comprendere da ciascuno “nella lingua nativa”
come nell’evento della Pentecoste. Questo tentativo – si sottolinea - è
promosso da un’altra periferia “quella delle donne nella chiesa, ma anche in
moltissimi casi, nella società civile, quella delle tante donne laiche che
lavorano e impiegano un autentico ministero al servizio della Comunità umana,
civile ed ecclesiale, non sempre adeguatamente riconosciuto; ma anche quella
delle donne consacrate – religiose o laiche – che per secoli sono state escluse
da qualsiasi forma di approccio allo studio della Bibbia”. Dopo la restituzione
della Parola di Dio al popolo di Dio data dal Concilio Vaticano II, e le
sollecitazioni di papa Francesco alla Chiesa ad “uscire” verso le periferie,
anche le donne “prendono parola nella chiesa” con la loro preparazione,
sensibilità ed esperienza di vita.
Uno dei meriti non secondari
dell’opera è la traduzione del testo originale in una lingua italiana fluente e
suggestiva. Il commento è fondato su un’accurata analisi del testo, condotta
con sensibilità e intuizioni femminili, con una particolare attenzione alla
presenza straordinaria delle donne nel racconto evangelico. Naturalmente anche
questo “Vangelo delle donne” è per tutti, maschi e femmine, anche se a nostro
avviso non si tratta solo di evidenziare questa presenza, ma la questione posta
dall’evento stesso del Messia Gesù di Nazareth per la società di oggi.
Senza cedere ad enfasi che non ci
appartengono, VERE DIGNUM ET IUSTUM EST che le donne prendano parola nella
chiesa, non solo quelle studiose, anche se con il loro aiuto. Bisogna
sinceramente gioirne per trarne consolazione dalla buona novella per le donne trasmessa
da questa lettura. Non è inutile ribadire da un punto di vista conoscitivo che
è legittimo questo tentativo di leggere la presenza delle donne nel racconto
evangelico, perché la conoscenza di qualsiasi realtà anche di quella biblica
dipende dalle domande che ad essa si pongono, e da questo punto di vista
l’opera va valutata, cioè dalle risposte alle domande poste al testo
evangelico. E da un particolare “punto di vista” maturato dalla sensibilità ma
anche dalla sofferenza delle donne assunta dalle bibliste. Non facilmente
questa lettura scalfirà le sicurezze secolari degli ecclesiastici nella
conoscenza e trasmissione dei racconti evangelici, ma anche di porzioni di
popolo di Dio indottrinate in un certo modo dai primi. Per capire questo
rovesciamento di posizioni, si può far riferimento alla categoria sociologica
di “campo religioso”, fondata per assunzione sulla distinzione di soggetti
depositari del sapere religioso, e soggetti fruitori del sapere religioso
trasmesso dai primi, anche se in decenni a noi vicini hanno avuto luogo non dappertutto
tentativi di partecipazione e democratizzazione del campo religioso, anche per
una maggiore partecipazione delle donne alla vita sociale e culturale.
Si tratta di diffondere a tutti
livelli questo sapere religioso ma soprattutto il punto di vista delle donne
che leggono il Vangelo. Dai maschietti di tutte le età – oltre l’abbandono di
ogni forma di presunzione in questo campo - è necessaria una vera empatia con
le donne che formano le comunità cristiane, anche se un dubbio può affiorare,
se questa non sia impedita da una mancata “conoscenza” delle donne. Nello
stesso tempo sono convinto che questa empatia e penetrazione dell’universo
femminile in ogni caso è possibile, ed un convenire delle diverse letture -
maschili o femminili che siano - senza esclusivismi è augurabile nell’approccio
alla Buona novella che non è un possesso di alcuno.
Comunque, “CHAPEAU” a queste
bibliste!
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