SERVIR: IL JESUIT REFUGEE SERVICE (JRS)
di padre Adolfo Nicolas
Preposito Generale della Compagnia di Gesù
Preposito Generale della Compagnia di Gesù
Noi gesuiti crediamo che aprire le porte a un migrante forzato non
sia solo un valore cristiano, ma prima di tutto un valore umano, che
riconosce che tutti noi abbiamo il diritto di essere accolti, non
perchè facciamo parte di una specifica famiglia, gruppo etnico o
comunità religiosa, ma semplicemente perchè siamo essere umani che
meritano accoglienza e rispetto. E questo è fondamentale.
Nel rispondere alle diverse necessità, spesso trascuriamo di
considerare ciò che accomuna tutti gli esseri umani, il nostro
bisogno, come individui e come comunità, di essere amati e di amare.
L’ospitalità è essenziale per accompagnare i rifugiati, che
cercano asilo dalle persecuzioni, dalla guerra e dai disastri
naturali. Io ho detto parecchie volte che c’è qualcosa che è
comune a tutti gli esseri umani. Tutti soffriamo, tutti amiamo. E
tutti siamo in crescita. Questo corrisponde ai servizi che fa il JRS.
L’ospitalità è essenziale per accompagnare i rifugiati, che
cercano asilo dalle persecuzioni, dalla guerra e dai disastri
naturali. Il JRS, nel suo servizio ai rifugiati, è ospitalità del
Vangelo in azione.
Noi per primi, con la nostra presenza nelle comunità rifugiate,
aprendoci alle loro vite, diamo testimonianza dell’atteggiamento
che vorremmo vedere negli altri. L’incontro personale è
fondamentale per superare gli stereotipi. Se non vogliamo che i
rifugiati siano considerati solo un peso per le comunità che li
accolgono, è urgente creare uno spazio in cui i rifugiati abbiano la
possibilità di stabilire con i membri delle comunità che li
accolgono delle relazioni di parità e di reciprocità.
E qui vorrei dire che c’è molto da imparare dai rifugiati,
molto. I rifugiati hanno perduto tutto, eccetto la loro umanità.E
questo è quello che noi vogliamo imparare. E’ proprio questo.
Forse noi abbiamo più cose, però forse meno umanità. E allora
l’incontro con i rifugiati non è un incontro verticale, ma
orizzontale. Siamo allo stesso livello, e forse noi abbiamo perduto
qualcosa di molto importante, che loro ci possono insegnare.
Pure in un clima di crescente timore e scontento nei confronti
dei rifugiati, nel mondo molte comunità rispondono con comprensione
e compassione ai flussi di migranti forzati che entrano nei
rispettivi Paesi. In Francia, molti volontari (famiglie, comunità
religiose) aprono le proprie case per periodi limitati, dando così
ai rifugiati la possibilità di rimettersi in piedi. Il progetto
“Welcome” è una di queste esperienze. In Libano, alcune comunità
hanno acconsentito che le proprie moschee divengano centri educativi
per i bambini rifugiati dalla Siria che non troverebbero posto nelle
già sovraffollate scuole pubbliche. Questa è l’esperienza del JSR
e per questo motivo è importante incoraggiare iniziative di
ospitalità e di solidarietà a tutti i livelli.
Alle volte abbiamo bisogno di ricordare quello che ci dice
l’Antico Testamento, che anche noi siamo stati rifugiati. Non c’è
nessun Paese nel mondo che non abbia ricevuro l’aiuto di altri
Paesi. La migrazione non è un fenomemo del ventesimo secolo, ma è
da millenni che noi siamo migranti. Da millenni. (...) E’ una sorta
di catena di cui tutti noi siamo parte. Per questo parlare dei
migranti come qualcosa di nuovo, come persone che vengono a
profittare del nostro benessere è dire troppo. Non è vero. Noi
abbiamo approfittato. E’ normale per l’umanità aiutarsi a
vicenda. E così che l’umanità si sostiene.
Però la nostra società non è solo un gruppo di individui o di
famiglie, ma è organizzata in comunità nazionali. Vogliamo che le
nostre società siano inclusive, basate sull’eguaglianza, sulla
giustizia e sulla dignità dell’uomo Per questo chiediamo ai
governi di creare le condizioni perchè questo avvenga e di
assicurare a tutti le stesse opportunità. (...)
Dobbiamo continuare a chiederci come noi possiamo influenzare con
creatività, efficacia e credibilità i valori delle culture in cui
operiamo. che spesso sono di segno opposto. Siamo convinti che quando
le comunità locali trovano il modo di superare le barriere di
ingiustizia create dalle istituzioni creando relazioni autentiche
contribuiscano a produrre dinamiche positive importanti per il nostro
futuro comune. Questo noi chiamiamo ospitalità: uno slancio che crea
rispetto reciproco tra chi ospita e chi è ospitato, che spinge ad
aprire la porta per condividere cibo, spazi, conoscenza, sia nei
momenti di benessere e tranquillità che nelle situazioni che sfidano
a superare i limiti della nostra umanità.
(dal Raporto annuale 2015. Attività e servizi del Centro Astalli, pp.
106-108)
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