Divorziati risposati: chi discerne chi


 


Ho letto il n. 84 della Relazione finale del sinodo dei vescovi sulla famiglia, che titola correttamente “Discernimento ed integrazione”, in cui il richiamo alla piena integrazione dei battezzati divorziati e risposati nella vita della chiesa è la chiave interpretativa della riflessione in merito allo stesso discernimento per il loro accesso alla comunione nella celebrazione eucaristica del popolo di Dio. Nell’omelia nella Messa di domenica nella basilica di San Pietro per la conclusione del Sinodo, papa Francesco ha ribadito ed illuminato questo orientamento coniugando “Misericordia ed inclusione” più ampia nella vita della chiesa.

Un primo rilievo per meglio comprenderlo attiene l’origine e la natura del documento elaborato ed approvato dall’Assemblea dei vescovi della chiesa cattolica, che punta a regolare in questo paragrafo della Relazione finale il dibattuto accesso - non solo nel corpo ecclesiale - dei divorziati e risposati alla Comunione col corpo di Cristo. Ricorrendo alla categoria sociologica di “campo religioso” (Bourdieu), i rappresentanti del campo religioso per definizione statuiscono ciò che è religioso o meno, ciò che è ammissibile o meno nelle pratiche religiose come i sacramenti da parte dei fruitori, con la consultazione o partecipazione o meno dei fedeli alle decisioni. Al di là di ogni retorica celebrativa, è questo il significato o senso dell’Assemblea dei vescovi e della Relazione finale che va letta in questa ottica regolativa, anche se con l’indicazione della necessità di un discernimento illuminato razionalmente e spiritualmente caso per caso, per l’ammissione alla Comunione dei battezzati divorziati e risposati.

In secondo luogo, nel linguaggio del documento non si fa esplicitamente riferimento, nell’ottica di integrazione indicata, alla loro ammissione o meno alla piena partecipazione alla celebrazione eucaristica con la santa Comunione, anche se presenta le basi che la rendono possibile. Il motivo può essere non solo la diversità dei casi delle coppie, ma delle culture, istituzioni e mentalità nelle diverse aree del pianeta in cui la Chiesa vive. Si ha quasi l’impressione, per la stessa diversità di orientamenti del corpo vescovile, che non ci si voglia bruciare le mani, perché - ci si consenta - il matrimonio, l’amore coniugale, la memoria del corpo donato dal Cristo scottano in quanto attingono al divino.

In terzo luogo, per quanto attiene il percorso di accompagnamento e discernimento nel paragrafo 86 correttamente si osserva che “orienta questi fedeli alla presa di coscienza davanti a Dio. Il colloquio con il sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere”. L’origine e la natura del documento sopra illustrate potrebbero far pensare che il discernimento lo compiono in sede finale i rappresentanti della Chiesa, che nel processo di accompagnamento sono solo orientatori o facilitatori per una presa di coscienza davanti a Dio, di un giudizio corretto per una piena partecipazione alla vita sacramentale della Chiesa, e quindi per una responsabile decisione che spetta alle coppie che hanno operato il discernimento nel contesto di una comunità cristiana, che apra gioiosamente all’incontro con l’Amore che riscalda ogni amore umano. A nostro avviso tra i criteri del discernimento, oltre quelli indicati nei paragrafi del documento, è certo da valutare e valorizzare il legame di amore della coppia (forte come la morte, secondo il Cantico dei cantici) ed il desiderio sincero dell’eucarestia per la loro vita personale e di coppia di cui hanno sofferto l’esclusione, che talora emergono in questi incontri di accompagnamento e discernimento. In fondo in fondo è in questione l’Amore umano e divino, che va fatto emergere e crescere, e di cui non siamo padroni ma servi.

Sant’Ignazio, maestro di discernimento spirituale, illumina anche con le regole che hai enucleato questi percorsi perché le coppie di divorziati e risposati ma non solo possano trovare - secondo la meditazione dell’Amore negli Esercizi spirituali - la corrente divina che attraversa le relazioni di amore.

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