Perché Francesco si trova a dover riformare la Chiesa


La rilevanza e la leadership mondiale, religiosa e sociale, di Jorge Mario Bergoglio, dopo appena due anni di elezione a vescovo di Roma e a presidio di unità e carità per l’intera chiesa cattolica, al di là delle cronache quotidiane dei suoi messaggi e gesti, inducono a riflettere sul fenomeno FRANCESCO nel contesto delle sfide alle società religiose e civili del nostro tempo. Per darcene una ratio al di là delle emozioni del momento e alle prese di posizione private e pubbliche.

Trattandosi fondamentalmente di un’autorità religiosa, in sociologia sono definiti diversi tipi di legittimazione del potere (elaborati da Max Weber) nella vita sociale: legittimazione razionale-legale, legittimazione in modo tradizionale, legittimazione in modo carismatico; a cui corrispondono i tipi ideali del sacerdote, dello stregone, del profeta.
Il sacerdote è l’autorità religiosa di funzione che si esercita in un’impresa burocratizzata di salvezza, o comunità di credenti. L’autorità istituzionale di tipo sacerdote per definizione è quella che gestisce il religioso nel quotidiano e ne assicura la continuità, mentre l’autorità carismatica di tipo profetico introduce una rottura nella gestione quotidiana.
Nel caso di papa Francesco chiaramente la sua autorità religiosa fa riferimento alla categoria di sacerdote, e la sua elezione al soglio petrino si fonda su una legittimazione legale-razionale per lo scrutinio maggioritario che ha conseguito da parte del conclave dei cardinali, anche se sotto le volte della Cappella Sistina al canto del Veni creator spiritus. A nostro avviso, senza indebite estensioni ed esaltazioni, si possono individuare tratti di autorità carismatica per l’aura riconosciuta alla sua figura.
Altri tipi di autorità religiosa si possono individuare e devono essere utilizzati con cautela. In ragione della missione a lui affidata e che si è assunto esplicitamente, a papa Francesco si attaglia la denominazione di “riformatore”, su cui la storia darà il suo giudizio. Diversi tratti concorrono su un piano analitico a definire la figura religiosa di papa Francesco, che viene dalla fine del mondo e si è posato sul colle Vaticano con le sue strutture ed istituzioni curiali.

Merita qualche approfondimento la sua opera riformatrice della vita e delle istituzioni della Chiesa cattolica, che nel corso della sua storia bimillenaria è stata perseguita da diversi pontefici secondo i bisogni del tempo, alla luce dell’effato “Ecclesia semper reformanda”. Perchè proprio in questi ultimi anni, dopo pontefici anche santificati, è stato avvertito questo bisogno di riforma – non solo in senso razionale e funzionale alle strutture della chiesa - dei comportamenti, dei costumi, degli stili di vita di prelati e semplici cristiani, ed affrontato con determinazione da papa Francesco? Trasformerei la domanda in questo modo perché coinvolge tutti: quale contributo hanno dato in questi ultimi decenni (ad una vita cristiana più coerente se non radicale, alla riforma delle strutture ecclesiastiche, ad una governance partecipata della comunità cattolica, alle pari opportunità per le donne nella chiesa) gli Episcopati continentali e nazionali, comunità parrocchiali locali, ordini religiosi, movimenti di spiritualità, associazioni di ispirazione religiosa, facoltà di teologia. riviste di varia ispirazione? Si sono rivelati forse succubi di un’architettura religiosa cristallizzata di potere e gerarchie, erroneamente identificate con la Chiesa tout court?

Ognuno ha coltivato il suo orticello cercando di non disturbare il manovratore, ed eccetto alcuni circuli minores (veramente minori) di cristiani che richiamavano gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, non sembra che ci siano state grandi elaborazioni ed apporti, perseguendo piccole convenienze per un quieto vivere personale e collettivo. A nostro avviso, in più ampia visione, si può ritenere che le cristianità europee ed occidentali si siano adagiate su un moderato e diffuso benessere senza grandi slanci e volontà di cambiamento religioso e sociale, facilitato da un  clima culturale (berlusconiano) di appiattimento dei valori.

Nel discorso di Firenze ai delegati del Convegno della chiesa italiana, che ribadisce  lo spirito evangelico della vita cristiana, con chiaroveggenza Francesco ha denunciato la ricerca ossessiva del potere, dell’immagine, del denaro, che ha connotato atteggiamenti di rappresentanti della chiesa italiana ma non solo. Nell’Angelus di domenica 8 ottobre il papa ha confermato la volontà di perseverare con determinazione nella riforma della chiesa con l’aiuto dei suoi collaboratori e del popolo di Dio. Riforma che non riguarda solo strutture sociali ecclesiastiche con leggi e decreti, ma sopratutto strutture o modelli mentali, per dirla con Bourdieu habitus: disposizioni frutto di prima socializzazione, e nel nostro  caso di socializzazione nella vita ecclesiastica secondo le mete mondane richiamate da papa Francesco.

In conclusione, è tempo propizio (KAIROS) di Riforma della chiesa, una sfida a cui tutti siamo chiamati a partire dalle comunità locali, per ridare splendore ad Ecclesiae vultus, perchè non sia solo il disegno di un papa Riformatore, e la vita continui come niente fosse.

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