Tutti in campo per Napoli


Conversando qualche giorno fa con il mio barbiere, a un certo punto mi sussura all’orecchio: “Disprezzo la politica, sono tutti ladri...”. Manifestazione di disgusto e sfiducia diffusa ma inconcludente. Alcuni giorni dopo partecipo al convegno “Tutti in campo per Napoli”, promosso dall’aggregazione di associazioni Per Napoli raccolta intorno ad Umberto Ranieri, un politico napoletano “migliorista” che conosco da anni e che presiede la Fondazione culturale Mezzogiorno Europa. Per circa tre ore si sono succeduti interventi di rappresentanti di associazioni e comitati, interessati per storia ed incarichi ricoperti  alle prossime elezioni comunali. Sono intervenuto come cittadino abitante in una periferia come Scampia. L’orizzonte più o meno esplicito erano le primarie del PD per la scelta del candidato sindaco, un partito recentemente commissariato dalla sua direzione centrale, con un una nebbia non ancora diradata di pretendenti alle primarie, fatta eccezione per la partenza sprint di Bassolino, ex sindaco di Napoli ed ex governatore della Regione, ormai più che sessantenne.

Il problema da questo punto di vista è quello di una classe politica che voglia essere dirigente e si presenti all’opinione pubblica per il governo della città con un chiaro programma da attuare nel corso di una sindacatura, attorno a cui aggregare un consenso per governare. Non è questione solo di un leader riconosciuto, che certo al momento non si intravede, e a nostro avviso neanche di età o generazioni, se è stato affermato nel corso del Convegno che possibili aspiranti quarantenni non riescono a mettersi d’accordo per la convergenza su un nome. Certo bisognerebbe far emergere una classe politica ed amministrativa che pur esiste per esperienze amministrative e politiche, ma dispersa e divisa, senza rivolgersi al Masaniello di turno, o rivolgersi ad alcune esperienze esemplari della società civile come quella della mobilitazione della popolazione del rione Sanità promossa anche da parroci napoletani, anche con la promessa di qualche posto in lista. Siamo alla frutta se il referente politico non è un partito politico, ma l’effervescenza della società civile che attende una rappresentanza.

Il problema di un’aggregazione politica che voglia governare riguarda allora la “Rappresentanza” che si vuol dare ai diversi strati sociali, ai loro interessi e bisogni in una visione di “bene comune” di una cittadinanza, che non si può ridurre al consenso di lobby professionali, ad interesssi forti economico-finanziari, a media influenzanti l’opinione pubblica. Occorre quindi, a nostro avviso, una chiara “scelta di campo”, che riguarda una visione della società e della polis democratica, nel senso di:
- eguaglianza e universalismo dei diritti/doveri
- opportunità da diffondere specie per il lavoro delle nuove generazioni
- dirittti fondamentali da assicurare
- un bilanciamento a favore delle fasce più deboli della popolazione, che sono pur sempre cittadini metropolitani pur abitanti in periferie urbane, secondo lo spirito della nostra Costituzione.
Si tratta di conquistare il consenso non solo con proclami ma con il contatto vivo con il ventre o pancia della città, dalla Sanità a Ponticelli a Scampia, di giovani e adulti disoccupati, di madri di famiglia con il carico di figli e il marito in carcere, del piccolo commerciaante o artigiano, di strati di classe media impoverita, ma anche di giovani imprenditori che rischiano in progetti innovativi, del mondo della scuola e della formazione, dei nuovi cittadini immigrati.

Non è solo questione di comunicazione politica più o meno efficace nell’era dei social media per vendere qualsiasi prodotto, ma di attuare la promessa di una polis democratica non ridotta ad un uomo solo al comando con un cerchio magico di fedelissime/i. Si tratta di rendere credibile la politica o il governo amministrativo e politico facendo differenza rispetto all’indifferenza, ricostituendo fiducia possibile nel governo democratico, coinvolgendo le organizzazioni di rappresentanza di interessi tradizionali o meno, nuove aggregazioni di cittadini che esprimono bisogni ed aspettative diffuse. Si richiede passione dopo tanta stanchezza, frammentazione ed immobilismo della/nella città, se si vuole fede in una mission civica da onorare in un governo di partecipazione democratica. Possiamo sperare che ci saranno tali politici con il supporto di cittadini responsabili?

Commenti

Più letti