Quarto non è un fatto di provincia
La vicenda ingarbugliata del
Comune di Quarto (40.000 abitanti) conclusasi con la resa tra le
lacrime della sindaca Rosa Capuozzo non è un fatto di provincia, per
dinamiche non solo politiche da chiarire, semmai di una provincia
meridionale per alcuni caratteri del territorio e del tessuto
sociale. In questo caso, come in quello romano, sembra quasi che i
padri (partiti) divorino i popri figli (amministratori eletti con il
proprio simbolo), o se si vuole che il Davide di turno ceda di
fronte al Golia delle macchine partitiche o di chi manovra
nell’oscurità i fili di un Direttorio politico “ragazzino”.
Alla faccia della chiarezza o trasparenza democratica, le dimissioni
di sindaci – come quelli di Roma e di Quarto – non sono
avvenute per la sfiducia patente dei rispettivi Consigli ma per la
sfiducia dei partiti o movimenti di riferimento che hanno sottratto
ai Sindaci il terreno goccia a goccia per l’abbandono di assessori
e consiglieri che hanno fatto venire meno la maggioranza.
Sono da chiarire sul piano politico i giochi o le dinamiche che
sovrastano gli individui per non limitarsi alla cronaca degli scontri
con gli aspetti umani, perchè donne o uomini in seggi
amministrativi possono pure versare lacrime dopo aver combattuto
chiare battaglie. A nostro avviso sintenticamente nelle vicende
politico-amministrative citate emergono aspetti riguardanti il
rapporto tra centro e periferia da parte di formazioni partitiche (o
quasi) come i 5 stelle, cioè il controllo del centro sulla
periferia, che comprende il problema cruciale della selezione
della classe amministrativa, per esempio nella composizione delle
liste per le tornate elettorali locali. E’ da evidenziare in questo
caso meridionale una difficoltà dei centri partitici di leggere la
realtà sociale e culturale del Sud, anche se i nostri Fico e Di
Maio provengono da quelle terre.
Nella buriana mediatica su questa vicenda, c’è un convitato di
pietra che non è stato sufficientemente scoperto – come un rumore
di fondo - riguardante il radicamento e la penetrazione delle
organizzazioni criminali nell’attività amministrativa con due
scioglimenti del Comune di Quarto per infiltrazioni mafiose
risalenti al 1992 e 2013, il sostegno di imprenditori con
contiguità ambigue al Consigliere più votato nelle elezioni
amministrative del 2015 che configura voto di scambio. Ed è
sintomatico dell’illegalità diffusa nel tessuto sociale
l’illecito edilizio compiuto dal marito della sindaca e condonato
in maniera poco chiara. In conclusione, se la Magistratura e la
politica devono fare il loro dovere nel contrasto ai clan della
criminalità organizzata, è da auspicare un risveglio della c.d.
società civile del territorio non solo in occasione delle elezioni
amministrative che saranno convocate, ma con chiare prese di
posizione e mobilitazioni contro la camorra non solo a slogan, ma
per l’affermazione della legalità nelle relazioni sociali che è
un bene comune, superando le zone grigie del comportamento sociale.
P.S. Cavallarescamente sarei tentato di concedere l’onore delle
armi alla ex-Sindaca Rosa Capuozzo, ma c’è qualche neo poco
chiaro.
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