A Reggio Calabria due laboratori sull'accoglienza dei ROM
Il 30 e 31 maggio scorsi ho partecipato a Reggio Calabria al
LABoratorio ROM, il terzo dopo Torino e Roma, promosso
dall’Associazione 21 luglio per i diritti umani di Rom e Sinti in
Italia, che per la prima volta ho incontrato per allargare la mia
conoscenza di associazioni operanti pro Rom nel nostro Paese. Questa
Associazione
è
impegnata nella promozione dei diritti delle comunità rom e sinte in
Italia, principalmente attraverso la tutela dei diritti dell’infanzia
e la lotta contro ogni forma di discriminazione e intolleranza.
Composta
da rom e non rom, è apartitica, non ha fini di lucro, persegue il
fine esclusivo della solidarietà sociale, umana, civile e culturale,
in particolare nel rispetto dei principi della Convenzione
Internazionale di New York sui diritti dell’infanzia.
La prima
giornata, dedicata a “La condizione abitativa dei Rom e Sinti in
emergenza abitativa nel Sud Italia” è iniziata con la
relazione di Alessandro Petronio: Dal
diritto alla governance comunitaria del bene collettivo “abitare”,
sulla
base di documenti e studi scientifici internazionali che intendono
promuovere l’accesso universalistico all’abitare considerato come
un bene collettivo. In italia per una facilitazione dell’accesso
dei Rom ed altre categorie svantaggaite all’abitare si richiede una
modificazione della legislazione vigente.
Hanno
fatto seguito altre relazioni e testimonianze dedicate alla
condizione abitativa dei Rom nel Sud Italia ed in particolare alle
problematiche in diverse città della Calabria e a Messina. E’ dato
per assodato che bisogna promuovere la de-segregazione
abitativa dei Rom, per il modello amministrativo segregante dei
“campi” adottato in Italia, con la partecipazione degli stessi
Rom, alla luce anche della “Strategia Nazionale di inclusione
sociale dei Rom, Sinti e Camminanti 2012-2020”.
La giornata
seguente
è stata dedicata a “Il bambino Rom: criticità, risorse e
prospettive. Costruire una rete per la prima infanzia”. con
un'ampia
relazione iniziale su
Lo
sviluppo psicologico del bambino da 0 a 6 anni”,
cui hanno fatto seguito due relazioni sulla condizione dell’infanzia
rom in emergenza abitativa in italia e sulla
Rete internazionale REYN (Romani Early Years Network) di
professionisti per offrire supporto e servizi di qualità nell’ambito
della prima infanzia. Altre testimonianze hanno riguardato le
condizioni dell’infanzia Rom in diverse città dell Calabria e a
Messina.
A queste
giornate
presso il Seminario Arcivescovile PIO XI di Reggio Calabria hanno
partecipato una quarantina di interessati, non solo attivisti
dell’Associazione 21 luglio, e
altri operatori anche religiosi che lavorano per e con i bambini Rom.
Ho colto negli interventi di studiosi ed attivisti un impegno basato
sulla conoscenza delle situazioni, professionalità ed attivismo
secondo una determinata visione della questione Rom.
Una personale
riflessione degli ultimi tempi sull’impegno profuso a Napoli e
dintorni per i Rom mi fa ritenere non solo che bisogna studiare di
più e
aggiornarsi, ma non dare per scontati
gli insediamenti nei
campi, per non continuare a riprodurre questa situazione
ghettizzante. E focalizzare meglio l’azione per l’inclusione
sociale dei Rom secondo le dimensioni dell’istruzione, del
lavoro, della salute e dell’abitazione nel nostro contesto
istituzionale e pubblico, indicate dalla citata Strategia Nazionale.
Con una convergenza auspicabile di sforzi di tutti i Comitati, gruppi
ed associazioni pro Rom, per una definitiva e programmata “uscita”
dei Rom dai campi a Napoli ed in Campania, individuando una pluralità
di soluzioni abitative indicate da tempo da studi e realizzazioni in
varie regioni italiane. Per non arrendersi all’esistente o alle
incertezze/arretratezze
delle politiche pubbliche sull’abitare dei Rom nell’area
napoletana e campana.
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