AVETE VISTO COME VIVIAMO?

Reportage di ILARIA URBANI, dopo una visita al Campo Rom provvisorio di Giugliano insieme a Domenico Pizzuti.


Un’altra polveriera alle porte di Napoli, ai margini di uno dei comuni più popolosi d’Europa. Stipati, ammassati, oltre 300 rom, la maggior parte bambini, vivono in un campo provvisorio al confine tra Giugliano e Qualiano, ai piedi del cavalcavia della Circumvallazione esterna. Lunedì 1 agosto o martedì 2 agosto il Comune dovrebbe trasferirli in un altro campo o in un edificio. La situazione si sta facendo incandescente: da giorni è andata via anche la corrente, il campo rimane al buio, isolato. E’ una cava, un fosso dove prima si producevano fuochi d’artificio (nel 2015 la fabbrica è scoppiata, ci sono stati tre morti e feriti), e con le piogge dei giorni scorsi lo spazio si è anche allagato. Al degrado e allo sporcizia, si aggiunge il pericolo. 

E’ la nuova sistemazione da un mese degli oltre 300 rom trasferiti dal campo rom di Masseria del Pozzo dove sono in corso le trivellazioni per verificare l’inquinamento del suolo. «Se questa è la vita, allora viva la morte», sentenzia Sabahudin in un italiano quasi perfetto. «Avete visto come viviamo? Vi sembra una vita questa? - prosegue il portavoce del campo - Ci hanno detto che è provvisorio, stiamo trattando col Comune e col commissariato, ci stanno seguendo, ci trasferiranno tra pochi giorni, forse in un palazzo: è pericoloso continuare a rimanere qui». I bambini chiedono soldi e sigarette. Hanno meno di dieci anni. Piedi scalzi, sguardi atterriti, corpi sudici. Norme igienico sanitarie assenti. Mosche, zecche, rifiuti in ogni angolo. 

«Abbiamo paura, soprattutto i bambini hanno paura, ora ancora di più senza luce», dice Angela 14 anni nata in Italia, che nonostante i documenti regolari non va a scuola. E ha l’aspetto della ragazza cresciuta troppo in fretta. Benvenuti all’inferno. Ai piedi del cavalcavia sulla Circumvallazione esterna tra prostitute africane, auto che sfrecciano a tutta velocità, degrado e rifiuti. Dopo una discesa affrontata in maniera spericolata dalle auto, un cartello indica Qualiano, al confine con Giugliano. Un grosso cumulo di rifiuti in putrefazione segnala l’ingresso al campo rom in stato d’abbandono. «Viviamo come animali, sono a Napoli da 25 anni personalmente sono stata sgomberata sette volte, ora spero che ci spostino da qui, la situazione è diventata impossibile», lamenta un’altra giovane signora mamma e nonna con gli occhi pieni di fatica. 

Ad affiancare e portare sostegno alla comunità rom ai piedi del cavalcavia ci sono Fratel Raffaele delle Scuole Cristiane e padre Domenico Pizzuti che dice: «La situazione è disumana, aspettiamo un intervento al più presto. La società non può ignorarli. Questo campo, benché temporaneo, è la prova lampante che i campi non sono soluzioni. Il modello del campo fuori le mura rende queste persone invisibili e segregate».





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