Il Referendum in pasto all'agone politico
Queste ultime settimane di propaganda elettorale in vista del Referendum costituzionale del 4 dicembre, sono caratterizzate sui media ufficiali e non da un forte rumore di fondo delle voci del SI’ e del NO. Una sorte di aspra tenzone di argomenti - più o meno strumentali - a sostegno delle diverse posizioni. Lo stesso Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano preoccupato e responsabile ha dichiarato che la campagna referendaria per i toni assunti “è diventata una sfida largamente aberrante”.
La convocazione e partecipazione
dei cittadini al Referendum costituzionale sono certo esercizio di vita
democratica, ma il tono alto delle voci ed argomentazioni - nell’accentuarsi
della propaganda elettorale in prossimità del 4 dicembre -, configurano uno scontro
politico dagli esiti incerti per l’approvazione delle leggi di riforma
costituzionale. O senza mezzi termini configurano una “lotta politica” in
occasione ed al di là del Referendum costituzionale nel merito. Cioè si deve
considerare il Referendum costituzionale nell’agone politico.
Tuttavia lo scontro al calor
bianco dell’uno contro tutti ha finito per dividere gli elettori, e rischia
avere come termine solo vinti e nessun vincitore. Abbiamo quasi l’impressione
del Pierino Matteo che non vuole e non può perdere al gioco, e la mette giù
dura non con gli esiti desiderati.
Se poi si considera l’intensa
campagna elettorale su media, piazze e teatri del paese dispiegata in prima
persona dal Premier Renzi, con il corteggio di nani e ballerine, si ravvisa non
solo una personalizzazione del progetto di riforma costituzionale, ma una lotta
politica che per definizione riguarda la legittimazione, conservazione o
acquisizione del potere da parte di chi l’ha o vuole conquistarlo. Una
osservazione necessaria per cogliere il significato esplicito o implicito
assunto dal Referendum costituzionale nella lotta politica, e le conseguenti
scelte dei cittadini in riferimento non solo ai quesiti referendari. E’
opportuno chiarire, rispetto alla stessa scheda elettorale, che gli obiettivi fondamentali
della riforma sono due: Superamento del bicameralismo paritario; Riforma del
titolo V della Costituzione. Obiettivi altri sono proposti nel contempo
all’approvazione, dall’abolizione del CNEL al contenimento dei costi della
politica ecc.
Insieme al tono e al significato
assunto dalla convocazione del Referendum, non si può non mettere in luce la
maestria ed i caratteri della comunicazione politica con i cittadini del
Premier Renzi - che sembra scivolare in espressioni accattivanti, semplificanti,
rassicuranti, che assumono spesso toni di mantra ripetitivi - di cui va
verificata l’efficacia di convinzione post festum, cioè dopo il 4 dicembre.
Senza ignorare le voci e gli orientamenti provenienti dal vasto mondo dei
social networks, di cui poco si è indagato sui media ufficiali, con la capacità
di rappresentazione non organizzata della cosiddetta pancia del paese.
Nel fervore della lotta e contesa
politica si deve nel contempo segnalare il tentativo sistematico di
delegittimazione dell’avversario, con imbarbarimento del linguaggio da Salvini,
a Grillo, a De Luca, e caduta di stile dello stesso Premier Renzi per lo
spregio ripetutamente ostentato nei confronti dei fautori del No, che non esprime
una elevata caratura istituzionale del Nostro.
Ha osservato l’ex Premier Mario
Monti dopo le scuse del Renzi per aver incautamente definito il fronte del No
un’accozzaglia: “A mio modesto avviso, il presidente Renzi dovrebbe piuttosto
rivolgere le sue scuse alla logica e ai fatti, per ripetute mancanze di
rispetto nei loro confronti. A meno che, in epoca di politica post verità e di
storytelling, l’aderenza alla logica e ai fatti sia ormai da considerare un
fastidioso orpello. È contro la logica, a prescindere dalle buone o cattive
maniere, l’assillante e caricaturale argomento sull’accozzaglia dei No. È nella
natura stessa di un referendum l’aggregare i Sì e i No secondo l’opinione che
si ha sulla questione sottoposta al voto. Pur essendo un tema importante,
quello di una parziale riforma della Costituzione non è una scelta di civiltà
che consenta di separare i reprobi e i virtuosi”.
Rimane un retrogusto di amaro sui
costi e benefici (non solo economici) di tale accesa tenzone politica, talora con
toni apodittici, semplificanti ed ambigui della retorica politica, che fanno
scambiare bellamente l’illusione per realtà, in riferimento a bisogni diffusi
dei cittadini ed al governo della cosa pubblica a livello centrale e
periferico.
SI’ o NO alle leggi di riforma
costituzionale, o SI o NO al Premier Matteo Renzi, è il busillis da sciogliere
da prese di posizione meditate dei cittadini. Esemplare sembra la posizione
dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, che ha deciso di non schierarsi
nella contesa referendaria sulla riforma costituzionale, e non esprimere come
voterà considerandosi privato cittadino, ma andrà a votare perché “sono un
cittadino ed è giusto che lo faccia”. E voi?
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