La strategia mondiale di Francesco con i movimenti popolari
Nel post “Vuole i poveri al centro del mondo”, che si
riferiva a diversi interventi di papa Francesco sui Movimenti
popolari ed i poveri al centro del Vangelo, ho dato poca importanza
al suo Discorso per il Terzo incontro dei movimenti popolari
(Vaticano, 5 novembre 2016), e ne faccio ammenda, perché si tratta
di un discorso hard nei contenuti e nello stile. Appartiene
all’ambito della Dottrina sociale della Chiesa, merita di essere
conosciuto ed accolto anche da noi europei rispetto all’esperienza
in gran parte latino-americana dei Movimenti popolari, in cui è
impegnata anche la Chiesa. E che evidentemente sta a cuore a papa
Francesco. Ritengo opportuno rileggere insieme alcuni passi del
Discorso per essere sempre più in sintonia con la sua visione del
mondo e strategia di cambiamento per uno sviluppo umano integrale.
Nel
discorso rivolto ai delegati di più di 60 paesi convenuti a Roma,
troviamo le premesse, il contesto ed il significato dell’azione dei
Movimenti popolari per il conseguimento di diritti elementari e
sacrosanti: “terra, casa, lavoro per tutti”. “Nel nostro
ultimo incontro, in Bolivia, con maggioranza di latino americani,
abbiamo parlato della necessità di un cambiamento perché
la vita sia degna, un cambiamento di strutture”.
Per camminare verso un’alternativa umana di fronte alla
globalizzazione dell’indifferenza indica alcuni compiti
imprescindibili: “1.Mettere l’economia al
servizio dei popoli, 2.Costruire la pace e la
giustizia, 3. Difendere la Madre Terra”. Le
soluzioni a queste problematiche attuali devono essere il frutto di
un discernimento collettivo che maturi nei territori insieme con i
fratelli, un discernimento che diventa azione trasformatrice
“secondo i luoghi, i tempi e le persone”, come diceva
Sant’Ignazio.
Il
discorso di papa Francesco si allarga con sguardo libero e penetrante
alla situazione mondiale dei popoli, individuando il meccanismo
distruttivo, forze potenti in grado di neutralizzare il processo
di maturazione di un cambiamento che sia in grado di spostare “il
primato del denaro e mettere nuovamente al centro l’essere umano”.
La struttura ingiusta che collega tutte le esclusioni subite dai
popoli può consolidarsi e trasformarsi in una frusta esistenziale,
che come nell’Egitto dell’Antico Testamento rende schiavi,
ruba la libertà. Si tratta del Denaro divinizzato, che
governa “con la frusta della paura, della disuguaglianza, della
violenza economica, sociale, culturale e militare che genera sempre
più violenza in una spirale discendente che sembra non finire mai”.
Non esita a definirlo un terrorismo di base che deriva dal
controllo globale del denaro sulla Terra e minaccia l’intera
umanità. Tutta la dottrina sociale della Chiesa ed il magistero dei
predecessori di papa Francesco si ribellano contro l’idolo denaro
che regna invece di servire, tiranneggia e terrorizza l’umanità.
La paura manipolata può indurre alla falsa sicurezza dei muri fisici
e sociali, che rinchiudono alcuni ed esiliano altri. Come è scritto
nel Documento Conclusivo, II Incontro mondiale dei
movimenti popolari, Bolivia, si tratta di “continuare a
lavorare per costruire ponti tra i popoli, ponti che permettano di
abbattere i muri dell’esclusione e dello sfruttamento”.
Citando
poi la Evangelii gaudium 202, “finchè non si
risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando
all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria
e aggredendo le cause strutturali della inequità,
non si risolveranno i problemi del mondo ed in definitiva nessun
problema. L’inequità è la radice dei mali sociali”.
Per papa Francesco il futuro dell’umanità non è solo nelle
mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle élite. E’
soprattutto nelle mani dei popoli, nella loro capacità di
organizzarsi ed anche nelle loro mani che irrigano questo processo di
cambiamento.
Si
configura la strategia mondiale di cambiamento di papa
Francesco per combattere l’inequità e l’esclusione sociale: un
progetto che mira allo sviluppo umano integrale, sulla base
dell’organizzazione dei Movimenti popolari nei diversi contesti,
come forma dinamica e vitale di partecipazione alla vita sociale e
Politica. Il vaticanista Pietro Schiavazzi, su Huffington post, offre
una interpretazione suggestiva di questa strategia in riferimento
all’eredità - dopo la morte del leader rivoluzionario cubano Fidel
Castro - rappresentata e raccolta da papa Francesco con questi suoi
discorsi.
“Il
passaggio delle consegne, su note degne del celebre “Hasta la
victoria siempre”, è avvenuto in articulo mortis il 5 novembre
scorso, accompagnato dalle assonanze castriste, anticapitaliste con
cui Francesco ha scandito il raduno dei Movimenti Popolari, la nuova
Internazionale del Terzo Millennio, davanti a un’assemblea di
campesinos e centri sociali, trasformando il Vaticano in Casa del
Pueblo del XXI secolo. Discorso di rottura e al tempo stesso
investitura. Di accettazione dell’eredità e assunzione della
sfida. “Tutta la dottrina sociale della Chiesa e il magistero dei
miei predecessori si ribella contro l’idolo denaro che regna invece
di servire, tiranneggia e terrorizza l’umanità… Così la
democrazia si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità,
perde rappresentatività, va disincarnandosi perché lascia fuori il
popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione
del suo destino”.
In
sintonia con papa Francesco, vero leader mondiale e vescovo dei
popoli, accettiamo anche noi questa sfida personale e collettiva, con
una conversione anche pastorale nel linguaggio, nella vita, nelle
espressioni delle comunità cristiane sul territorio, per un
cristianesimo popolare che restituisca dignità e diritti ai ceti
popolari combattendo le ineguaglianze sociali crescenti. E’ venuto
nel nome del Signore papa Francesco, lo abbiamo accolto ed ascoltato?
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